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Rezza: "Ancora in Fase 1. Test sierologico? Non dà patentino"

16 aprile 2020 | 08.39
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Xinhua
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"Questo parlare di Fase 2 deve tenere conto del fatto che attualmente siamo ancora in Fase 1 quindi qualsiasi attività riprenda deve essere fatta nel massimo della sicurezza. La politica deve decidere qual è il rischio accettabile". Così Giovanni Rezza, Dipartimento Malattie Infettive-Iss, in collegamento con Agorà su Rai3.

"C'è un gran parlare di Fase 2, sembra che tutti facciano a gara per dire che le cose vanno meglio quindi bisogna passare alla Fase 2 - dice ancora Rezza -. Certamente ci rendiamo conto, anche io che sono epidemiologo e in teoria sono la persona più cauta del mondo, mi rendo conto che un Paese non può reggere un lockdown completo per oltre 2-3 mesi. Chiaro che si parli di riapertura delle attività produttive". Rispetto a "come venga fatta, quanto debba essere totale", "direi che dovrebbe essere parziale e graduale e tenere conto delle misure di distanziamento sociale oltre che della preparazione delle singole aree del Paese - continua -. Dobbiamo essere preparati a individuare e a contenere eventuali focolai. Sta alla politica decidere. Mi sembra che ci sia una pressione talmente forte che sembra quasi che siamo in Fase 2 già ora, non si parla di altro".

"Dobbiamo tenere conto delle esigenze di un Paese che vuole riprendere parte delle attività dico però che ieri c'erano più di 500 morti ancora e i casi sono ancora tanti", sottolinea.

Per l'esperto dell'Iss, "il test sierologico non dà un patentino di immunità. Dobbiamo fare uno studio di prevalenza per vedere qual è la diffusione dell'infezione nelle varie aree italiane. Noi stimiamo che i casi che vengono segnalati siano da un quinto a un decimo di tutte le infezioni che si sono verificate in Italia", spiega Rezza, ricordando anche che la "curva epidemica è in diminuzione".

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