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Iraq, la Francia invia armi ai curdi. Venerdì il Consiglio Ue. L'appello del Papa: "Basta violenze, l'Onu intervenga"

13 agosto 2014 | 12.58
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Situazione sempre più tesa nel Paese. Altri 130 consiglieri militari Usa nel nord. Cameron torna a Londra in anticipo dalle ferie. Intanto, Maliki rifiuta di dimettersi contro l'incarico affidato ad al-Abadi per la formazione del nuovo governo. Bergoglio scrive a Ban Ki-Moon: "Gli attacchi non possono non risvegliare le coscienze di tutti". Il Pontefice parte per la Corea, prima visita in Estremo Oriente

Iraq, la Francia invia armi ai curdi. Venerdì il Consiglio Ue. L'appello del Papa:

Iraq sempre più nel caos. Non solo l'avanzata verso Erbil e le violenze dell'Isis ma anche la lotta per il potere a Baghdad rendono la situazione nel Paese incandescente. La Francia invierà "nelle prossime ore" armi alle forze del Kurdistan iracheno impegnate a combattere contro i jihadisti dello Stato Islamico nel nord. "Per rispondere alle urgenti necessità espresse dalle autorità regionali curde, il capo di Stato ha deciso, in accordo con Baghdad, l'invio di armi nelle prossime ore", si legge in una dichiarazione diffusa dall'ufficio del presidente francese Francois Hollande.

Venerdì i ministri degli Esteri dell'Unione Europea sono stati convocati per un summit straordinario. Al Consiglio, spiegano fonti diplomatiche, verranno discusse le condizioni alle quali i paesi membri potranno fornire armi alle autorità curde. Si parlerà inoltre anche di Gaza e dell'Ucraina. Il vertice era stato richiesto anche dall'Italia: il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha quindi espresso apprezzamento per la decisione presa.

Si muove anche il primo ministro britannico David Cameron che conclude in anticipo le vacanze (stava in Portogallo) e torna a Londra per partecipare ad una riunione del comitato d'emergenza Cobra, sulla crisi in Iraq.

Nella regione del Kurdistan sono sette le compagnie petrolifere internazionali che hanno deciso di sospendere la produzione e di evacuare il proprio personale per motivi di sicurezza.

Sul fronte politico, il primo ministro iracheno uscente Nuri al-Maliki annuncia in un discorso trasmesso dalla televisione di Stato che non ha intenzione di dimettersi: ''Non ha valore'' e rappresenta una ''violazione'' della Costituzione irachena l'incarico affidato dal presidente Fuad Masum a Haider al-Abadi per la formazione del nuovo governo. E ancora: "Confermo che il governo continuerà e non ci sarà un suo sostituto senza una decisione della corte federale", ha detto Maliki, affermando che tutti dovranno accettare la sentenza del Tribunale sul reclamo da lui presentato in merito alla nomina di al-Abadi.

Proprio vicino alla casa di al-Abadi un attentatore kamikaze si è fatto esplodere contro un posto di blocco a sicurezza della casa del primo ministro iracheno designato. L'attentato non ha fatto vittime.

Papa Francesco scrive a Ban Ki-Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, perché la tragedia umanitaria in Iraq abbia fine. L'Onu, chiede il Pontefice nella lettera, intervenga per proteggere i cristiani colpiti o minacciati dalle violenze, ricorrendo alle norme previste dal diritto internazionale. Il Papa rivolge ''un appello urgente alla Comunità internazionale ad intervenire per porre fine alla tragedia umanitaria in corso'', incoraggiando ''tutti gli organi competenti dell'Onu, in particolare quelli responsabili per la sicurezza, la pace, il diritto umanitario e l'assistenza ai rifugiati, a continuare i loro sforzi, in conformità con il preambolo e con gli articoli pertinenti della Carta delle Nazioni Unite''.

Francesco sottolinea che ''gli attacchi violenti che stanno dilagando lungo il nord dell'Iraq non possono non risvegliare le coscienze di tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad azioni concrete di solidarietà, per proteggere quanti sono colpiti o minacciati dalla violenza e per assicurare l'assistenza necessaria e urgente alle tante persone sfollate come anche il loro ritorno sicuro alle loro città e alle loro case''.

Jorge Mario Bergoglio esprime tutta la sua preoccupazione e quella di tutta la Chiesa cattolica "per la sofferenza intollerabile di coloro che desiderano solo vivere in pace, in armonia e in libertà nella terra dei loro antenati''. Il Papa confessa di ''aver seguito con il cuore carico e angosciato i drammatici eventi di questi ultimi giorni nel nord dell'Iraq. Pone, dunque, davanti al segretario generale dell'Onu ''le lacrime, le sofferenze e le grida accorate di disperazione dei cristiani e di altre minoranze religiose dell'amata terra dell'Iraq'', fiducioso che questo "appello incontrerà una risposta positiva''. La crisi irachena è anche al centro di un tweet del Papa che ringrazia "quanti stanno coraggiosamente aiutando le nostre sorelle e i nostri fratelli in Iraq''.

Intanto, gli Stati Uniti hanno inviato altri 130 consiglieri militari nel nord del Paese. Ad annunciarlo è stato il segretario alla Difesa americana Chuck Hagel, parlando dalla base di Camp Pendleton, in California. Gli Usa stanno valutando varie opzioni per tranne in salvo i profughi rifugiatisi sulle montagne di Sinjar per sfuggire ai jihadisti. Tra queste, la possibilità di un ponte aereo o la creazione di un corridoio sicuro. "E' necessaria una soluzione duratura per condurre la popolazione in un luogo sicuro", ha detto il vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Ben Rhodes , spiegando che le forze Usa stanno valutando la situazione ma non avranno un ruolo da combattimento. Il presidente Barack Obama, ha aggiunto, prenderà una decisione dopo avere ascoltato il parere dei consiglieri militari.

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