Clausole senza tacito rinnovo che sembrano promuovere la libertà del cliente ma rischiano di limitarla; ius variandi e Progetto 51, iniziativa che potrebbe ridisegnare la proprietà delle agenzie assicurative con possibili effetti negativi sugli agenti. Sono i principali temi emersi dall'ultimo consiglio direttivo di Anapa Rete ImpresAgenzie, sindacato di rappresentanza per gli agenti professionisti di assicurazione in Italia. Si avvicina la scadenza - il prossimo 31 dicembre - per l’obbligo di sottoscrizione di polizze catastrofali per il mondo delle imprese, con conseguenze importanti per le pmi. A discuterne con l'Adnkronos, il presidente di Anapa Rete ImpresAgenzie, Vincenzo Cirasola.
Presidente, cosa è emerso dal vostro ultimo consiglio direttivo?
Abbiamo affrontato diversi problemi, tutti legati alle attuali problematiche del settore. Innanzitutto, molte compagnie come Unipol hanno introdotto sul mercato clausole senza tacito rinnovo: cioè, le polizze retail, come quelle casa, non si rinnovano automaticamente alla scadenza. In teoria, questo dovrebbe rappresentare una conquista per il cliente, perché può cambiare compagnia senza formalità o disdetta, ma in realtà esercita una forte pressione contrattuale perché è la stessa compagnia che può imporre nuove condizioni. È un sistema molto pericoloso per i consumatori, e ne abbiamo già parlato con il viceministro del Mimit Valentino Valentini, il prossimo 9 dicembre incontreremo anche il sottosegretario Bitonci che ha la delega per il settore assicurativo. Purtroppo, molte di queste clausole vengono imposte dalle compagnie per tutelare i propri interessi, a discapito della libertà del cliente.
Un altro problema riguarda il cosiddetto ius variandi, utilizzato da sempre nel mondo bancario, ma praticamente sconosciuto nel nostro settore fino ad oggi. Quando le compagnie ritengono opportuno, possono cambiare il premio o le condizioni di contratto, e se il cliente non accetta può decidere di andarsene, anche se questa è una forma di arroganza da parte delle aziende. Come Anapa siamo intervenuti insieme a gruppi agenti per porre un limite a questa libertà delle compagnie. Abbiamo lavorato per evitare che questa clausola venisse estesa anche alle polizze già emesse, le compagnie ora cercano di applicarla solo alle nuove polizze. Abbiamo anche discusso del Progetto 51, che prevede che una compagnia assicurativa possa intervenire in modo da diventare proprietaria del 51% dell’agenzia, a oggi attualizzato da Allianz. Questo significa che le agenzie diventerebbero di maggioranza della società con il rischio di perdita di imprenditorialità, senza più la possibilità di sviluppare una professione autonoma. È un modello che penalizza le nuove generazioni di agenti, creandone invece delle filiali in outsourcing, che indeboliscono troppo il ruolo dell’agente professionista.
Il settore in che acque naviga? C’è rischio esuberi?
Gli esuberi hanno luogo soprattutto quando le aziende portano avanti le fusioni, ma solitamente non ci sono proteste perché vengono fatti bene. Non ci sono licenziamenti, ma vengono dati a quanti in età pensionabile scivoli interessanti.
A che punto siamo con la legge sulle polizze catastrofali?
La legge è entrata in vigore e siamo nella terza fase. Entro il 31 dicembre devono essere tutti assicurati. Era una legge necessaria, anzi, dovremmo farla anche sulle abitazioni private.
Quanto costa un’assicurazione di questo tipo per una pmi?
Non esiste un premio standard, ma non si tratta di costi eccessivi. Sicuramente sono importanti. È un costo finalizzato in base alle caratteristiche di costruzione, la quantità di piani, le merci contenute. Si va in funzione di una scheda tecnica necessaria. È un aumento di premio che se gli imprenditori avessero potuto evitare, l’avrebbero fatto.
Sono previste sanzioni in caso di mancata sottoscrizione?
È un obbligo “virtuale” per il quale non sono previste sanzioni o penali. Se una società non ottempera alla legge, non le vengono fatte sanzioni ma resta scoperta. Il rischio è che Se non viene stipulata la polizza il rischio per l’azienda è di venire tagliata fuori da fondi e sussidi statali. Ora l’obbligo è anche per quelle imprese operanti in luoghi in cui non è successo nulla.