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El Pais

Garcia Marquez, per spionaggio messicano era "agente cubano"

24 gennaio 2022 | 18.15
LETTURA: 2 minuti

E' quanto emerge da un'inchiesta condotta dal quotidiano spagnolo 'El País'

Lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez (1927-2014), Premio Nobel per la letteratura 1982, era considerato "un agente di propaganda filo-cubana e sovietica" dal governo messicano. E' quanto emerge da un'inchiesta condotta dal quotidiano spagnolo "El País", che ha avuto accesso agli archivi dell'agenzia di spionaggio messicana, che controllò l'autore di "Cent'anni di solitudine" per oltre un ventennio, il suo periodo politicamente più attivo, a partire dalla fine degli anni '60.

Secondo le carte consultate a Città del Messico, lo scrittore sarebbe stato "affascinato" dal dittatore cubano Fidel Castro, tanto che García Márquez avrebbe ceduto tutti i diritti di "Cronaca di una morte annunciata" al governo dell'Avana, secondo un documento del 17 marzo 1982 dell'agenzia di spionaggio messicana. L'informatore concludeva che "Gabriel García Márquez, oltre ad essere filocubano e sovietico, è un agente di propaganda al servizio della direzione dell'Intelligence di quel paese".

La vicinanza del Premio Nobel colombiano a Cuba e agli altri governi della sinistra latinoamericana sembra essere stato ciò che più preoccupava la Direzione Federale di Sicurezza, il servizio di spionaggio politico del monolitico regime del Partito Rivoluzionario Istituzionale, che ha tenuto il potere in Messico per 71 anni. Il dossier di García Márquez copre il periodo che va dalla fine degli anni '60, poco dopo aver preso la residenza in Messico, al 1985, l'ultimo anno di attività dell'agenzia di intelligence.

Ci sono più di cento rapporti declassificati a cui "El País" ha avuto accesso attraverso una richiesta formale di trasparenza all'Archivo General de la Nación. Il dossier dà conto del monitoraggio personale in occasione di eventi pubblici e incontri privati, delle foto alla porta della sua casa quando aveva ospiti e di una registrazione esaustiva dei suoi viaggi a Cuba dal 1975 in poi, quando lo scrittore approfondì la sua sintonia con il castrismo dopo un periodo di allontanamento da esso.

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