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Omicidio Diabolik, la madre: "Fiducia in inquirenti"

"Spero ergastolo esecutori e mandanti". Tre anni fa il delitto, ora indagini puntano al mandante

Omicidio Diabolik, la madre:
07 agosto 2022 | 16.14
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"Posso solo rinnovare la mia fiducia negli inquirenti perché nonostante stia passando il tempo non dubito delle loro capacità, dell'impegno e della serietà. La nostra speranza viva è sempre quella che si arrivi all'ergastolo con sentenza definitiva per gli esecutori e per i mandanti". Così all'Adnkronos la madre di Fabrizio Piscitelli, ucciso con un colpo alla testa il 7 agosto del 2019 a Roma mentre era seduto su una panchina al parco degli Acquedotti. A tre anni dal delitto ci sono ancora punti da chiarire ma a dicembre scorso un primo passo è arrivato con l'arresto del presunto killer Raul Esteban Calderon.

Figura di spicco del tifo biancoceleste, leader degli Irriducibili, 53 anni, Piscitelli era noto negli ambienti degli ultras della Lazio con il soprannome di Diabolik.

"Continuiamo ad attendere quindi che la giustizia faccia il suo corso - dice ancora la madre - Non prendo in considerazione il contrario perché sarebbe oggettivamente molto grave".

(Di Giorgia Sodaro)

Tre anni fa il delitto, ora indagini puntano al mandante

A tre anni dall’omicidio di Fabrizio Piscitelli, leader degli Irriducibili noto come ‘Diabolik’, ucciso con un colpo alla testa il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma, una svolta nelle indagini è stata segnata lo scorso dicembre con l’arresto del presunto killer Raul Esteban Calderon. Indagini, che sotto il coordinamento dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sono state portate avanti nel piu’ stretto riserbo fino alla convalida del fermo dell’argentino e che proseguono ora per individuare il mandante, chi quell’omicidio lo ha voluto.

Un omicidio che ha dato il via a “una lunga scia di fatti di sangue” nella Capitale, come ha scritto pochi giorni fa il gip Francesca Ciranna nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Roma nei confronti di Giuseppe Molisso, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Selavdi Shelaj, avvenuto il 20 settembre 2020 nei pressi del chiosco ‘Bora Bora’ sulla spiaggia di Torvajanica. Un omicidio che secondo chi indaga vedrebbe una convergenza sul presunto killer di Diabolik.

Piscitelli tre anni fa viene ucciso poco prima delle 19 mentre e’ seduto su una panchina del parco dove un uomo in tenuta da corsa arriva alle sue spalle, impugnando una pistola calibro 7,65, e gli spara alla testa a distanza ravvicinata. ‘Diabolik’ muore sul colpo mentre il killer fugge a piedi. La zona viene battuta alla ricerca di tutti gli elementi utili a rintracciare il sicario. Vengono individuate e visionate le telecamere che possono aver ripreso la fuga dell'omicida e vengono sentiti i primi testimoni. Tra questi c'è anche l'autista cubano che da poco più di una settimana accompagna Piscitelli a tutti gli appuntamenti. E proprio le immagini di un video sono state decisive per arrivare a identificare il presunto killer: una telecamera installata in zona ha infatti ripreso l’esecuzione del delitto. Dopo due anni e mezzo di indagini, coordinate dalla Dda di Roma con i procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, viene arrestato l’argentino Raul Esteban Calderon, 52 anni, di nazionalità argentina, accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso.

A Calderon viene imputato anche un altro delitto, insieme a Enrico Bennato (già detenuto per altri reati): l’omicidio di Shehaj Selavdi, ucciso sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020. In questo caso a condurre le indagini sono i Carabinieri di Frascati, e i risultati hanno portato a una “convergenza” con le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Roma: dalle intercettazioni in particolare emergono elementi importanti a far luce sugli esecutori materiali di entrambi gli omicidi ed al contesto in cui sono maturati”, cioè dinamiche dei contrasti per il controllo delle piazze di spaccio della Capitale.

L’omicidio di Diabolik “è maturato in un contesto criminale di gruppi contrapposti” scrive il gip di Roma Tamara De Amicis nell’ordinanza con cui convalida il fermo e la misura cautelare per Calderon. Nel contestare l’aggravante del metodo mafioso, il giudice delinea il quadro criminale in cui è maturato il delitto, riportando anche parti della richiesta formulata dal pm, con riferimenti alle indagini relative a ‘Grande raccordo criminale’ ai rapporti col clan Senese, all’indagine ‘Mondo di Mezzo’.

“In questo nuovo quadro ricostruito da indagini recentissime, che hanno avuto tutte conferma nelle sedi cautelari, il mondo criminale romano appare vistosamente retto dalle medesime regole e dal medesimo metodo ‘antichi’ vigenti nei territori delle mafie tradizionali - scrive il gip- l’attivismo di Piscitelli e il suo essere una figura di leader di carisma superiore o comunque pari ai capi delle famiglie criminali egemoni da decenni, come i Casamonica, sì da poter fare il paciere come un vero padrino, lo esponeva tuttavia a malumori, insofferenze e gelosie”.

“Alla fine della indagine Grande raccordo criminale, in alcune conversazioni registrate tra i suoi fedelissimi si paventavano esplicitamente rischi per la stessa incolumità di Diabolik. L’uomo appariva persino agli occhi dei suoi sodali eccessivamente imprudente nella aperta esibizione della sua leadership criminale, che schiacciava ‘competitor’ di tutto rispetto – si legge nell’ordinanza - E i rischi profetizzati nel 2018 di lì a poco si sarebbero materializzati, nella spietata esecuzione che vedeva ‘Diabolik’ freddato nel parco di via Lemonia, riverso su una panchina, che sarebbe diventata oggetto di pellegrinaggio di tifosi e fedelissimi”.

“Il suo assassinio, d’altra parte, ha calamitato l’attenzione dei media nazionali e persino internazionali per molti mesi, vuoi per la notorietà della vittima, oltre i confini del tifo locale, vuoi per l’effetto prodotto da una esecuzione così eclatante nella Capitale, dove, pur con sporadici fatti di sangue, regnava la pax mafiosa che – sottolinea il gip - Piscitelli stesso si era convinto di poter garantire fino a quel 7 agosto”.

A fornire una spiegazione agli inquirenti circa il motivo dell’uccisione di Piscitelli è anche l’ex compagna di Calderon, che agli inquirenti ha riferito: “Mi ha detto quello che era successo e cioè di aver ucciso ‘Diabolik’, che ‘Leo’ era il mandante, che il motivo era personale, nel senso che ‘Leo’ era considerato ‘infame’ da Diabolik e che stava spargendo o avrebbe potuto spargere questa voce. Raul mi ha detto che aveva avuto centomila euro in contanti da Leo e siccome era poco ma Leo non aveva altro contante, gli avrebbe dato 4mila euro al mese ed avrebbe continuato a lavorare con lui”.

Sulle misure cautelari nel frattempo si è espressa anche la Cassazione, che per l’omicidio di Piscitelli ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma con cui era stato confermato il provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip nei confronti di Calderon: la parola quindi tornerà davanti al Tribunale della Libertà che dovrà svolgere nuovamente una valutazione alla luce dei punti che verranno evidenziati dalla Suprema Corte. Per l’omicidio di Torvajanica invece i supremi giudici hanno confermato le misure cautelari per l’argentino e per Bennato. Per i supremi giudici, sia l'omicidio Piscitelli che quello di Torvajanica “si inseriscono all'interno di un progetto di supremazia sul territorio che non prevede la possibilità che emergano concorrenti in zona”.

Nell’ordinanza di arresto di pochi giorni fa eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Roma nei confronti di Molisso, ritenuto mandante dell’omicidio di Selavdi Shelaj nel settembre 2020 a Torvajanica, si legge tra l’altro che l’omicidio dell’albanese, ucciso sulla spiaggia fra bambini che giocavano e bagnanti, “va inquadrato nell’ambito di una lunga scia di fatti di sangue cominciata il 7 agosto 2019 con l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto ‘Diabolik’. A quello, il 14 novembre 2019 segue il tentato omicidio di Leandro Bennato". Da quel giorno fino al 25 novembre, “si registravano plurimi tentativi di attentare all’incolumità di Fabrizio Fabietti, braccio destro di Piscitelli e di alcuni componenti della banda di Diabolik, di origine albanese”.

Molisso è accusato di essere il mandante dell’omicidio commissionato proprio all’argentino Calderon ed Enrico Bennato. “Una battuta d’arresto nell’escalation dei delitti” arriva il 28 novembre 2019, con l’operazione ‘Grande Raccordo criminale’ che ha portato in carcere fra gli altri Fabietti e Bennato. “I plurimi attentati alla incolumità di Fabrizio Fabietti (braccio destro di Piscitelli) e di alcuni componenti della banda di Diabolik di origine albanese sono stati ritenuti essere opera di Leandro Bennato e Raul Esteban Calderon in risposta al tentato omicidio ai danni di Bennato”. Shehaj infatti “è stato individuato, dai fratelli Bennato, come uno degli autori del tentato omicidio ai danni di Bennato” come emerge anche da un’intercettazione del fratello Enrico: ‘a mi fratello j’hanno sparato in mezzo alla strada…lo stavano ad ammazzà….quelli che so stati l’ho già ammazzati io…zitto. So’ morti tutti e due…uno alla spiaggia di Torvajanica e uno a San Basilio”.

Nella faida romana per il controllo delle piazze di spaccio, sale alla ribalta, dopo l’omicidio di Piscitelli, il ‘narcos’ albanese Elvis Demce, legato in passato a ‘Diabolik’. Demce, in carcere proprio per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso, viene arrestato con altri quattro dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia per il ferimento di un 45enne a colpi di arma da fuoco avvenuto poco dopo l’omicidio di Torvajanica, il 22 ottobre 2020 ad Acilia. Intanto, dopo l’operazione della Dda di Roma ‘Grande raccordo criminale’, condotta dai militari della Guardia di Finanza nel novembre 2019, sono arrivate proprio quest’anno le prime condanne per gli ex soci di Piscitelli. Lo scorso 5 luglio in abbreviato è stato condannato a 12 anni di reclusione l’albanese Dorian Petoku, accusato di aver rifornito di droga l’organizzazione capeggiata prima da ‘Diabolik’ e poi dal suo ex braccio destro, Fabrizio Fabietti, condannato lo scorso maggio a 30 anni.

(di Assunta Cassiano e Daniele Dell’Aglio)

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