Le recenti elezioni regionali hanno riacceso il dibatto riguardante la legge elettorale nel nostro Paese. Il risultato, sostanzialmente equilibrato tra centrodestra e centrosinistra, ha fatto emergere il rischio di un “pareggio” alle prossime elezioni politiche del 2027, scenario che potrebbe rendere difficile la formazione di un governo stabile. Inoltre, resta il nodo del premierato, che il Governo vorrebbe collegare alla riforma elettorale, ma che potrebbe richiedere un referendum nella prossima legislatura. Dal 2017 in Italia si vota con il Rosatellum, una legge elettorale mista che prevede il 37% dei seggi assegnati con metodo maggioritario in collegi uninominali e il 61% dei seggi distribuiti proporzionalmente. La legge prevede inoltre delle soglie di sbarramento per l’accesso ai seggi, nello specifico il 3% per le liste e il 10% per le coalizioni. Tra le proposte di modifica al vaglio della maggioranza, la più importante al momento è quella di Fratelli d’Italia. Il modello proposto si ispira alle elezioni regionali, ovvero, un sistema proporzionale con premio di maggioranza per la coalizione che supera il 40% dei voti, ai quali verrebbe assegnato circa il 55% dei seggi, l’abolizione dei collegi uninominali, l’indicazione nella scheda del candidato Premier, in coordinato con la riforma del premierato voluta dal Governo e liste corte bloccate (3-4 nomi) per garantire maggiore trasparenza. L’obiettivo dichiarato da FdI è garantire stabilità politica, evitando il rischio di maggioranze fragili o di pareggi che portino all’instabilità, come accaduto in passato. Ma anche il confronto all’interno della maggioranza non è privo di tensioni: Forza Italia frena sull’indicazione del premier nella scheda, mentre la Lega difende i collegi uninominali, dove è tradizionalmente più forte. Il percorso legislativo dovrebbe entrare nel vivo nei prossimi mesi, con l’obiettivo di presentare un testo entro febbraio 2026, mentre il dibattito è destinato a restare acceso: tra chi invoca governabilità e chi teme una concentrazione di potere senza precedenti. A riguardo, l’opposizione accusa il Governo e la maggioranza di voler cambiare la legge elettorale solo per il timore di essere sconfitti alle urne. Infine, a rendere ancora più sensibili i partiti alla questione della legge elettorale, la consapevolezza della rilevanza della prossima legislatura per l’elezione del Presidente della Repubblica il cui mandato terminerà all’inizio del 2029.