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Lo studio

Più smart grazie al Dna, scoperti i geni dell'intelligenza

21 dicembre 2015 | 20.24
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 (Xinhua)
(Xinhua)

Più smart per merito del Dna. La notizia è di quelle destinate a far parlare: sarebbero stati infatti scoperti i geni che rendono le persone intelligenti. In realtà si tratta di reti genetiche, e gli scienziati credono che questi 'tasselli' del nostro Dna potrebbero essere manipolati per aumentare la potenza del cervello. Finora nessuno era stato in grado di identificare esattamente i geni responsabili di una migliore memoria, ma anche di maggior attenzione, velocità di elaborazione e capacità di ragionamento.

"La nostra ricerca suggerisce che potrebbe essere possibile lavorare con questi geni per modificare l'intelligenza", commenta Michael Johnson, dell'Imperial College di Londra: il suo team ha scoperto che a fare la differenza tra i più brillanti e i meno smart sono, appunto, due reti di geni 'dedicati'. Reticolati che il team britannico paragona a una squadra di calcio. Quando tutti i giocatori sono nelle posizioni giuste, il cervello sembra funzionare in modo ottimale, con una lucidità di pensiero e una rapidità di connessioni. Se invece i geni chiave sono mutati - la squadra è disposta male in campo - la conseguenza può essere un rallentamento del pensiero o anche gravi disturbi cognitivi.

"Questa ricerca mette in evidenza alcuni dei geni coinvolti nell'intelligenza umana, e il modo in cui interagiscono tra loro. Quello che è eccitante - aggiunge lo studioso sul 'Telegraph' - è che i geni che abbiamo trovato sono propensi a condividere una regolamentazione comune, il che significa che potenzialmente siamo in grado di manipolare un insieme di geni la cui attività è legata all'intelligenza umana".

Nello studio, pubblicato su 'Nature Neuroscience', il team ha esaminato campioni di cervello umano di pazienti sottoposti a neurochirurgia per l'epilessia. Gli scienziati hanno analizzato migliaia di geni espressi nel cervello umano, combinando i risultati con le informazioni genetiche relative a persone sane sottoposte a test di intelligenza, ma anche a pazienti con autismo o ritardo mentale. Così sono emerse le due reti 'chiave', battezzate M1 e M3.

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