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Il Rinascimento Fiammingo di Memling accende Roma

10 ottobre 2014 | 18.34
LETTURA: 5 minuti

Alle Scuderie del Quirinale fino al 18 gennaio 2015 la prima retrospettiva che l'Italia dedica al grande pittore (Fotogallery)

Hans Memling, 'Passione di Cristo' del 1470, Olio su tavola - Scala
Hans Memling, 'Passione di Cristo' del 1470, Olio su tavola - Scala

Cinquanta opere, i cui valori assicurativi si aggirano intorno ai 416 milioni, prestiti eccezionali e preziosi (e spesso pressoché inamovibili) per la loro delicatezza ed importanza, che si profilano come un'occasione unica e ghiottissima per il pubblico italiano. Sono le opere che formano la mostra "Memling - Rinascimento Fiammingo", in programma alle Scuderie del Quirinale di Roma, dall'11 ottobre al 18 gennaio 2015 (Fotogallery). Si tratta della prima retrospettiva che l'Italia dedica al grande pittore fiammingo, nonostante nel nostro Paese Memling abbia influenzato artisti come Leonardo, Raffaello, Lotto, Ghirlandaio e tanti altri.

"Si tratta della mostra più grande di questo millennio - dice Till-Horger Borchert, curatore del Memling Museum di Bruges e studioso di livello internazionale dell'arte fiamminga del XV secolo- Sinora la più importante era stata quella del '94 a Bruges: non avrei mai pensato che si potesse raggiungere lo stesso numero di opere, ma ce l'abbiamo fatta".

Una mostra che si è voluta concentrare, spiega lo studioso, "non solo sul concetto del rapporto tra Nord e Sud dell'Europa, di cui si era già parlato in precedenza. Qui abbiamo voluto mettere l'accento su Memling e sui suoi committenti italiani. Cinquanta opere che raccontano delle storie in grado di dare un contributo significativo alla ricerca sull'artista a livello globale".

Più di tutti i suoi contemporanei, Memling divenne il pittore preferito della diaspora italiana a Bruges, traendo grande vantaggio dalla reputazione della precedente generazione di fiamminghi, in particolare Jan van Eyc, Rogier van der Weyden e Petrus Christus. Fin dall'inizio della sua attività indipendente come pittore di tavole, Memling riuscì a creare una sintesi dei notevoli risultati di quei maestri, già tenuti nella più alta considerazione dalla nobiltà italiana e dalle élite urbane.

Durante tutto il XV secolo, l'Italia e le Fiandre strinsero solidi legami economici e finanziari collegando i due Paesi mediante una sorta di bretella ideale sulla quale transitarono uomini e mezzi da un capolinea all'altro dell'Europa, con Bruges e Gand al nord e Firenze e Genova al sud.

"L'Italia di quegli anni era dinamica, ricca, in espansione -dice Franco Bernabé, presidente Palaexpò Scuderie del Quirinale- con importanti committenze internazionali atte a far crescere il panorama artistico italiano nel mondo. Memling è un'artista che ha profondamente influenzato l'arte italiana. Il nostro obiettivo è di tenere altissima la qualità, e benché Memling non abbia avuto molte mostre internazionali, questa mostra è un segnale importante di attenzione verso un artista di grandissima qualità".

Si tratta "di un rischio -ammette Bernabé- che però le Scuderie si assumono molto volentieri perché è un rischio coerente con il loro progetto culturale". Inoltre, sottolinea il presidente di Palaexpò- un altro importantissimo motivo di rilevanza di questa esposizione è il fatto che, grazie ad essa, ben dieci opere sono state restaurate e sono visibili nel loro maggiore splendore".

Oltre alle 50 opere di Memling, infatti, in esposizione vi sono anche alcuni grandi fiamminghi restaurati, facenti parte di collezioni italiane. "Questo è importantissimo -sottolinea il curatore Borchert- perché l'intento è quello di offrire al pubblico italiano qualcosa in più, che faccia scoprire quanto sia nascosto nei tesori italiani".

Borchert spiega poi come è nata l'idea della mostra italiana: "Tre anni fa sono stato avvicinato da un rappresentante di Artemisia che mi proponeva una mostra su Momling in Italia. Ho pensato inizialmente fosse una follia, ma devo dire che una volta che tutti, anche le Scuderie del Quirinale, siamo stati d'accordo nel farla, l'organizzazione è stata perfetta".

"Non siamo riusciti ad avere il 'Trittico di Danzica' (detto anche Trittico del Giudizio Universale, l'opera più famosa e più importante del maestro fiammingo, ndr) -si è rammaricato Borchert- Ci abbiamo provato in tutti i modi, ma ora abbiamo ricevuto una mail del curatore che dice che l'opera non può essere inviata. Ciò avviene a causa di alcuni restauratori incompetenti. C'è in riferimento alla questione anche una controversia legale. E' una delle più grosse delusioni in trent'anni che faccio questo lavoro".

La mostra si articola in sette sezioni, che vanno dai lavori degli esordi di Memling alle importantissime committenze ricevute nel corso della sua opera.

Tra le opere presenti, provenienti, tra le altre, dalla Royal Collection di Londra, il Museo del Louvre, la Frick Collection di New York e il Metropolitan Museum di New York, vi sono una serie di trittici, tra cui quello di Jan Crabbe, quello della Passione, quello della Resurrezione e il Trittico Moreel, i 'Cristi', come quello Benedicente e quello Dolente, e i Ritratti, come il Ritratto di ignoto in un paesaggio, Ritratto di giovane uomo in preghiera e il celebre Ritratto d'uomo con una moneta romana.

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