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Governo, Manfredi: "Io indagato? Un fatto formale"

29 dicembre 2019 | 08.03
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Il neo ministro in un'intervista al 'Corriere della Sera': "Non ho fatto nulla di irregolare"

(Fotogramma)
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"È una contestazione puramente formale a tutte le commissioni di collaudo. Ma non ho fatto nulla di irregolare". Così in un'intervista al 'Corriere della Sera' il neo ministro della Ricerca e dell'Università, Gaetano Manfredi, in merito alla vicenda che lo vede indagato per i collaudi nella ricostruzione de l'Aquila.

Sul neo ministro, riferisce 'Il Tempo', "pende una accusa di falso come collaudatore delle case che Silvio Berlusconi fece costruire a L'Aquila. Dopo il rovinoso crollo di un balcone la procura de L'Aquila guidata all'epoca da Fausto Cardella mise sotto inchiesta nel 2015 37 persone, fra cui proprio il futuro ministro". Il processo, scrive il quotidiano, "però non è mai stato istruito per una serie incredibile di contrattempi: intervento della procura di Piacenza, rinvio in Cassazione, trasferimento definitivo a L'Aquila, giudice che si è a lungo ammalato, udienze continuamente saltate, errori di notifica, con il risultato che gli imputati sono rimasti in 29 - Manfredi compreso - e l'udienza preliminare per stabilire l'eventuale rinvio a giudizio è stata fissata per il prossimo 5 febbraio 2020". E' praticamente scontato, rileva ancora 'Il Tempo', che con una udienza preliminare fissata a sei anni dall'inizio dell'inchiesta si vada verso una prescrizione.

"PROGRAMMA PLURIENNALE PER IL RILANCIO" - Nell'intervista al 'Corriere della Sera' Manfredi parla della sua nomina. "Cosa è accaduto con Fioramonti io non lo so. So che quella cifra, un miliardo, è quanto è stato tagliato dei fondi per l’università negli ultimi anni e che dovrebbe essere recuperato. Ma so anche che la situazione della finanza pubblica è difficile e che non è possibile recuperare tutto subito - osserva - Però non possiamo considerare l’università e la ricerca come la cenerentola del Paese: occorre un impegno da parte di tutto il governo e un piano per rispondere alle esigenze di questi settori in tempi ragionevoli".

"La telefonata da Palazzo Chigi - racconta - è stata una vera e propria sorpresa. Con il presidente del Consiglio avevo parlato come presidente della Conferenza dei rettori ma a proposito della Finanziaria, non certo dell’eventualità di una nomina a ministro. E in quell’occasione avevo sottolineato che servono più fondi per l’università e la ricerca". Per Manfredi "un piano pluriennale si deve fare. La prima cosa, però, è ascoltare gli enti di ricerca e gli atenei per capire come muoversi. Siamo d’accordo, lo faremo insieme, io e il presidente del Consiglio. Dovremo affrontare anche il problema della semplificazione, perché nell’università ci sono troppe regole complicate".

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