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"Turchia fermi l'offensiva", appello di Merkel e Macron

13 ottobre 2019 | 13.34
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La cancelliera tedesca e il presidente francese si sono incontrati all'Eliseo: rischia di creare "una situazione umanitaria insostenibile". Non si arresta l'offensiva turca in Siria . Uccisa Hevrin Khalaf, attivista per i diritti delle donne. L'appello di Papa Francesco: "Impegno e dialogo per la pace"

(Foto Afp)
(Foto Afp)

L'offensiva turca contro i Curdi in Siria rischia di creare "una situazione umanitaria insostenibile". Lo hanno detto Emmanuel Macron e Angela Merkel, che oggi si sono incontrati all'Eliseo. Macron e Merkel, riferiscono i media francesi, hanno espresso "il chiaro messaggio della nostra volontà comune che cessi questa offensiva". Un altro rischio è che l'iniziativa turca "aiuti Daesh a riemergere nella regione", ha aggiunto Macron, che ha convocato un Consiglio di Difesa dedicato alla situazione in Siria e ha invitato l'Europa "a unirsi in questo difficile momento europeo e internazionale".

Merkel nel corso di una conversazione telefonica con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva già chiesto "la conclusione immediata dell'operazione militare" turca in Siria. A darne notizia è stata una portavoce del governo tedesco: malgrado i legittimi interessi di sicurezza della Turchia, l'operazione minaccia di spostare gran parte della popolazione, destabilizzare la regione e rafforzare l'Is, ha osservato.

"Ho chiesto alla signora Merkel di dirmi da che parte stanno: dalla nostra, alleato della Nato, o da quello di un'organizzazione terroristica?", ha detto Erdogan dopo il colloquio telefonico con la cancelliera. E ha attaccato chi si propone come mediatore: "Alcuni vogliono fungere da intermediari tra i terroristi e noi. Da quando si è visto che uno stato si siede allo stesso tavolo di un'organizzazione terroristica? Che classe di capi di stato e di governo siete?", ha riferito di aver detto, intervenendo ad una trasmissione televisiva. "Perché siamo in Siria? Perché non possiamo rimanere con le braccia incrociate davanti ai terroristi. Per la Turchia è una questione di sopravvivenza".

Dal canto suo il presidente americano Donald Trump prende le distanze su Twitter dalla guerra in corso, giustificando al tempo stesso la decisione di ritirare i militari americani dispiegati in zona, appena confermata dal segretario alla Difesa. "Molto intelligente - afferma l'inquilino della Casa Bianca - non lasciarsi coinvolgere negli intensi combattimenti lungo il confine turco, per cambiare. Quelli che ci hanno portato erroneamente nelle guerre del Medio Oriente stanno ancora spingendo per combattere. Non hanno idea di quale cattiva decisione abbiano preso. Perché non stanno chiedendo una Dichiarazione di guerra?".

Nel frattempo non si arresta l'offensiva turca che ha già causato l'esodo di 130mila persone, in fuga dai primi luoghi individuati da Ankara come propri obiettivi, le città di Ras al Ain e Tel Abyad, e le zone rurali circostanti, mentre è critica la situazione in altre aree minacciate, una tra tutte Hasaka, per la mancanza di acqua potabile. Questa l'ultima valutazione della situazione sul terreno in Siria fatta dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha). L'osservatorio siriano per i diritti umani riferisce intanto che i curdi siriani avrebbero ripreso il controllo di Ras al-Ain, città chiave situata sul confine che ieri Ankara aveva annunciato di aver conquistato nella sua offensiva nel nordest della Siria.

Secondo il Guardian, inoltre, "ben 785 affiliati dell'Is sarebbero fuggiti dal campo in cui erano rinchiusi. La denuncia, riportata dal quotidiano, è dei curdi siriani secondo cui mercenari - ma il riferimento sembra essere diretto ai ribelli siriani appoggiati dai turchi - hanno attaccato il campo dove 'elementi dell'Is' hanno preso d'assalto le guardie e aperto i cancelli.

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