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Pedofilia, testimone: "Con una chat ho salvato mia nipote di 13 anni da 'mostro'"

24 febbraio 2021 | 21.00
LETTURA: 3 minuti

La storia raccontata in un libro, 'si è finto un 15enne usando la foto di un ragazzo morto' 

Natasha Galano
Natasha Galano

L'orco delle favole non indossa mai la divisa, ma la vita non ha nulla a che fare con le fiabe e così, chattando con chi finge di essere chi non è, capita di scoprire che il 'mostro' può essere anche un militare. E' accaduto a Natasha Galano, zia di Lucia (nome di fantasia), ragazzina di 13 anni che durante il lockdown viene adescata su Instagram da un uomo di 37 anni. Un padre capace di recitare la parte di un 15enne e che usa come sua immagine il volto di un 21enne morto per una malattia.  

E' il 18 aprile scorso quando il papà della vittima contatta la sorella, insospettito dal nervosismo della figlia. Le prende il cellulare cercando di capire le ragioni del malessere e scopre il seguito su Instagram, le conversazioni con 'Picchiarello' e il passaggio rapido da domande innocenti a richieste sempre più spinte. "Abbiamo parlato con mia nipote - racconta all’Adnkronos Natasha - e le abbiamo detto che era il caso di interrompere subito quelle conversazioni. Gli ho chiesto l'amicizia col mio profilo e lui ha subito accettato raccontandomi di essere un militare che vive in provincia di Verona. Mio padre ha indossato a lungo la divisa e quelle parole sono state una pugnalata al cuore. Rileggendo le sue pretese intime verso mia nipote ho deciso di andare fino in fondo, di fingermi lei e di smascherarlo".  Inizia così un dialogo di quasi tre mesi, un botta e risposta "disgustoso e nauseante", documentato da screenshot allegati alla denuncia presentata alle forze dell’ordine. La quotidianità social è fatta di frasi pesanti, video porno ricevuti come regalo, richieste sessuali esplicite, riportate nel libro 'Hai comprato il perizoma o sei con il pigiamino?' edito da Caro Diario edizioni.

"Ero e sono disgustata, ho ancora attacchi di ansia. Siamo arrivati a scambiarci anche trenta messaggi in un giorno, ero talmente nauseata da quello che leggevo che a volte avevo bisogno di interrompere la 'recita' e stare lontano dai social qualche giorno. Nel frattempo, cercavo di trovare elementi per capire chi fosse davvero".

Quindi l'azzardo che si rivela vincente. "Gli scrivo che sarei scappata di casa, dietro la promessa di incontrarlo. Lui si dice disponibile: mi avrebbe ospitato un amico, un adulto con una figlia. 'Tu non dire niente a nessuno, in quei giorni tu devi restare a letto. Vedrai che ti troverai bene come le altre'". A un mese dalla denuncia, Natasha coinvolge il programma televisivo 'Le Iene' e fa scattare la trappola. L'11 luglio scorso avviene l'incontro. La finta Lucia ha gli occhi lucidi e i nervi tesi quando incrocia il suo sguardo.

"All'inizio era molto spavaldo, poi ha cercato di giustificarsi sostenendo che non avrebbe fatto nulla a mia nipote, che l'avrebbe solo aiutata a risolvere i suoi problemi. La voglia di tirargli un pugno è stata tanta. Io penso sia una persona malata e che si deve fare curare". Subito dopo la messa in onda del servizio televisivo "hanno bussato alla sua porta e gli hanno sequestrato i supporti informatici. E stato sospeso, ma per mesi la sua vita è andata avanti tranquillamente. Sono intervenuti, ma io sono dovuta ricorrere alla tv".  

A breve inizierà il processo. "So che sarà una cosa lunghissima e credo che non farà neanche un giorno di carcere. Va curato in una struttura adatta, va fermato perché una persona come lui lo farà ancora e ancora. Mio fratello si è accorto subito, dopo un paio di giorni, di quello che stava succedendo e per fortuna mia nipote, la quale pensava di parlare con un suo coetaneo, non si colpevolizza per quanto accaduto".  Da parte del militare "nessun gesto di scuse, ma sono felice e commossa di aver ricevuto tanta solidarietà". Il libro è un invito ai genitori a vigilare, ma è anche un'esortazione a denunciare ogni forma di abuso e di violenza, anche verbale. "I social non vanno tolti ma vanno spiegati, occorre educare i giovani a non cadere nelle trappole che esistono. Va spiegato ai ragazzi che al primo segnale bisogna confidarsi con un adulto senza paura o vergogna. Gli episodi vanno denunciati, anche se la mia esperienza non è molto positiva in questo senso", conclude Natasha Galano.

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