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Ordine medici Milano: "Ogni giorno nuovi casi e morti, attenti ad aprire"

15 maggio 2020 | 15.56
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Il presidente Rossi: "R0 cala ma con la bomba asintomatici il rischio è grossissimo"

(Afp)
(Afp)

Nuove aperture in vista anche in Lombardia nella fase 2 dell'emergenza coronavirus. Ma i camici bianchi frenano: "Io ci starei molto attento, soprattuto in grosse realtà urbane come Milano", avverte il presidente dell'Ordine dei medici provinciale, Roberto Carlo Rossi. "Francamente nutro serie preoccupazioni", confessa all'Adnkronos Salute di fronte a dati che, "purtroppo, su Milano e provincia finora non sembrano certo entusiasmanti". Aumentano i positivi, aumentano i morti e "resta il problema degli asintomatici: non hanno sintomi, non vengono testati e tornano a lavorare. E' un grosso, grossissimo rischio", ammonisce. Una 'bomba' invisibile che allargando la ripartenza rischierebbe di esplodere.

"Ormai siamo diventati tutti bravissimi epidemiologi e infettivologi - ironizza il numero uno dell'Omceo meneghina - Abbiamo imparato a guardare l'R0 ed è vero" che l'indice di contagiosità in Lombardia "sembra in calo, addirittura in modo superiore alla media nazionale, però tanti altri parametri sono negativi. Vedo un ritmo di contagi elevato, senz'altro dovuto anche a un aumento del numero di tamponi che in passato sono stati pochi. Ma anche i decessi crescono e i dati non sono buoni" nemmeno analizzando l'esperienza sul campo. La sensazione di Rossi, "sicuramente frutto di un'esperienza personale - precisa - è che anche se non siamo più ai livelli di 3-4 settimane fa, ancora oggi praticamente tutti i giorni segnaliamo nuovi casi sul portale". La speranza è di "allinearci al più presto con le aree d'Italia dove i contagi sono zero o vicini a zero e si possono nutrire belle speranze. Ma per ora qui siamo ben lontani".

"Già adesso per la strada vedo un sacco di gente, spesso anche senza mascherina, e il traffico è palesemente aumentato", rileva il presidente dell'Ordine dei medici di Milano e provincia. La "preoccupazione forte" è che con nuove aperture la situazione peggiori e a essere 'liberata' sia proprio una grande quota di pazienti asintomatici: in questa epidemia "gli asintomatici sono moltissimi - insiste Rossi - Dall'ultimo schema dell'Istituto superiore di sanità che ho visto sono oltre il 25%, ma probabilmente sono il 30-35%, come si è osservato" in Veneto "a Vo' Euganeo mappando a tappeto tutto il Comune".

"Queste persone, che tornano a lavorare perché si riapre, non ricevono nessun tipo di invito, neanche su base volontaria, a sottoporsi a test sierologici o a tamponi. Non lo fanno, non lo possono neanche fare, a meno che qualche datore di lavoro non si metta d'accordo con realtà private. Ripeto", avverte il medico: "Rappresentano un grosso, grossissimo rischio".

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