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G8: Pg Cassazione, siamo stati incapaci di elaborare norma su tortura

06 novembre 2014 | 16.02
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La Procura generale della Cassazione nel processo a Francesco Colucci, ex questore di Genova all'epoca del G8 imputato per falsa testimonianza (due anni e otto mesi di reclusione con il reato che si prescrive tra quattro giorni) attraverso il Pg Enrico Deleaye esprime tutta la rabbia per non essere stati capaci di "elaborare una norma sulla tortura". All'inizio della sua requisitoria, la pubblica accusa di Piazza Cavour ha espresso "profondo disagio. Giuridicamente -si è sfogato Deleaye- ne ho viste di tutti i colori. Sono fermamente convinto che quello che è accaduto al G8 è stata una vergogna nazionale al pari di quello che succede nei paesi del Sudamerica e nel Burkina Faso. Non siamo stati capaci di elaborare una norma sulla tortura in grado di dare una sanzione a tutto quello che è accaduto. Abbiamo evitato una barbarie con le condanne per i fatti della Diaz ma non si è evitato che i reati, a mano a mano, si prescrivessero".

Secondo l'accusa, Colucci, condannato per falsa testimonianza sia in primo che in secondo grado, avrebbe detto il falso ritrattando precedenti dichiarazioni rese ai pubblici ministeri che coordinavano l'inchiesta. Oggi l'ex questore è un pensionato. Secondo il sostituto procuratore generale della Cassazione "è assurdo che l'unica verità processuale emersa sia che alcuni funzionari di polizia avessero un pò esagerato e che sia stata scaricata la responsabilità che era di altri su qualcuno. Colucci -ha detto il Pg- all'epoca dei fatti venne completamente esautorato da venti autorevoli personaggi che pensavano di dare lustro alla polizia con una bella azione repressiva".

Per la pubblica accusa della Cassazione, "che Colucci, ad un certo punto, abbia dato delle dichiarazioni difformi o comunque più tenui è pacifico ma non si può passare sopra alla questione della acquisizione di prove irrituali".

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