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La ginecologa: "Chi praticava l'aborto in ospedale ha smesso, troppa pressione"

11 aprile 2016 | 17.48
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Un diritto delle donne "sempre più difficile da garantire in Italia" quello dell'interruzione volontaria di gravidanza, secondo la testimonianza di Elisabetta Canitano, ginecologa dell'Asl Roma 3. Sul tema, proprio oggi il Consiglio d'Europa ha bacchettato l'Italia : "Accesso difficile e medici non obiettori discriminati" . "Ho iniziato a lavorare 35 anni fa, nell'anno della legge 194, facendo Ivg. Molti di noi che in quegli anni hanno cominciato con il tempo hanno smesso - ricorda - C'è spesso una pressione sui ginecologi da parte degli psicanalisti e psicoterapeuti e anche pressioni lavorative".

"In Italia l'Ivg ha mantenuto un carattere imbarazzante - prosegue la ginecologa in un video sul sito della Cgil - Non è nella maggior parte delle Regioni d'Italia un'attività ufficiale in carico al reparto, nonostante ci sia una legge che obblighi le strutture pubbliche a garantire il diritto all'aborto, ma è un'attività che si carica in qualche modo chi si sente di farlo. Questo fa sì che esistano due assistenze alle donne, una 'giusta' che è quella che si fa nei 'giusti' percorsi e quella invece che fanno i medici che si prendono in carico l'Ivg".

I medici che praticano l'aborto "sono anche quelli che più si spendono per la contraccezione e la sostengono perché dicono 'bisogna saper scegliere quando avere un figlio'. Mentre invece di colleghi 'soloni' che si scagliano contro l'aborto non ne ho visto uno che parlasse di contraccezione", conclude la ginecologa.

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