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Inflazione all'1% a marzo, Istat conferma

17 aprile 2019 | 12.48
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Immagini di repertorio (Foto IPA/Fotogramma)
Immagini di repertorio (Foto IPA/Fotogramma)

Nello scorso mese di marzo l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e dell’1% su base annua, come a febbraio, confermando la stima preliminare. E' quanto emerge dalle rilevazioni diffuse oggi dall'Istat.

La stabilità dell’inflazione è la sintesi di dinamiche contrapposte: da una parte l’accelerazione dei Beni energetici non regolamentati (da +0,8% a +3,3%), dall’altra il rallentamento dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (da +3,7% a +1,9%), dei servizi relativi ai trasporti (da +0,9% a +0,5%) e dei tabacchi (da +4,5% a +4,0%). L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +0,4%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera lievemente da +0,7% a +0,6%.

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto principalmente alla crescita dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (+1,6%), dei tabacchi e dei servizi relativi ai trasporti (+1,3% per entrambi), solo in parte bilanciata dal calo dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (-1,6%). L’inflazione è stabile per i beni e per i servizi (rispettivamente a +1,3% e a +0,7%); pertanto rispetto al mese precedente il differenziale inflazionistico, negativo tra servizi e beni, si conferma a -0,6 punti percentuali. L’inflazione acquisita per il 2019 è +0,4% per l’indice generale e pari a zero per la componente di fondo.

Dinamiche divergenti si registrano per i prezzi dei prodotti di largo consumo: quelli dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona decelerano da +1,6% a +1,1%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono stabili a +1,5%, registrando in entrambi i casi un’inflazione più alta di quella complessiva.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta del 2,3% su base mensile, per effetto della fine dei saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, e dell’1,1% in termini tendenziali, confermando la stima preliminare. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% rispetto a marzo 2018.

Dopo aver registrato una flessione tendenziale di oltre quattro punti percentuali a dicembre 2018 ed essere tornati a crescere nel mese di febbraio, i prezzi dei beni energetici non regolamentati, commenta l'Istat, accelerano, compensando il rallentamento di quelli dei beni alimentari non lavorati e determinando la stabilità dell’inflazione a marzo. Le componenti volatili continuano a essere all’origine delle oscillazioni dell’inflazione, che vede i prezzi dei prodotti di largo consumo registrare una crescita più sostenuta rispetto a quella del paniere nel suo complesso.

PIL - Il tasso di crescita annuo del Pil reale pro capite mostra un miglioramento negli ultimi tre anni (+1,0% nel 2018). Sostanzialmente stazionario, invece, il valore aggiunto per occupato, afferma sempre l'Istat.

OCCUPAZIONE - Il tasso di occupazione continua a crescere nel 2018 (63%; +0,7 punti percentuali rispetto al 2017), recuperando per la prima volta i livelli pre-crisi. I differenziali rispetto alla media Ue, di genere e per età, sono però ancora rilevanti. Nel 2018, il tasso di disoccupazione è sceso al 10,6% (-0,6 punti rispetto al 2017; +3,9 punti rispetto al 2008). Tuttavia, il divario tra tasso di disoccupazione italiano ed europeo è pari a +3,6 punti percentuali. L’Italia si colloca al terzo posto nella graduatoria europea per livello del tasso di disoccupazione. Sebbene in calo a partire dal 2015, la quota di Neet tra i 25-29enni raggiunge nel 2018 il valore più elevato dell’Ue28, arrivando al 30,9%. Nonostante la crescita rispetto al 2010, la quota di spesa pubblica per misure occupazionali e protezione sociale dei disoccupati diminuisce, nel 2017, sia rispetto alla spesa pubblica sia rispetto al Pil, conclude l'Istat.

COMMERCIO ESTERO - A febbraio esportazioni in calo rispetto al mese precedente (-1,1% su gennaio) ma in crescita del 3,4% rispetto allo stesso mese del 2018, comunica l'istituto segnalando una stabilità congiunturale per le importazioni che su base annua registrano un aumento del 3,3%.

Rispetto a gennaio, spiegano, la diminuzione dell’export è marcata verso i mercati extra Ue (-2,3%), mentre quella verso l’area Ue è solo lievemente negativa (-0,2%). Su base annua l’aumento dell’export coinvolge sia l’area extra Ue (+6,0%) sia, in misura più contenuta, i paesi Ue (+1,6%). Analogamente la crescita dell’import è determinata prevalentemente dall’incremento degli acquisti dai paesi extra Ue (+5,6%).

Tra i settori che contribuiscono in misura più rilevante alla crescita tendenziale dell’export nel mese di febbraio, si segnalano mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+20,1%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+9,7%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (+12,2%) e articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+8,9%). In diminuzione, su base annua, le esportazioni di prodotti petroliferi raffinati (-27,9%) e di autoveicoli (-5,4%).

Su base annua, i paesi che contribuiscono maggiormente all’incremento delle esportazioni sono Stati Uniti (+20,6%), Regno Unito (+19,6%), Svizzera (+16,5%), Germania (+3,1%) e Giappone (+20,2%).

Nei primi due mesi del 2019, la crescita tendenziale dell’export è pari a +3,2% ed è sospinta da macchinari e apparecchi n.c.a (+4,1%), prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori (+6,5%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+4,4%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,8%).

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