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Mafia: Riccio, nel '94 Cosa nostra spaccata su strategia stragista

05 novembre 2015 | 12.12
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L'udienza del processo trattativa Stato-mafia
L'udienza del processo trattativa Stato-mafia

Nei primi mesi del 1994 "c'era stata una spaccatura in Cosa nostra". C'era chi "voleva proseguire la strategia stragista di Riina, mentre Bernardo Provenzano voleva il dialogo con la politica, e in particolare con il partito Forza Italia che stava per nascere ". A riferirlo in aula, al processo sulla trattativa tra Stato e mafia è il colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, che sta raccontando le confidenze raccolta da Luigi Ilardo, aspirante collaboratore di giustizia ucciso nel 1996 da Cosa nostra. "Ilardo mi riferì che c'era una spaccatura tra chi voleva le stragi e chi, invece, diceva: 'No, dobbiamo fermarci e appoggiare questo nuovo partito che sta per nascere, Forza Italia". Secondo Ilardo, come riferisce oggi Riccio, Provenzano voleva "ristabilire un contatto con gli ambienti istituzionali, perché dopo le stragi i contatti con lo Stato si erano interrotti".

Poi l'ufficiale dei Carabinieri, oggi in pensione, racconta che Ilardo "ai primi del '94, prima delle elezioni, mi disse che Provenzano era probabilmente a Bagheria. E riusciva a garantirsi la sua libertà grazie ai rapporti e alle relazioni che aveva la famiglia di Piddu Madonia su Bagheria". Fu proprio in quel periodo che Provenzano avrebbe riferito a Ilardo: "Dobbiamo abbandonare i reati violenti che colpivano l'opinione pubblica". Provenzano, nascosto a Bagheria, secondo Ilardo aveva fatto sapere alle 'famiglie' siciliane di stare tranquille e di non esporsi ad attività criminali avventurose, "ma di aspettare tempi migliori, forieri di un contesto politico stabile e più garantista nei confronti della criminalità organizzata"

Sempre all'inizio del 1994, "certamente prima del voto di marzo" ci fu un vertice di Cosa nostra a Caltanissetta, come racconta lo stesso Ilardo a Riccio. Fu in quell'occasione che ci fu la "spaccatura" all'interno della Cupola. Da un lato gli uomini vicini a Riina, "che volevano andare avanti con le stragi" e dall'altra "gli uomini vicini a Provenzano" che volevano un profilo basso. Fu in quell'occasione che si parlò del voto a Forza Italia. Ilardo raccontò al colonnello Riccio: "A Caltanissetta si era deciso che tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose del territorio nazionale avrebbero dovuto votare Forza Italia". "I vertici avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello nell'entourage di Berlusconi. Questi, in cambio del loro appoggio, aveva garantito normative di legge a favore degli inquisiti appartenenti alle varie 'famiglie' mafiose, nonché future coperture per lo sviluppo dei loro interessi economici quali appalti, finanziamenti statali...". Ma chi era l'uomo "dell'entourage di Berlusconi"? "Ilardo me ne parlò solo dopo tempo - dice Riccio - Mi fece il suo nome tra la fine del '95 e l'inizio del '96".

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