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I Rolling Stones infiammano San Siro: "Alla faccia di chi ci vuole male"

22 giugno 2022 | 01.38
LETTURA: 3 minuti

In 57mila per unica data italiana del Sixty tour, Jagger: "Che bello tornare a Milano"

(AdnKronos)
(AdnKronos)

Neanche il Covid è riuscito a fermarlo. Anzi. Mick Jagger sale sul palco di San Siro e non ce ne è per nessuno: "Ciao Milano come va? Che bello tornare qui" dice in italiano il frontman dei Rolling Stones, prima di attaccare 'Street Fighting Man'. E' vero che sono passati sessant'anni dallo storico esordio sul palco del Marquee Club di Londra e della band originale non sono rimasti che Mick Jagger e Keith Richards. Ma per questi splendidi ultrasettantenni il tempo sembra essersi fermato. Instancabili e mattatori come non mai, Jagger, Richards e Ronnie Wood, insieme a Darryl Jones al basso e alla new entry Steve Jordan alla batteria, infiammano il Meazza con il loro 'Sixty Tour' che celebra i 60 anni del gruppo. L'energia è la stessa della prima volta. Non è solo rock and roll e ci tengono a ricordarlo.

L'inizio del live è dedicato a Charlie Watts, storico batterista scomparso l'anno scorso, con i maxischermi che mostrano video e foto della loro fortunata storia insieme. "Questo è il nostro primo tour senza Charlie e ci manca tantissimo" dice Jagger, che parte a bomba, con indosso un bomber tigrato rosa e nero, pronto a officiare il rito che per una notte trasforma lo stadio di San Siro nel tempio sacro del rock and roll. Accolta da un boato di applausi, la band veste i panni che le calzano meglio: quelli di indiscusse leggende della musica. Prego, signore e signori, prendete posto.

Alla band inglese basta poco per infiammare lo stadio e in oltre due ore di concerto, i pionieri del rock restituiscono al popolo di San Siro la stessa energia di 16 anni fa, l'ultima volta in cui hanno fatto tappa a Milano.Niente ferma Jagger, che corre per tutto il tempo sul palco, non si risparmia nelle sue iconiche mosse, canta con un cappuccio rosso in testa e il pubblico impazzisce: lo chiama, urla, balla e salta, canta tutto lo stadio. Keith indossa un berretto giallo e una camicia ciclamino, Ronnie Wood non è da meno con t-shirt 'Rolling Stones' e giacca petrolio. Eccoli i pezzi che hanno fatto la storia del rock: '19th Nervous Breakdown', 'Tumbling Dice', 'Dead Flowers' e 'Wild Horses'. Per 'Out of time' tutto lo stadio esplode di gioia. "Avete cantato benissimo, Milano - commenta Jagger - che bello essere qui, anche se è più caldo dell'inferno". 

Vanno dritti al cuore del pubblico con 'You can't always get what you want', che emoziona, con Jagger che incita i fan: "Milano, siete famosi per il canto, adesso tocca a voi". Per 'Miss you' Sir Mick si lascia andare a uno dei suoi balletti sexy. C'è 'Living in a ghost town', scritta nel periodo cupo del lockdown poi il frontman presenta la band, "direttamente dalle sfilate di moda, Ronnie Wood, re delle passerelle" e poi Keith Richards, prima di rivolgersi al pubblico ed esclamare in italiano: "Alla faccia di chi ci vuole male". San Siro esplode.

Ecco 'Honky Tonk Women', e gli immortali 'Jumpin' Jack flash', 'Start me up', 'Paint it black', con lo schermo che si tinge di bianco e nero.Ballano e urlano tutti: ragazzini e fan con i capelli bianchi, chi non era ancora nato e chi conserva ancora il primo vinile delle 'pietre rotolanti'. Figli, genitori, zii e nonni: 'Sympathy for the Devil' mette d'accordo tutti, si canta a squarciagola tra fuoco e fiamme. "You sound fantastic Milan - confessa Jagger - 55 anni fa abbiamo fatto il nostro primo concerto in Italia, grazie di essere ancora qui con noi".

I bis? Neanche a dirlo sono per 'Gimme Shelter', con l'iconica 'linguaccia' che si tinge dei colori dell'Ucraina, Keith Richards vestito di azzurro e giallo e le immagini dei palazzi bombardati sullo sfondo, e (I can't get no) Satisfaction'. I 57mila presenti vibrano, sudano e si emozionano di fronte a questi monumenti viventi della storia della musica che nonostante le mille difficoltà, i lutti, le dipendenze, i colpi di testa e l'età che avanza non hanno mai mollato dimostrando che in fondo, non si è mai troppo vecchi per fare del buon rock and roll. (di Federica Mochi)

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