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Il direttore di 'Odessa Journal' Poletti: ''Spiaggia minata e morale alto in attesa dei russi''

09 marzo 2022 | 13.44
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Afp
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La spiaggia di Odessa è ''disseminata di mine''. ''Nel centro storico ci sono le difese anticarro'' perché ''tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni sono mobilitati, sono pronti a combattere''. E mentre ''a Odessa si vive in un clima di attesa rassegnata, preoccupata e angosciata'', in molti credono che ''i russi non l'attaccheranno come hanno attaccato Kharkiv o Kiev''. Perché ''Odessa è molto amata dai russi, sia dagli oligarchi sia dal turista medio. E' come Forte dei Marmi o Portofino per gli italiani'' e ''per loro avrà più valore se la conquistano intera, potranno dire di aver 'riportato a casa il nostro gioiello'''. Lo spiega all'Adnkronos Ugo Poletti, che da cinque anni vive a Odessa dove dirige l'unico giornale online in lingua inglese, 'The Odessa Journal'.

''Il destino di Odessa si gioca a Mykolaiv, a 60 chilometri di distanza dove si sta combattendo, la minaccia arriva da lì'', dichiara Poletti escludendo la scenario che ''tutto il mondo si attende'', ovvero uno sbarco sulla falsariga di quello in Normandia. ''I russi non hanno centomila uomini da mandare sulle spiagge, ma reparti più limitati che possono fare da 'testa di ponte' e conquistare uno spazio se hanno reparti di terra vicini, ma Odessa è una città di un milione di abitanti'', prosegue. ''Il morale a Odessa è molto alto. Ci sono state talmente tante persone che si sono offerte come volontarie per combattere che hanno dovuto mandarle via. Così gli uomini che non si sono arruolati costruiscono bombe molotov in piazza e le casalinghe cuciono le bende per i feriti. Ma un esercito non si ferma con una molotov, lo sappiamo'', aggiunge l'imprenditore milanese.

''Arriveranno da terra, se arriveranno. E l'assedieranno, evitando di distruggerla. Almeno questa è la sensazione prevalente'', racconta, spiegando che ''solo il 10 per cento della popolazione di Odessa ha lasciato la città, soprattutto donne con bambini piccoli''. Lasciare la città sul Mar Nero, nel sud dell'Ucraina, è ancora possibile, si può raggiungere il confine con la Romania e la Moldavia. Così come è ancora possibile viverci, i supermercati, le farmacie e i tabaccai sono ancora riforniti, mentre sono chiusi i negozi e i ristoranti. Poletti ha deciso di rimanere perché ''se me ne andassi sarei un vigliacco agli occhi della mia compagna, che non ha alcuna intenzione di lasciare Odessa, e agli occhi della sua famiglia''. Qui ''non riescono a giustificare quelli che vanno via. La mia è una scelta prima di tutto di solidarietà, poi anche professionale''.

Una famiglia, quella di Poletti a Odessa, che ha parenti in Russia, come molti in città e nell'intera Ucraina dove ''non c'era alcun rancore con la Russia''. Lo dimostrano ''le donne dei villaggi che si rivolgono alle reclute russe e chiedono loro 'cosa sei venuto a fare?'. E' come se parlassero a dei vicini, non a degli stranieri''. Ma ''il clima si è deteriorato con la guerra'', ha iniziato a cambiare nel 2014 e poi ancora di più dal 24 febbraio. ''E' stato Putin a far diventare la Russia antipatica agli ucraini, prima non c'erano confini così netti. Molti avevano un parente in Russia o interessi di lavoro o anche degli ideali, come gli anziani che si sentivano parte di una grande famiglia slava, i nostalgici. Fino al 2014 il 50 per cento degli ucraini votava partiti filo-russi, poi è calato al 25%'', spiega.

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