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Lucchini: Brogi (Sel), unica alternativa lavorare per futuro Piombino

24 aprile 2014 | 19.38
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"Noi non ci rassegniamo a considerare lo spegnimento dell'altoforno l'ultimo atto di una secolare attività. Soprattutto non accettiamo che oltre duemila lavoratori diretti, più quelli dell'indotto, con il lavoro perdano tutto e finiscano, con le loro famiglie, nel baratro della disperazione. I lavoratori della principale fabbrica siderurgica di Piombino (che insieme a Magona-Arcelor Mittal e Tenaris-Dalmine, più piccole, costituiscono il secondo distretto italiano dell'acciaio) devono avere un futuro". Lo afferma il coordinatore regionale toscano di Sinistra Ecologia e Libertà Giuseppe Brogi.

"Attivare contratti di solidarietà - prosegue Brogi - reimpiegare i lavoratori per una complessiva opera di bonifica di una grande area, attrezzare l'impianto con il forno elettrico e la tecnologia Corex, realizzare la bretella di collegamento con il porto, completare i lavori per l'ampliamento del porto, attivare la fase della rottamazione delle vecchie navi in quel sito. Sono le condizioni per coinvolgere investitori esteri e insieme costruire il futuro del polo della Valdicornia".

"Nessuno può più scansare questi paletti e a nessuno è permesso di cavarsela con i tweet o con i tanti tavoli. Non è ammissibile - aggiunge Brogi - che un Paese come l'Italia tra Taranto e Piombino perda l'industria siderurgica, peraltro base di tanti altri cicli produttivi, e rimanga alla mercé delle produzioni estere o di piccoli e spregiudicati padroncini italici che vorrebbero fare a fette quel patrimonio di competenze. Non è accettabile che un governo nazionale, com'è accaduto da troppi anni a questa parte, si limiti a osservare il declino e la deindustrializzazione di interi comparti: in altri Paesi i governi se serve entrano a gamba tesa e difendono le loro industrie. In Italia manca da anni una politica industriale, e si potrebbe dire la stessa cosa per l'agricoltura, l'energia, la mobilità e tanto altro. Non sappiamo che farcene di esponenti politici nazionali che girano intorno alla crisi e non producono un atto per risolverla: non sono lì per farsi belli". (segue)

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