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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

06 luglio 2017 | 11.04
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Abbiamo evitato i licenziamenti che non è stato un regalo di Morelli, ma il risultato di una serie di pressioni nostre: eravamo pronti a bloccare il settore. Morelli però è stato bravo, il suo lavoro ha ridotto del 50% gli esuberi perché la richiesta della Ue era di 10 mila esuberi". Così, intervistato da 'La Stampa', Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato dei bancari sulla vicenda Mps.

"Un lavoratore -continua Sileoni- che sta sul fondo esuberi dei bancari per 5 anni costa 200 mila euro. Però vorrei sottolineare che nel piano industriale ci sono altri due passaggi fondamentali. Il giusto riconoscimento degli stipendi dei manager con la fissazione di un tetto massimo e le 500 assunzioni, un risultato importante".

"In ultima analisi il contributo economico dei migranti è molto limitato. Lasciamo stare gli approcci ideologici. L’immigrazione non è un peso, ma neanche una panacea economica per nessun Paese". Così Martin Wolf, economista britannico figlio di una famiglia di ebrei austriaci sfuggiti all’olocausto, ex Banca Mondiale, da 27 anni commentatore del Financial Times, intervistato da 'Qn'.

Il presidente dell’Inps Boeri dice che chiudere le frontiere sarebbe un errore che ci costerebbe 38 miliardi al 2040... "Conosco Tito. È importante osservare che l’Italia è un caso piuttosto speciale -continua- a causa del suo tasso di nascite eccezionalmente basso: in Italia senza immigrazione l’invecchiamento della popolazione crescerà e la popolazione declinerà".

"Per questo in Italia è probabile -spiega- che l’afflusso di migranti sia più importante che in altri paesi. Questo premesso, la cifra di 38 miliardi di euro non mi pare così grande ed è solo una stima. Oggi tra contributi previdenziali e tasse pagate, gli immigrati contribuiscono per 17 miliardi di euro all’anno e ne costano quasi 16, anche per i costi relativi all’accoglienza dei nuovi arrivi, e l’attivo è quindi molto lieve. Boeri ipotizza che il loro contributo economico cresca di un paio di miliardi all’anno. Mi auguro che sia così, ma per un bilanciamento corretto credo sia necessario considerare anche altri aspetti, in primis quello sociale".

"Le Ong sono nostri interlocutori e non dubitiamo della loro buona fede, del fatto che vogliano davvero salvare quante più persone possibile. Ma questo, pur se fatto in buona fede, può avere conseguenze non desiderate". Così, intervistata da 'Qn', Ewa Moncure, portavoce di Frontex.

Secondo Moncure "il nostro direttore esecutivo ha detto che bisogna evitare di supportare indirettamente il traffico di migranti andando a prelevarli ai margini delle acque territoriali libiche, un comportamento che di fatto spinge i trafficanti a far partire barche del tutto inadeguate, con troppi passeggeri e con poco carburante e poca acqua, creando le condizioni per dei naufragi. I trafficanti danno ai migranti dei satellitari con i quali chiamare direttamente il soccorso".

"Se la chiamata -conclude- va a buon fine, i migranti sono salvi, altrimenti quel barcone rischia di essere spacciato. Il numero di morti, che nel 2017 è purtroppo in crescita, dimostra che questa non è un’eventualità remota. I trafficanti giocano alla roulette russa con persone disperate e noi dobbiamo impedirlo".

L’Italia va meglio, "ma resta invariato il divario rispetto all’Europa". È questo il problema centrale per l’economista tedesco Daniel Gros, direttore del Centre for European Policy Studies di Bruxelles, intervistato da 'Qn'.

"È vero che l'economia italiana va meglio, ma non basta per colmare il divario con l’Europa. L’Italia -spiega- passa dallo zero virgola all’uno virgola, mentre il resto dell’area euro sta crescendo oltre il 2% già da due anni. Questo divario andrebbe colmato".

"Non è -aggiunge- un problema nuovo. Il ritardo dell’Italia rispetto ai partner europei è una situazione che dura da vent’anni e non si vede perché si debba arrivare a una soluzione dall’oggi all’indomani, senza una forte spinta per cambiare passo".

"L'ottimismo di Padoan e la cautela di Bankitalia? Nessuna contraddizione. Sono due facce della stessa medaglia". Per l’economista Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison e docente alla Cattolica di Milano, intervistato da 'Qn', la crescita economica in Italia c’è, ed è la migliore da tre anni.

"Come Fondazione Edison -continua- stiamo facendo uno studio sul G7 più altri cinque Paesi significativi. A fine 2013 l’Italia era penultima per crescita del Pil, nel primo trimestre 2017 è quinta. Ancora meglio i consumi, vero segnale di ripresa: eravamo decimi, ora siamo secondi! Rispetto agli anni della crisi e dell’austerity ci sono 30 miliardi di reddito disponibile in più, anche grazie agli 80 euro e ai tagli delle tasse. Poi è cresciuta l’occupazione: 800mila lavoratori in più in tre anni".

Non siamo tranquilli, ci sono tutta una serie di prospettive preoccupanti per lo sviluppo del Paese". Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, intervistato da 'Qn', condivide le preoccupazioni espresse da Bankitalia.

"Le previsioni di crescita del Pil -spiega- migliorano per il 2017 ma dal 2018 torna a ripiegare all’1%, il debito continua a crescere, la disoccupazione resta alta e cittadini si trovano di fronte a una situazione di grande insicurezza. In tutto questo, abbiamo un sistema politico litigioso che pensa solo alle elezioni mentre per rimettere in carreggiata il Paese servirebbe un governo forte...".

"Crescono -aggiunge- i consumi in servizi e gli acquisti di auto ma i consumi commercializzabili, cioè quelli per i beni di largo consumo, restano ancora fermi, siamo a un livello di crescita zero. Questo nonostante il potere d’acquisto degli italiani sia aumentato: i consumi sono selettivi e a macchia di leopardo mentre cresce il risparmio. Tutti segnali di incertezza, il contrario di ciò che serve alle imprese per investire".

La crescita del primo trimestre è un "enigma statistico", secondo Mario Seminerio, gestore finanziario e analista, intervistato da 'Qn'.

"Abbiamo bisogno -spiega- di vedere i dati del secondo trimestre per capire bene che cosa sta succedendo. Non solo in Italia, ma anche in Francia o in Portogallo, sembra che il balzo del Pil nel primo trimestre si basi soprattutto sulla crescita delle scorte, una voce residuale tra le componenti del Pil, più che sulla spesa delle famiglie o su altre voci più sostanziali".

"Potrebbe essere -conclude- un fuoco di paglia. E comunque anche un aumento dell’1,2% su base annua non è un gran risultato. L’Italia continua a crescere meno degli altri Paesi europei con cui dovremmo confrontarci".

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