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Musei, Franceschini: "Flessibilità su orari e distribuzione custodi"

14 gennaio 2016 | 12.27
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Dario Franceschini (agenzia Fotogramma)
Dario Franceschini (agenzia Fotogramma)

I custodi dei musei sono mal distribuiti? Troppi in Sicilia e pochi al centro Nord con l'impossibilità di spostarli anche di pochi chilometri, se serve? " Sto cambiando le regole e le cambierò facendo in modo che l'orario dei musei sia flessibile perché non ha senso che un museo piccolino con 4mila visitatori all'anno tenga aperto dalle 8 di mattina alle 8 di sera. E vorrei prendere un custode da quel museo e metterlo dove c'è bisogno ". Parola del ministero dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini che lo annuncia nel corso della trasmissione Rai, 'Radio Anch'Io', rispondendo ad alcune critiche.

"So che è difficile spostare un custode da un museo in cui non c'è bisogno a uno in cui c'è bisogno ma ci sono delle regole - evidenzia il ministro - In Sicilia sia la tutela che la soprintendenza che i musei sono competenza esclusiva della Regione e lo Stato non può metterci becco. Nel resto d'Italia, invece, è diverso e sto già cambiando le regole".

All'indomani dei dati record sui musei ("43 milioni di persone hanno visitato i luoghi della cultura statali - sottolinea Franceschini - generando incassi per circa 155milioni di euro che torneranno interamente ai musei attraverso un sistema premiale che favorisce le migliori gestioni e garantisce le piccole realtà) il ministro lascia parlare i numeri per replicare a chi critica la scelta di investire 18 milioni per l'Arena del Colosseo invece che mettere soldi sull'Appia Antica che avrebbe bisogno di tanti restauri: "Io accetto chi non condivide la scelta di ricostruire l'Arena del Colosseo, ma questo non significa dimenticare che ho appena annunciato 300 milioni per la tutela, tutti distribuiti sulla manutenzione del patrimonio".

Franceschini ha qualcosa da dire anche quando gli viene fatto notare che il bilancio dedicato alla cultura è niente rispetto a quello della Prima Repubblica: "Paragonare le risorse di oggi a quelle della Prima Repubblica vuol dire un po' imbrogliare gli ascoltatori. La Prima Repubblica, come noto, non aveva i vincoli europei, poteva lavorare sul debito pubblico tanto è vero che il debito pubblico che abbiamo oggi è stato accumulato in anni in cui era possibile spendere facendo debito. Questo valeva in tutti i settori, incluso quello dei beni culturali".

"Era quindi piuttosto semplice fare i bilanci- aggiunge il ministro - ma quello che mi pare oggettivo e andrebbe riconosciuto è il fatto che dopo anni di tagli (dal 2000 al 2013 il bilancio dei beni culturali è stato dimezzato via via negli anni), dal 2013 al 2014 e cioè durante il governo Letta e poi il governo Renzi i tagli sono stati interrotti. E adesso il mio bilancio aumenta del 27% rispetto all'anno scorso, cioè si superano i 2 miliardi dopo essere scesi sotto il miliardo e mezzo".

"Certo - ammette Franceschini - si può fare di più, ma siamo dentro una stagione di regole, di vincoli di bilancio in cui non si può fare debito allegramente. Mi pare, quindi, che un'inversione di tendenza ci sia stata. Non è una mia battaglia questa ma è una battaglia in cui crede complessivamente il governo ed è una cosa condivisa anche da maggioranza e opposizione. Cosa assai utile".

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