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Caccia: Italia a rischio procedure infrazione Ue

15 gennaio 2015 | 16.11
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Legambiente chiede alle Regioni di modificare i loro calendari venatori, entro il 19 gennaio, a tutela delle specie in cattivo stato di conservazione e di uccelli durante la fase di migrazione prenuziale.

(Infophoto)
(Infophoto)

Molte Regioni continuano ad autorizzare la caccia a 19 specie di uccelli in cattivo stato di conservazione in assenza dell'approvazione di specifici piani di gestione-conservazione e a 9 specie di uccelli durante la fase di migrazione prenuziale. E l'Ue ha già avvisato l'Italia del rischio di apertura di una nuova procedura. A meno che le Regioni non modifichino i loro calendari venatori a tutela delle specie sopracitate entro il 19 gennaio.

Legambiente sollecita le Regioni italiane a modificare entro lunedì prossimo i loro calendari venatori per evitare così al nostro Paese un'ennesima procedura di infrazione europea in campo ambientale. E chiede lo stop a: richiami vivi, deroghe alla caccia ai piccoli uccelli protetti, caccia a specie in cattivo stato di conservazione, nei periodi di migrazione prenuziale e durante la riproduzione fino allo svezzamento della prole.

"Facciamo appello alle Regioni - dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - affinché agiscano subito con le modifiche dovute, come già fatto da Emilia Romagna, Lazio e Calabria che hanno rivisto in parte i loro calendari venatori chiudendo la caccia ai tordi bottaccio e sassello e alla cesena entro la seconda decade di gennaio, quando inizia la migrazione prenuziale di queste specie".

In particolare, Legambiente richiama alle sue responsabilità il Friuli Venezia Giulia che in consulta regionale ha deciso pochi giorni fa di non apportare modifiche al proprio calendario venatorio, contro il parere dell'Ispra, dell'Università di Trieste e dello stesso dirigente regionale del settore caccia.

"L'Italia, che ha 89 procedure d'infrazione aperte di cui 16 in campo ambientale, deve finalmente cambiare le sue peggiori abitudini, recependo e applicando correttamente le direttive comunitarie" conclude Cogliati Dezza, che ricorda altri due casi aperti dalla Commissione europea.

Il primo per le autorizzazioni regionali alla cattura tramite roccoli (strutture fisse con le reti di cattura) di piccoli uccelli per l'utilizzo come richiami vivi, il secondo per le deroghe alla caccia ai piccoli uccelli protetti, come fringuelli e peppole, come avviene ad esempio in Lombardia, Veneto, Liguria e Toscana.

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