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Rifiuti: Ispra, in calo quelli speciali (-2,1%), aumentano i pericolosi (+8,1%)

02 dicembre 2014 | 14.05
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Questo è il dato che emerge dalla tredicesima edizione del Rapporto rifiuti speciali dell’Ispra: il calo riguarda i soli rifiuti speciali non pericolosi, soprattutto i rifiuti da costruzione e demolizione; la riduzione, rispetto al 2011, è del 2,7%, corrispondente a circa 3,5 milioni di tonnellate

Rifiuti: Ispra, in calo quelli speciali (-2,1%), aumentano i pericolosi (+8,1%)

Un calo dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti e un aumento di quelli pericolosi, numeri strettamente legati alla crisi economica che ha investito il Paese nel 2012: in particolare, tra il 2011 e il 2012, la produzione totale di rifiuti speciali registra una flessione del 2,1%, passando da 137,2 milioni di tonnellate a 134,4 milioni di tonnellate. Questo è il dato che emerge dalla tredicesima edizione del Rapporto rifiuti speciali dell’Ispra, da oggi disponibile online sul sito dell’Istituto. Il calo riguarda i soli rifiuti speciali non pericolosi, soprattutto i rifiuti da costruzione e demolizione; la riduzione, rispetto al 2011, è del 2,7%, corrispondente a circa 3,5 milioni di tonnellate.

La produzione totale di rifiuti pericolosi, quasi 9,4 milioni di tonnellate, presenta, invece, un aumento percentuale dell’8,1%, pari a 700 mila tonnellate. I rifiuti speciali non pericolosi provengono in gran parte dal settore delle costruzioni e demolizioni e dalle attività manifatturiere, con percentuali pari, rispettivamente, al 42,1% e 24,5% del totale, mentre alle attività di trattamento dei rifiuti è attribuibile il 22,4% della produzione complessiva, con quasi 28 milioni di tonnellate.

L’analisi dei dati per capitolo dell’elenco europeo dei rifiuti non pericolosi evidenzia come i rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione costituiscano il 41,3% della produzione totale, quelli prodotti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue quasi il 26%, cui seguono i rifiuti prodotti dai processi termici, che rappresentano il 7,8%, e quelli dell’agricoltura e della preparazione di alimenti con quasi il 7%.

L’analisi dei dati per capitolo dell’elenco europeo dei rifiuti non pericolosi evidenzia come i rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione costituiscano il 41,3% della produzione totale, quelli prodotti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue quasi il 26%, cui seguono i rifiuti prodotti dai processi termici, che rappresentano il 7,8%, e quelli dell’agricoltura e della preparazione di alimenti con quasi il 7%. La maggiore produzione di rifiuti pericolosi è ascrivibile al settore manifatturiero, circa il 40% del totale, corrispondente a oltre 3,7 milioni di tonnellate.

Il 26,9% è, invece, attribuibile alle attività di trattamento rifiuti, mentre il 19,8% proviene dal settore dei servizi, del commercio e dei trasporti, che produce, tra l’altro, circa 1,2 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso.Nell’ambito del comparto manifatturiero, il 47,7% circa (quasi 1,8 milioni di tonnellate) del quantitativo di rifiuti pericolosi complessivamente prodotti, deriva dai settori della fabbricazione di coke e dei prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (18%), della fabbricazione di prodotti chimici (15%), di prodotti farmaceutici di base e preparati (12,4%), di articoli in gomma ed in materie plastiche (2,3%).

Il comparto metallurgico, dal canto suo, fa registrare una produzione di rifiuti pericolosi pari a quasi 900 mila tonnellate (23,8% della produzione del settore manifatturiero), quello della fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature, produce quasi 365 mila tonnellate di rifiuti pericolosi (9,8%). Il 31,7% della produzione del 2012 è costituita dai rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, mentre una percentuale pari al 19,2% è rappresentata dai rifiuti che raggruppano, tra gli altri, i veicoli fuori uso, le apparecchiature elettriche ed elettroniche, le batterie ed accumulatori.

I rifiuti afferenti al comparto chimico rappresentano il 12,7% del totale prodotto, quelli derivanti dalle operazioni di costruzione e demolizione, il 9,1%. Nel 2012, i rifiuti speciali gestiti in Italia sono circa 136 milioni di tonnellate, comprensive degli stoccaggi prima dell’avvio dei rifiuti ad operazioni di recupero/smaltimento, che riguardano circa 18,2 milioni di tonnellate. A questi si aggiungono quasi 6 milioni di tonnellate di rifiuti speciali derivanti dal trattamento di rifiuti urbani e computati nel ciclo di gestione dei rifiuti urbani.

La forma di gestione prevalente è rappresentata dal recupero di materia, con il 62,1% del totale dei rifiuti gestiti, seguono le altre operazioni di smaltimento (trattamento chimico-fisico e biologico, raggruppamento preliminare e ricondizionamento preliminare) con il 14%, la messa in riserva con il 12,5% e lo smaltimento in discarica con l’8,4%. Nel 2011, invece, i rifiuti speciali avviati ad operazioni di recupero/smaltimento, inclusi gli stoccaggi, sono stati circa 142 milioni di tonnellate. Si evidenzia che il ricorso alla discarica, tra il 2011 e il 2012, diminuisce del 15,9%.

Se si escludono gli stoccaggi, la quantità di rifiuti speciali avviati a recupero/smaltimento, nel 2012, è di circa 118 milioni di tonnellate di cui 110,5 milioni (il 93,8% del totale) sono costituiti da rifiuti non pericolosi e i restanti 7,3 milioni di tonnellate (6,2%) sono rifiuti pericolosi. In particolare, nel 2012, i rifiuti non pericolosi avviati alle operazioni di recupero di materia sono circa 83 milioni di tonnellate; la forma più diffusa è “il recupero di sostanze inorganiche” con oltre 47 milioni di tonnellate recuperate, seguita dal “recupero dei metalli” con circa 16 milioni di tonnellate.

In materia di smaltimento, la quantità di rifiuti non pericolosi gestita ammonta a circa 26 milioni di tonnellate; lo smaltimento in discarica, con oltre 10 milioni di tonnellate, rappresenta il 40,2% del totale dei rifiuti speciali non pericolosi smaltiti. Per quanto concerne i rifiuti pericolosi l’operazione più diffusa è rappresentata da “riciclo/recupero dei metalli o composti metallici”, infatti 546 mila tonnellate (29,1% del totale dei rifiuti pericolosi recuperati) sono avviate a tale forma di recupero, seguita dal “riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche” con un quantitativo di 301 mila tonnellate (16% del totale dei rifiuti pericolosi recuperati) e da “riciclo/recupero di sostanze organiche”, con 211 mila tonnellate (11,2% del totale dei rifiuti pericolosi recuperati).

Le operazioni di smaltimento, invece, interessano 5,5 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi. La forma maggiormente utilizzata è rappresentata dal trattamento chimico fisico, con circa 3,4 milioni di tonnellate, il 62,6% del totale pericoloso smaltito. Tale dato include i “Veicoli fuori uso”, pari a 1,2 milioni di tonnellate, avviati alla demolizione. Riguardo al recupero energetico, nel 2012, gli impianti industriali in esercizio che utilizzano i rifiuti speciali come fonte di energia sono 469, di cui 336 recuperano una quantità superiore a 100 t/anno. Esistono, infatti, una serie di attività industriali in cui sono utilizzati piccoli quantitativi di rifiuti esclusivamente per il recupero di energia termica funzionale al proprio ciclo produttivo.

I rifiuti pericolosi avviati a recupero energetico sono oltre 149 mila tonnellate (circa il 7,3% del totale) con una flessione del 9,9% rispetto al 2011; i rifiuti non pericolosi sono pari a 1,9 milioni di tonnellate (92,7% del totale) con una diminuzione del 21,7%. Il quadro regionale evidenzia che la maggior parte dei rifiuti speciali recuperati, corrispondente all’83,2%, è trattato in sole sette regioni: la Lombardia (28,3%), l’Emilia Romagna (18,1%), il Piemonte (11,7%), il Veneto (8,0%), il Friuli Venezia Giulia (7,2%), la Puglia (5,6%) e, infine, la Liguria (4,3%).

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