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Libri: dall'India un ritratto di Gandini, 'maestro del design'

21 novembre 2016 | 20.40
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L'Alfa Carabo, uno dei concept più importanti disegnati da Gandini
L'Alfa Carabo, uno dei concept più importanti disegnati da Gandini

Visto con gli occhi di un profano l’omaggio dedicato al designer Marcello Gandini dal giornalista indiano Gautam Sen può sembrare persino eccessivo: un cofanetto con due imponenti volumi, per un totale di oltre 800 pagine e più di 900 fra foto e bozzetti, è qualcosa visto raramente nell’editoria ‘motoristica’ e solo per grandi marchi di fama mondiale. Eppure questo ‘Maestro of Design’, appena pubblicato da Dalton Watson, è la testimonianza di un percorso incisivo e singolare che ha segnato non solo il linguaggio del design automobilistico ma anche il percorso produttivo di marchi e gruppi automobilistici.

Difficile immaginare, infatti, cosa sarebbe diventata Lamborghini se dopo il debutto della 350 GT nel 1963 non avesse, al Salone di Torino di due anni dopo, incrociato Nuccio Bertone, affidandogli il compito di sviluppare quella che sarebbe diventata la Miura. Ma dietro lo schizzo con il quale il carrozziere torinese superò la concorrenza di tutti gli altri concorrenti – così come per tutti gli altri miti Lamborghini dei decenni successivi (Urraco, Countach, Diablo) - c’era la mano di un ventisettenne sconosciuto, Marcello Gandini, appunto. Un autodidatta e visionario da poco approdato in Bertone e che proprio in quelle settimane aveva assunto la responsabilità del design, andando a sostituire un altrettanto giovane ma già famoso Giorgetto Giugiaro.

Nel ‘debutto’ di Marcello Gandini c’è già l’impronta del suo linguaggio stilistico: con le sue soluzioni la Miura già anticipa la passione del designer per forme audaci, il gusto del dinamismo con una sapiente combinazione di angoli vivi e profili pensati per tagliare l'aria. Un tratto che nei decenni successivi naturalmente si evolverà, passando per il concept Alfa Carabo (un vero e proprio manifesto del design dei 20 anni successivi, si ricorda nel libro) e la Montreal, spaziando dalla Lancia Stratos alla Fiat X 1/9, ma senza disdegnare di dare un contributo di modernità a modelli molto più popolari come la Bmw Serie 5 E12 o la Citroen BX.

Il rapporto con Bertone si interromperà nel 1978, con grande rammarico – come si ricorda nel libro di Sen - del carrozziere torinese, che non a caso da lì in poi inizierà un lento declino culminato con la chiusura di pochi anni fa, perché Gandini – coerentemente con il suo approccio stilistico – era alla ricerca di una maggiore libertà professionale. Seguiranno altri tre decenni di ricerca e sviluppo sulle forme automobilistiche (ma non solo, la matita di Gandini ha disegnato anche case, bus ed elicotteri) fino all’ultimo lavoro conosciuto, la Stola S86 del 2005, decenni in cui Gandini ha contribuito a suggerire l’evoluzione di quella che è una delle forme più pervasive del nostro tempo e del nostro paesaggio, ovvero quella della mobilità.

Di questo percorso professionale – di cui incredibilmente esistevano solo testimonianze frammentarie - con il suo gigantesco lavoro il giornalista indiano va a tracciare un racconto affascinante, grazie all’accesso a confidenze dirette (nonostante la proverbiale riservatezza di Gandini) e a una enorme mole di materiale inedito. Sen non si preoccupa solo di raccontare il risultato finale ma spiega anche le sfide industriali affrontate dal designer, la capacità di creare forme nuove assecondando le necessità del committente.

Forte di decenni di esperienza, l’autore non scade mai nell’agiografia, riconoscendo i passi falsi o i risultati meno felici: proprio per questo il ritratto tracciato da Sen è il più completo che si possa immaginare. Un tributo a un Leonardo del design automobilistico, un maestro di quello che – come emerge sempre più chiaramente – è stato, grazie a Gandini, Giugiaro, Vignale, Michelotti e via dicendo, il contributo più significativo dell’Italia alla cultura industriale del XX° secolo.

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