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Fmi: rapporto Italia in bianco e nero ma Montanino 'corregge' staff/Il Punto

18 settembre 2014 | 19.59
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Con un perfetto mix fra bastone e carota il Fondo Monetario Internazionale ha scattato la fotografia della situazione italiana, puntando il dito sui risultati gia' ottenuti, sulle sfide che attendono il nostro paese e invocando un nuovo intervento di consolidamento fiscale. Peccato che lo stesso Fondo non sia d'accordo con questa ricetta.

Sembra un paradosso, ma e' quanto emerge dalla lettura di tutti i documenti legati al cosiddetto Articolo IV dell'Fmi sull'Italia, in cui alle analisi e alle proposte avanzate dallo staff si contrappone la lettura di Andrea Montanino, direttore esecutivo Fmi per l'Italia. Nella sua nota conclusiva, Montanino - infatti - non esita a contestare valutazioni e proposte dello staff che ha elaborato il documento, con un effetto piuttosto straniante.

Sul quadro macro sono tutti sono d'accordo. L'economia italiana "lotta ancora per uscire dalla recessione" e solo le riforme annunciate e quelle auspicate "possono liberarne il potenziale produttivo". Sul fronte positivo i segnali non mancano: i sondaggi più recenti e la solidità dell'export "indicano un miglioramento graduale nei prossimi trimestri" e, pur con una revisione al ribasso rispetto alle stime precedenti, il Fondo prevede per il 2015 una crescita del Pil pari all'1,1%, per via del miglioramento delle condizioni del credito e per gli effetti delle misure della Bce. Cifre non esaltanti, ma su cui molti metterebbero la firma. Per l'anno in corso, invece, la situazione non cambia: il Pil dovrebbe scendere dello 0,1% con una disoccupazione in salita al 12,6% (per poi scendere nel 2015 al 12%).

Bene l'importante agenda di riforme varate dal governo Renzi

(Adnkronos) - Altro elemento, per cosi' dire, rassicurante, quello del debito pubblico. Che resta un macigno sulle prospettive della nostra economia ma che quest'anno dovrebbe toccare il picco al 136% del Pil per poi scendere nei prossimi anni. Sul fronte fiscale l'Italia dovrebbe registrare nel 2014 un deficit di bilancio "intorno al 3%" con un deficit strutturale allo 0,8%, che dovrebbe scendere allo 0,3% il prossimo anno e infine toccare il pareggio di bilancio nel 2016.

Quanto alle riforme il Fondo promuove "l'importante agenda definita" dal governo Renzi, con un accento particolare alla riforma del lavoro "urgente per ridurre il dualismo" del mercato e "aumentare la flessibilità". Sottolineando come il nostro paese deve ''muoversi rapidamente sulle riforme", l'Fmi in particolare appoggia l'idea di "contratti di lavoro semplificati a tutele crescenti".

Promossa anche la spending review avviata dal governo italiano, definita "un meccanismo importante per sanare squilibri fra le generazioni e migliorare l'efficienza" della macchina pubblica. Per il Fondo "le aree principali di miglioramento" della spesa pubblica "sono pensioni, sanita e i forti differenziali di efficienza fra le regioni". Sul fronte pensionistico il Fondo sottolinea come dal momento che "le riforme precedenti hanno rafforzato la sostenibilità a lungo termine del sistema, l'obiettivo dovrebbe spostarsi verso i risparmi sulle pensioni attuali, magari attraverso una maggiore indicizzazione progressiva". Per quanto riguarda la sanità il Fondo punta il dito contro "le forti differenze a livello regionale sul fronte dell'efficienza". Inoltre l'Fmi suggerisce di diversificare maggiormente gli stipendi pubblici a seconda delle regioni, perche' questo "non solo produrrebbe risparmi ma aumenterebbe il legame salariale con i livelli di produttività del settore pubblico".

Montanino, bisogna tenere conto delle ultime riforme e dello Sblocca Italia

In generale il Fondo sottolinea come per il nostro paese permangano rischi al ribasso con incognite legate alla geopolitica dal momento che l'Italia, si legge, "ha forti esposizioni commerciali e finanziarie verso il resto dell'Europa con una forte dipendenza dalle importazioni energetiche" visto che "importa quasi l'80% del suo fabbisogno".

Su questa analisi, però, come si e' detto, lo stesso Andrea Montanino fa - forte della sue esperienza - alcune importanti precisazioni. Innanzitutto, ricorda, la valutazione sulle riforme non tiene conto degli ultimi sviluppi (per l'esattezza 'Sblocca Italia' e riforma della giustizia civile), che invece vanno considerati perche' - anche in fase di definizione delle 'ricette' - "e' importante calibrare attentamente le politiche economiche per evitare un ulteriore indebolimento delle prospettive economiche". In parole povere, un invito a non proporre cure troppo radicali, altrimenti l'Italia non uscira' dalla recessione.

Ma Montanino va oltre e si dice persino "piuttosto sorpreso dall'enfasi data nel Rapporto alla corruzione nel settore pubblico", invitando a "non sopravvalutare il valore delle statistiche" sulla percezione della corruzione che - osserva - "e' un concetto diverso dalla stessa corruzione".

No a nuovi interventi di consolidamento, il nostro paese non puo' sopportare un surplus all'1%

(Adnkronos) - Altre punture di spillo arrivano sul mercato del lavoro: Montanino (un passato da direttore generale al Tesoro, gia' economista alla Commissione Europea e consigliere di Tommaso Padoa Schioppa) segnala come gli analisti dell'Fmi abbiano "dimenticato" che "ormai da molti anni sia in atto un processo di erosione della centralita' dei contratti nazionali". Non solo, il direttore del Fondo ricorda al Fondo che "una riforma del mercato del lavoro sia gia' stata varata nel 2012": e' la legge Fornero, ma a Washington non ne hanno troppo tenuto conto.

Ancora: sulla competitivita' Montanino appare stupito dal fatto che nel 2013 lo staff invitava a tenere in conto altri indicatori, oltre al costo del lavoro, mentre quest'anno si limita proprio a questo valore per concluderne che in Italia "la competitivita' deve ancora aumentare". Laddove il direttore ricorda che, in una valutazione piu' complessiva, dal 2008 a oggi e' cresciuta del 5%: insomma, spiega perfidamente Montanino, "il quadro complessivo e' piuttosto complesso e restiamo convinti che serva un approccio piu' globale".

Ma - dopo aver contestato l'ipotesi di abolire le garazie pubbliche per le aziende (in un momento in cui queste barcollano, osserva, non sarebbe opportuno) - Montanino conclude con una frecciata all'ipotesi di un ulteriore consolidamento fiscale. "Non siamo d'accordo con questa raccomandazione - taglia corto - e pensiamo che l'obiettivo di un surplus strutturale nel medio termine pari all'1% del Pil non sia consigliabile". Una ricetta accademicamente perfetta, ma - e' la conclusione implicita - di quelle che ucciderebbero il paziente.

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