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Migranti, 234 su Ocean Viking: "Da Piantedosi bugie"

02 novembre 2022 | 11.22
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Porro (Sos Mediterranee): "Da sempre comunichiamo all'autorità ogni nostra attività in mare". Intanto peggiora la situazione sanitaria a bordo. Il naufrago più giovane ha appena 3 anni

Migranti su Ocean Viking - Foto di Camilla Martin Juan/Sos Mediterranee
Migranti su Ocean Viking - Foto di Camilla Martin Juan/Sos Mediterranee

"Il ministro Piantedosi continua a ripetere che opereremmo 'sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità'. È una bugia. È completamente falso e il ministro lo sa: da sempre comunichiamo alle autorità qualsiasi attività svolgiamo in mare, preventivamente e in ogni fase successiva del soccorso, come prescrivono le norme internazionali che applichiamo in maniera pedissequa. E i soccorsi dei giorni scorsi non fanno eccezione". A dirlo all'Adnkronos è Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranee Italia, replicando a distanza alle parole del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che in un'intervista al Corriere della Sera ha ribadito il pugno di ferro nei confronti delle ong. "Abbiamo agito sin da subito per dare un segnale immediato agli Stati di bandiera - ha spiegato -: non possiamo farci carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere che operano sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità".

A bordo dell'Ocean Viking ci sono 234 naufraghi: viaggiavano su sei imbarcazioni in pericolo nel Mediterraneo centrale soccorse tra il 22 e il 26 ottobre. "Le condizioni sanitarie a bordo peggiorano - spiegano i soccorritori -. Medici e personale sanitario fanno fronte alle emergenze, sono state effettuate 250 visite in questi giorni, ma ci sono casi che non possono essere trattati a bordo di una nave". Sul ponte ad attendere di poter sbarcare restano anche 14 donne e 57 minori: 43 hanno affrontato la traversata nel Mediterraneo a bordo di barchini insicuri e sovraccarici da soli. Il naufrago più giovane ha appena 3 anni. E c'è anche una bimba siriana di appena quattro anni. E' insieme al suo papà. "Hanno provato ad attraversare diverse volte il Mediterraneo e a scappare dalla Libia. Durante uno dei tentativi il barchino su cui viaggiavano si è ribaltato e il papà è riuscito a portare in salvo la sua bimba nuotando in mezzo ai cadaveri".

Il capo del Viminale invoca la "tanto sbandierata solidarietà europea". "Il ministro dice di voler ottenere un accordo con gli Stati membri europei sulla redistribuzione delle persone che arrivano attraverso il Mediterraneo centrale - spiega Porro -. Anche noi da anni, a ogni occasione, ripetiamo che gli Stati costieri come Italia e Malta non possono essere lasciati da soli, che occorre che l'Europa se ne faccia carico". Un'assunzione di responsabilità che, però, per Porro "non significa che si possa arbitrariamente e unilateralmente abrogare il diritto marittimo internazionale, applicando discriminazioni alle navi di soccorso, né tantomeno che per perseguire un legittimo obiettivo politico si possano utilizzare le vite di persone innocenti, in fuga da orrori inimmaginabili. Il soccorso in mare non ha nulla a che vedere con le migrazioni, sono problemi separati - conclude il presidente di Sos Mediterranee -. Se il controllo dei flussi è prerogativa degli Stati nazionali, la tutela della vita non è negoziabile".

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