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Groenlandia: uranio al centro di elezioni cruciali per sfruttamento Artico

26 novembre 2014 | 15.11
LETTURA: 4 minuti

Puntare sul turismo o sulle risorse minerarie? E' questo l'argomento centrale del voto nell'isola più grande e meno popolata del mondo. Con un occhio alla corsa internazionale per lo sfruttamento dell'Artico, che l'Italia segue da vicino come osservatore permanente presso il Consiglio Artico.

Sara Olsvig, leader del partito   Ai - (dal suo profilo twitter)
Sara Olsvig, leader del partito Ai - (dal suo profilo twitter)

A votare venerdì alle politiche in Groenlandia sarà una popolazione di poco più di 57mila abitanti, ma l'esito della consultazione potrebbe avere conseguenze importanti sulla corsa internazionale per lo sfruttamento delle risorse dell'Artico. Al centro della campagna elettorale vi è infatti il tema dello sfruttamento dei giacimenti di uranio, mentre lo scioglimento dei ghiacci apre nuove possibilità per la ricerca di altre materie prime, idrocarburi e terre rare.

Il voto anticipato è stato provocato da uno scandalo di corruzione che ha investito la prima donna a capo del governo, la socialdemocratica Aleqa Hammond, del partito Siumut, accusata di usare fondi pubblici per pagare biglietti aerei ai familiari. La Hammond aveva trionfato alle elezioni del marzo 2013 cavalcando un'ondata nazionalistica. Il suo obiettivo era raggiungere la piena indipendenza dalla Danimarca puntando sullo sfruttamento del sottosuolo e per questo aveva revocato il bando allo sfruttamento dell'uranio.

Ma questa volta il nazionalismo è stato lasciato da parte. E ai groenlandesi, per quasi il 90 % esquimesi inuit, si chiede di decidere quale modello di sviluppo vogliono scegliere. Favorita nei sondaggi è la 36enne Sara Olsvig, del partito Inuit Ataqatigiit (Ai), che si oppone decisamente allo sfruttamento dell'uranio, temendo gravi conseguenze ambientali. La sua ricetta è puntare sul turismo, da affiancare alla pesca, che è la prima industria dell'isola. Quanto all'uranio, se diventerà governatore della Groenlandia, la Olsvig ha promesso di indire un referendum per decidere sullo sfruttamento dei giacimenti.

Facebook veicolo campagna elettorale a causa grandi distanze

Secondo i sondaggi, il partito della Olsvig potrebbe conquistare 14 -16 dei 31 seggi del parlamento di Nuuk, la capitale. Ma il partito socialdemocratico Siumut, ora guidato dall'ex funzionario di polizia Kim Kielsen, tallona da vicino l'Ai e le carte potrebbero venir sparigliate dal nuovo partito populista Naleraq, fondato l'anno scorso dall'ex governatore Hans Enoksen.

Remota terra in gran parte disabitata, la Groenlandia è l'isola più grande del mondo e la campagna elettorale è ostacolata dalle distanze e i costi elevatissimi dei viaggi aerei interni. Ma l'avvento di Internet ha cambiato molte cose, tanto che Facebook è diventato uno dei principali veicoli della campagna elettorale. Ed è stato grazie a Facebook, che la gente è scesa in piazza a Nuuk provocando le dimissioni in settembre della Hammond. Parte del Regno unito di Danimarca, la Groenlandia ha conquistato maggiore autonomia nel 2009. Ora Copenaghen mantiene il controllo solo su finanze, politica estera e difesa e provvede a un sussidio annuale di circa 3,4 miliardi di corone, pari al 30% del PIL.

L'Italia è osservatore permanente nel Consiglio Artico

Il voto pone importanti questioni per il futuro di questa terra in gran parte ricoperta dal ghiaccio, dove sempre più giovani scelgono di emigrare in Danimarca. Questioni che pesano sul futuro della corsa internazionale allo sfruttamento economico dell'Artico, area ricca di materie prime, anche sottomarine. E dove lo scioglimento dei ghiacci apre prospettive per la pesca e il traffico marittimo, cui sono molte interessate potenze come la Cina.

Non a caso il Consiglio Artico (forum di cooperazione intergovernativa per lo sviluppo sostenibile economico, ambientale e sociale dell'area), acquista sempre maggiore importanza. Ne fanno parte Danimarca, Finlandia, Islanda, Canada, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti. E l'Italia vi ha lo status di osservatore permanente, assieme a Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Singapore, in virtù del mantenimento nelle isole Svalbard della Base artica Dirigibile Italia e della Amundsen-Nobile Climate Change Tower.

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