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I sette incastrati da rilievi su bomboletta e Dna

L’indagine che ha permesso di arrestare la banda, accusata di aver usato lo spray al peperoncino per scatenare il panico e derubare i ragazzi nella discoteca di Corinaldo, è partita dal lavoro del Ris di Roma

(Fotogramma)
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03 agosto 2019 | 18.58
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L’indagine che ha permesso di incastrare sette persone, accusate ora di aver usato lo spray al peperoncino per scatenare il panico e derubare i ragazzi nella discoteca di Corinaldo (Ancona), è partita dal lavoro del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) dei carabinieri di Roma. I militari hanno agito su due fronti paralleli. In primo luogo hanno effettuato la mappatura chimica della tipologie di capsicina, il principio attivo del peperoncino, risalendo così al principio contenuto nelle bombolette di spray urticante commercializzate ‘Diva’: una bomboletta della stessa marca, con le tracce di Dna degli arrestati, è stata ritrovata all’interno della discoteca, in prossimità dell’uscita di emergenza. Gli uomini del Ris hanno anche mappato l’interno del locale individuando tutti i punti dove era stata spruzzata la sostanza.

Non solo. Il lavoro dei carabinieri del Ris di Roma è stato decisivo per attribuire le tracce di Dna trovate sull’ugello della bomboletta agli arrestati. Come? I militari, con una procedura d’urgenza, hanno confrontato le tracce di Dna trovate sulla bomboletta ai profili genetici presenti nella banca dati del carcere romano di Rebibbia. Il Dna di alcuni protagonisti della rapina era già stato prelevato in virtù di reati precedenti, ma non era stato ancora sviluppato. La procedura d’urgenza ha consentito di ultimare velocemente la verifica e incastrare i giovani.

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