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Previdenza: l'esperto, detassazione e tecnologia diano impulso a integrativa

05 settembre 2017 | 12.31
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Previdenza: l'esperto, detassazione e tecnologia diano impulso a integrativa

"La detassazione e la tecnologia diano impulso alla previdenza integrativa, che n Italia è poco sviluppata rispetto ad altri Paesi come Uk, Usa e Canada. Eppure, dovrebbe essere sostenuta visto anche l’innalzamento dell'aspettativa di vita cui devono adeguarsi i requisiti previdenziali con cadenza triennale secondo la legge del 2010 (governo Berlusconi), cadenza che la riforma Fornero ha accelerato, disponendo che dal 2019 l’aggiornamento avvenga ogni due anni". Lo dice, in un'intervista a Labitalia, Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting, primaria società di consulenza del settore bancario, ed esperto del settore.

"Nel nostro Paese -spiega- la previdenza integrativa è ancora poco sviluppata, ma il trend potrebbe cambiare significativamente: le persone sono più consapevoli della necessità di costruire una pensione privata, la crescita dei principali operatori della previdenza complementare (Generali, Poste, Intesa, Arca Mediolanum) è stata negli ultimi anni significativa e gli operatori del settore (fondi pensione) avvertono la necessità di ristrutturare i loro sistemi di gestione e governance".

In Italia, avverte, "le pensioni pubbliche hanno sempre assorbito una quota rilevante del pil e assicurato trattamenti adeguati, ma la situazione nel futuro cambierà e l’esigenza di prestare attenzione alla pianificazione del trattamento previdenziale diventerà sempre più cogente per gli italiani".

"In Italia -ricorda- la spesa per le pensioni pubbliche ha assorbito il 15,7% del pil in media durante il periodo 2010-2015, il secondo valore più elevato tra i paesi Ocse, tuttavia con l’ultima riforma del sistema previdenziale, che prevede condizioni meno favorevoli del passato sia di accesso sia di entità del trattamento pensionistico, sarà possibile ridurre al 2060 la spesa pubblica per pensioni di circa 2 punti di pil".

"La riforma ha previsto, inoltre, l’eliminazione della pensione integrata al minimo - prosegue - lasciando unicamente una prestazione assistenziale di valore relativamente basso: gli individui senza contributi riceveranno il 19% del salario medio rispetto alla media del 22% dei paesi Ocse. Da ultimo le interruzioni temporanee dal lavoro o il ritardato ingresso nel mondo del lavoro avranno un effetto moltiplicatore negativo, rendendo le pensioni di domani ancora più basse".

"A causa della situazione di crisi -sottolinea Maurizio Primanni- in Italia una proporzione crescente di lavoratori andrà probabilmente incontro a periodi di disoccupazione, soprattutto nelle prime fasi di impiego, o di lavoro part-time o precario, durante la vita lavorativa. Tali interruzioni contributive avranno un effetto marcato sulle pensioni del futuro, contribuendo all’aumento della povertà in terza età".

"E’ stato calcolato -commenta- che, nel caso di lavoratori a basso reddito, la decurtazione della pensione sarà del 10%, nel caso di un ingresso sul mercato del lavoro ritardato di cinque anni, rispetto al 3% in media nei paesi dell'Ocse. Perdite simili si riporteranno anche per le interruzioni legate alla cura dei figli e alla disoccupazione. E’ necessario, quindi, che risparmiatori e operatori del settore sappiano cambiare passo e che anche in Italia si diffondano servizi di consulenza previdenziale di eccellenza".

"Il mercato della previdenza complementare -sottolinea- rispetto al pil vale il 96% nel Regno Unito, l’84,60% negli Stati Uniti e il 74,70% in Canada. In Italia solamente il 6,60%. La percentuale di partecipazione delle persone alla previdenza complementare riguarda il 43% dei soggetti nel Regno Unito, il 47% negli Stati Uniti e il 50% in Canada, in Italia il 15%".

"Nel nostro Paese dal 2010 al 2015, seppur in modo non significativo, tuttavia crescono le persone iscritte alla previdenza complementare, gli iscritti ai fondi pensione negoziali passano dal 2% del 2010 ai 2,47% del 2015, quelli ai fondi pensione aperti dallo 0,85% all’1,15%, quelli ai piani individuali pensionistici dall’1,16% al 2,6%", fa notare.

"L’evoluzione dei canali distributivi dei pip (piani individuali pensionistici) e degli fpa (fondi pensione aperti) -afferma- vede un aumento degli agenti e per tutti i principali operatori (Generali, PostaVita, Intesa San Paolo) si registrano tassi di crescita sia per patrimonio che per iscritti".

"La necessità -avverte- di costruirsi una pensione privata sarà verosimilmente rilanciata dall’iniziativa della Commissione europea riguardante i peep, ovvero i pan european personal pensions (piani di pensione individuali pan-europei) che, secondo l'Action plan on building on capital market union, dovrebbero introdurre nei paesi dell'unione un 'terzo pilastro' previdenziale volto a coprire il gap che ancora caratterizza molte nazioni, tra cui l’Italia".

"Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan -ricorda ancora Primanni- non ha escluso che si arrivi a una detassazione dei fondi pensioni. Sarebbe un bellissimo passo verso il riallineamento dell’Italia al contesto dei paesi più evoluti. Si guardi al modello anglosassone. Nel Regno Unito i contributi sono esenti, le plusvalenze quasi sempre esenti, la tassazione differita e si possono dedurre fino a 20.000 sterline annualmente. Anche negli Stati Uniti il sistema di detassazione è esteso e riguarda tutte le tipologie di prodotti previdenziali: Social Security, 401 K e altri fondi, Ira".

"Altro strumento fondamentale -dice- per lo sviluppo della previdenza integrativa in Italia sarà un migliore utilizzo della leva tecnologica da parte degli operatori del settore. Se si confrontano le esperienze estere con quelle italiane è evidente l’approccio commerciale indifferenziato in Italia rispetto all’estero, allo stesso modo la gamma dei prodotti è indifferenziata in Italia, come insufficienti sono i supporti strumentali digitali per erogare ai clienti in ambito previdenziale una consulenza di qualità".

"L’approccio di marketing efficace -suggerisce Maurizio Primanni- deve basarsi su un efficiente modello di consulenza fondato sulla tecnologia che renda il cliente oggettivamente informato e consapevole".

"Un’analisi da noi condotta circa le best practise sui modelli di servizio di consulenza previdenziale circa lead generation (comunicazione, education, simulatori), collocamento prodotti (tool di supporto ai canali) e customer service (servizi informativi e di post vendita) dimostrano che gli operatori in Italia, pur con esperienze positive, devono migliorare in termini di consapevolezza e visione sistemica di tutti gli elementi, prodotti e strumenti, che costituiscono la loro proposta di previdenza integrativa", conclude.

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