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"Mi tappano la bocca", su Facebook spunta lettera di Morgan

12 aprile 2017 | 16.01
LETTURA: 4 minuti

(post Facebook Morgan)
(post Facebook Morgan)

"Esperienza Mediaset: molto difficile, molto rischiosa, un po' scioccante". In un nuovo post su Facebook Morgan torna a commentare l'uscita da 'Amici', annunciata ieri da Maria De Filippi, condividendo il testo di un messaggio personale inviato qualche giorno fa ad alcuni suoi amici. Una sorta di lettera privata in cui il cantautore ripercorre e commenta la sua partecipazione al talent come giudice della Squadra Bianca. "Vi dico una cosa - confessa Morgan - mi tappano la bocca, ancora prima che inizi a parlare, non mi fanno esibire, non mi danno libertà di costruire percorsi musicali pensati ad hoc per i concorrenti, non ho libertà di scelte, interferiscono continuamente con il mio lavoro senza alcuna cognizione o competenza, in sostanza non mi lasciano parlare di musica né divulgarla attraverso il video però non esitano minimamente a ingigantire le insicurezze dei giovani concorrenti".

Uno sfogo lungo e amaro in cui l'ex frontman dei Bluvertigo fa riferimento anche al pubblico in studio con cui più di una volta si è scontrato durante il serale: "Il pubblico? Uno sciame in continuo vociare in continuo mai cessante, incodificabile tifo ma comodissimo per qualsiasi sparata demagogica, o peggio per qualsiasi furioso impietoso banalissimo attacco al più debole, al meno difeso. Gara al linciaggio, e pure questo dura una frazione di secondo, verrà immediatamente sommerso da un boato, per cosa? Boh, non si capisce". E ancora, Morgan prosegue l'intervento lamentando una mancanza di rispetto, "perché è ovvio che oltre a non rispettare me come persona e come professionista non si rispetta proprio la musica, cioè non frega proprio niente di niente".

"Mi intortano con la scusa che il pubblico è ignorante, e quindi tale deve rimanere - continua il cantante - Nossignori, nossignori. Secondo me LA GENTE NON È SCEMA, IL PUBBLICO NON È SCEMO E MERITA IL RISPETTO DI CHI GLI ENTRA IN CASA. Trattiamolo come noi vorremmo essere trattati, e soprattutto parliamogli come si fa con degli interlocutori che riteniamo degni, non pensando che tanto loro non capiscono". "Io suono e parlo di musica - conclude infine - Questo so fare, questo sarei stato chiamato a fare, ma non riesco. Sono gettato nel discredito, sono snaturato, completamente depotenziato, delegittimato, sfruttato male, svuotato, deriso, insultato, e assisto ad una incredibile presa per i fondelli mia, dei giovani e indifesi talenti, e del pubblico. A che pro? A chi giova?"


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