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Bombe a New York e New Jersey, chi è Ahmad Khan Rahami

20 settembre 2016 | 12.43
LETTURA: 4 minuti

Nella foto Ahmad Khan Rahami (Dal profilo Twitter della polizia di New York)
Nella foto Ahmad Khan Rahami (Dal profilo Twitter della polizia di New York)

Ahmad Khan Rahami, il 28enne cittadino americano di origine afghana arrestato ieri per le bombe a New York e New Jersey, ha vissuto in Pakistan per quasi un anno, tra il 2013 e il 2014, dove aveva cercato di ottenere il visto per la moglie incinta. E' quanto hanno ricostruito gli inquirenti dell'Fbi, che stanno cercando di stabilire il percorso che ha portato alla radicalizzazione di Rahami, immigrato da bambino, nel 1995, negli Stati Uniti con la famiglia dopo che il padre aveva ottenuto l'asilo.

In effetti, Rahami - che ha frequentato per due anni i corsi di criminologia al Middlesex County College di Edison, in New Jersey, lasciando però nel 2012 senza laurearsi - ha compiuto negli anni diversi viaggi in Afghanistan, Pakistan ed altri Paesi stranieri. E ogni volta, specificano ancora dall'Fbi, al suo ritorno è stato interrogato, senza però mai accendere particolari allarmi riguardo ad una sua possibile radicalizzazione.

Nel 2011 si recò per diverse settimane a Kandahar, in Afghanistan, e Quetta, città pachistana considerata la roccaforte dei talebani. Anche allora Rahami fu fermato al suo rientro dai funzionari dell'immigrazione a cui disse che era stato in visita dai suoi parenti per il matrimonio di uno zio. Ed aveva sfruttato il viaggio in Pakistan per rinnovare il suo visto nel Paese.

Due anni dopo, nell'aprile del 2013, infatti, Rahami tornò in Pakistan, dove vi rimase fino al marzo dell'anno seguente. Durante quegli 11 mesi si recò diverse volte in Afghanistan in macchina. Nello stesso periodo anche il fratello Mohammed si trovava in Pakistan, come dimostrano i post sulla sua pagina Facebook, uno in cui compare in una foto con il fratello.

Ma stando ai documenti rintracciati dagli inquirenti, durante i mesi trascorsi in Pakistan, Rahami cercò di ottenere un visto per far trasferire negli Stati Uniti la moglie. Il giovane contattò anche il deputato del suo distretto, il democratico Albio Sires, cercando aiuto per risolvere la situazione: ma all'ambasciata americana di Islamabad gli dissero che, dal momento che la donna era incinta, doveva aspettare che il bambino fosse nato per ottenere il visto per entrambi, ricorda il deputato che non sa se alla fine Rahami abbia ottenuto il visto.

Questo è un altro elemento del puzzle che gli inquirenti stanno cercando di ricomporre per capire come il tipico ragazzo americano immigrato abbia scelto la strada della radicalizzazione.

I vecchi amici del quartiere fanno risalire l'inizio della trasformazione proprio ai primi viaggi, di 4-5 anni fa, in Afghanistan e Pakistan, da dove tornò preferendo gli abiti tradizionali islamici alle magliette ed i jeans che indossava prima. Rahami, che aveva sempre frequentato la moschea con la famiglia, divenne più religioso, cominciando a pregare nel retro del fast food del padre.

Ed un'altra tessera interessante del puzzle è prorio quella del padre Mohammad Rahami, che ai tempi dell'invasione sovietica aveva combattuto con i mujahedeen in Afghanistan. Contrario alla guerra in Afghanistan lanciata da George Bush nel 2001, ma non manifestò comunque mai sentimenti anti-americani e - assicura un amico di famiglia - è sempre stato scettico nei confronti dei talebani, esprimendo inoltre un vero odio per lo Stato Islamico.

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