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I vescovi: “La morte di Ciro Esposito è il vero fallimento del calcio”

25 giugno 2014 | 13.17
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Numerosi i messaggi di cordoglio. Benitez: “Dove sta andando il calcio? Mai più morti come quella del giovane tifoso”

(Infophoto) - INFOPHOTO
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Il vero fallimento per il calcio italiano è la morte di Ciro Esposito, il tifoso ferito da colpi di pistola lo scorso 3 maggio prima della finale di Coppa Italia. E’ l’amaro commento dell’agenzia dei Vescovi Sir. “È difficile parlare e scrivere di calcio, mentre una famiglia piange un figlio ucciso da un colpo di pistola durante gli scontri tra tifosi prima della finale di Coppa Italia”. La sua morte è il vero “fallimento’’ per il calcio italiano. Non il “fallimento’’ riconosciuto da Buffon, il capitano della Nazionale umiliata in Brasile, commenta l’agenzia dei Vescovi in un editoriale. “Un fallimento, quello del calcio violento, che precede quello del calcio giocato e in qualche modo lo ha preconizzato”, scrive il Sir.

“Se non riusciamo a rendere una partita di calcio un momento di gioia e di festa sportiva perché mai dovremmo meritare di vincere un Mondiale? No, anche una qualificazione strappata per il rotto della cuffia e con un indecente catenaccio ci avrebbe reso felici. Non siamo così stupidi da pensare che ci sia un nesso fra gli avvenimenti, la morte di Ciro e l’esclusione dal Mondiale, ma certamente abbiamo molto da imparare”, sottolinea l’agenzia dei Vescovi. L’agenzia dei Vescovi lancia quindi un appello: “Facciamo dei nostri stadi un luogo sicuro e accogliente per le famiglie, espelliamo dalle tifoserie i violenti, ridimensioniamo i costi del gioco allineandoli alla vita (durissima) dei cittadini normali, ripuliamo i linguaggi calcistici televisivi ridotti ai fumi di osteria e ai giochi beceri e triviali di scaramanzia”.

Intanto si moltiplicano i messaggi di cordoglio. A cominciare dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che ha twittato: “Esprimo ai genitori e a tutta la sua famiglia le mie più sentite condoglianze unitamente a tutto il Calcio Napoli”. Cordoglio e vicinanza alla famiglia anche dalla Lega Serie A; dalla Figc e la Nazionale; dall’allenatore del Napoli Rafa Benitez che domanda: “Dove sta andando il calcio? Verso che limiti ci stiamo spingendo?” La morte di Ciro, continua l’allenatore “è qualcosa di drammatico, ingiustificabile e terribile. Con lui è morta anche la fiducia che si può avere nel calcio. Dobbiamo fornire i mezzi per estirpare tragici eventi come questo che circondano il calcio e tutto lo sport in generale”. Cordoglio anche dall’ex allenatore del Napoli Ottavo Bianchi (“Una partita di calcio non vale un ferito, figurarsi una morte”, ha detto); dall’ex giocatore azzurro Fernando De Napoli (“Ciro era andato lì per vedere una partita e si è ritrovato in mezzo a una guerra”, le sue parole); dalla Roma (“mai più queste tragedie”); dalla Lazio (“la morte di Ciro Esposito ci spezza il cuore”, commenta il presidente Claudio Lotito) e dall’ex presidente del Coni Mario Pescante secondo il quale “quella di Ciro Esposito è una tragedia molto indicativa della situazione in cui si trova il nostro calcio”.

“È assurdo morire per una partita di calcio. Che ci sia tanto dolore che provenga dal mondo del calcio, dalla violenza che si innesca attorno ad un evento legato a questo sport”, commenta Marisa Grasso, la vedova dell’ispettore di polizia Filippo Raciti. E se Clemente Mastella chiede “che al giovane tifoso si possa intitolare un luogo nello stadio San Paolo di Napoli”, a Scampia si prega. “Solo la misericordia di Dio può curare questo dolore che colpisce forte tutta Scampia, Napoli e gli sportivi italiani’’, dice padre Fabrizio Valletti, superiore della comunità dei Gesuiti di Scampia. Anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (NA), tra i simboli della lotta dei comitati nella Terra dei fuochi, lancia un appello: “Basta violenze: la morte di Ciro non sia vana’’. Allo stesso modo l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, si rivolge alle tifoserie” perché non si lascino “andare a questi momenti di emozione” con il rischio che si possano “innescare delle bombe di violenza che potrebbero procurare tanti altri morti”. Don Luigi Merola, noto prete anticamorra, benedice invece la salma di Ciro all’obitorio comunale di fronte al cimitero del Verano dove è stato trasferito il corpo del trentenne in attesa dell’autopsia.

Per il regista Pasquale Squitieri “con Ciro è morta anche la fiducia nel calcio”. Serve qualcuno che “tenga in piedi il diritto, di cui noi napoletani siamo maestri. All’Olimpico, prima della finale di Coppa Italia, è mancato questo: è crollato il diritto a vivere, la libertà’’. Lina Sastri ricorda il dolore della madre di Ciro: “Ha lottato fino all’ultimo. Viviamo in un mondo violento e difficile, ma che ancora conserva una possibilità di riscatto e bellezza”. Per Nino D’Angelo sono “tutti colpevoli e tutti sconfitti”. Lo Stadio San Paolo “andrebbe intitolato a lui’’, sostiene lo scrittore Erri De Luca. “Se dovessero arrivarmi delle note nel cuore, scriverò una canzone per lui ma deve essere una musica dolce. Come è stato Ciro...”, assicura Mariano Apicella.

La campionessa olimpica e deputata di Scelta Civica Valentina Vezzali, nel chiedere misure urgenti, parla dell’”ennesima tragedia che colpisce lo sport”. Si associa all’appello lanciato dalla famiglia del ragazzo morto, Nunzia De Girolamo: “Nessuna violenza in nome di Ciro”. Le società sportive, spiega infine il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico, “dovrebbero riflettere molto su questi episodi e assumersi le loro responsabilità, perché l’educazione allo sport gioioso e rispettoso delle regole è un dovere dello Stato, ma anche le società di calcio hanno una grande responsabilità’’.

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