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Pizzarotti all'attacco: "Di Maio lotta per restare a galla"

23 dicembre 2018 | 12.32
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(Fotogramma)
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di Ileana Sciarra

"Hanno parlato di 17 miliardi di euro per fare la manovra, sapevano già dove tagliare per fare il reddito e poi invece i soldi sono stati sforbiciati: quindi o ridurranno la platea o la cifra da destinare sarà molto più bassa. Se sali su un balcone per dire che hai abolito la povertà e poi non riesci a fare il reddito come avevi annunciato sei mesi prima, per me ti devi dimettere". A parlare del ministro e vicepremier Luigi Di Maio, senza giri di parole, è Federico Pizzarotti. Il sindaco di Parma, ex M5S e presidente di Italia in Comune, intervistato dall'Adnkronos attacca così l'ex compagno di Movimento che "lotta per restare a galla". Del resto Di Maio, continua Pizzarotti, "non vuol perdere quel che ha, sta cercando di massimizzare i risultati per non perdere la posizione conquistata, è la sola cosa che gli interessa. Sa che se perde, un po' come Renzi, potrebbe essere fagocitato dal M5S, da Casaleggio e da altro. La sua - spiega all'Adnkronos - è una lotta personale per restare a galla".

E sull'accordo con la Lega, forza di governo con i Cinquestelle, il sindaco è tranchant: "Io non avrei mai, mai, fatto un accordo con la Lega per andare al governo". Ma il primo cittadino ducale è durissimo con l'intera galassia grillina. Alla quale rimprovera "il silenzio vigente: da l'idea della bassa qualità della classe politica che alimenta le file del M5S, come della Lega. Ma la Lega - osserva ancora - è sempre stato un partito senza voci critiche, il partito del 'va bene tutto', a parte qualche screzio con Maroni". Nel Movimento invece "la grande coscienza si è infranta" non tanto "per la voglia di governare ma per l'insipienza di non saper fare nulla nella vita e aver trovato un posto al sole che fa comodo a tutti. Citerei la situazione assurda, senza entrare nel merito, della parlamentare sarda", Mara Lapia, e della storia dell'aggressione in un supermercato.

"Senza entrare nel merito della vicenda - dice Pizzarotti - c'è quel 'voi non sapete chi sono io' che determina bene una trasformazione irreversibile del Movimento", passato dal "fare le pulci a tutto al mutare la fiducia sempre, senza nemmeno la possibilità di poter vedere i decreti in commissione. Una parabola discendente piuttosto evidente, tranne per i cittadini che sembrano non accorgersene. Almeno per ora". Le persone le valutiamo sulle competenze, non sull'uno vale uno e l'uno vale l'altro. Valutiamo le competenze, ma se guardano a noi pensando 'ecco torna il vero Movimento' hanno sbagliato indirizzo. guardato con occhi amministratore disincantato è infattibile irreale irrealizzabile. non a caso loro stanno facendo il contrario".

E sulla regola dei due mandati interna al Movimento che rischia di far saltare Di Maio e gli altri big, il sindaco non ha dubbi: "Troveranno il modo di aggirarla. Ci hanno abituati come nella metafora della rana nella pentola. Se butti una rana in una pentola di acqua bollente schizza via di corsa, se la butti in acqua fredda e poi accendi il fuoco si intorbidisce, e quando si addormenta è già morta. Se domani dicessero alla base, ad esempio, di votare per superare la regola dei due mandati e dare la possibilità di realizzare i sogni del Movimento, la stragrande maggioranza voterebbe sì. E' un limite superabile. Finora non lo hanno fatto - osserva ancora - perché i nomi in 'scadenza' erano sacrificabili. Potrebbero anche riproporre Di Maio come premier non eletto. Un escamotage comunque lo troveranno, trovano sempre il modo di aggirare le regole", la stilettata dell'ex grillino.

IL CONFLITTO DI CASALEGGIO - Tra la Casaleggio associati e il M5S "è evidente il conflitto d'interessi esistente. Parliamo di un'azienda privata - spiega all'Adnkronos - che gestisce e nomina persone della comunicazione M5S. Davide Casaleggio è una persona terza influente per le logiche del Parlamento e del governo: se non è conflitto d'interessi questo...".

"FICO? NON AVRA' MAI IL CORAGGIO DI MOLLARE" - Duro anche il giudizio sull'ex compagno di lotte Roberto Fico, ora presidente della Camera: "Non penso che Fico - dice - avrà mai coraggio di uscire da lì, dal M5S, penso che questo film non lo vedrò. Anche quando, all'epoca, c'era stato bisogno di darci una mano non ce l'ha data. Oggi è stato messo comodamente a fare il presidente della Camera, è evidente che è un ruolo ottenuto in contropartita, concesso per non aver disturbato troppo e non essersi candidato" alle 'primarie' del Movimento.

"Non credo Fico - dice ancora il primo cittadino ducale - si possa mettere alla testa dei dissidenti". Con il presidente della Camera, ma anche con gli altri 5 Stelle, "non ci sono più contatti - afferma ancora Pizzarotti - perché da quando siamo usciti, trattati in quel modo, mai nessuno ci ha contattato. C'è paura di sgarrare, di finire sulla gogna e non avere più i benefici che hanno. Il fatto che questo prevalga sui rapporti umani è la cosa più triste del M5S".

EUROPEE - "Il 2019 sarà un anno impegnativo, tra europee e un governo che va avanti ma inizia a presentare le prime crepe. In primavera, ad aprile, avremo la nostra prima assemblea nazionale. In gennaio, tra il 10 e il 20, annunceremo un tavolo con i Verdi europei e italiani per ragionare in chiave di programma per le europee e vedere se ci sono le condizioni per un simbolo unico e una lista unica", afferma all'Adnkronos.

"Al tempo stesso - dice snocciolando la tabella di marcia - stiamo confezionando il programma nazionale, i primi punti -saranno chiusi a gennaio- con ordini di priorità e intenzioni. Stiamo facendo il nostro percorso. Nella nostra carta di valori in quattro pagine non c'è mai scritto destra o sinistra. Siamo post populisti e post ideologici, cerchiamo di parlare di temi e proposte che ognuno può declinare nel suo campo e alla sua storia, senza rimandare a ideologie che i giovani non conoscono nemmeno più".

"La chiave oggi - per Pizzarotti - è ragionare sui temi. Questo 60% che attribuiscono al governo, tra Lega e M5S, è basato sulle risposte che gli italiani si aspettano, non all'affezione al partito. Se un domani si stancano di Di Maio e Salvini, il reddito di cittadinanza è di 200 euro, il taglio delle tasse non c'è e le pensioni le prendono in tre, l'elettorato si sposta. Sono tutti stanchi di ragionare in termini di destra e di sinistra".

Italia in Comune, che oggi mette insieme una realtà di circa 400 amministratori locali, "è una realtà che parla con tutti. Non siamo nati per fare la stampella, e non volendo confluire in qualcosa altro domani, noi facciamo un nostro percorso e prima o poi troveremo persone con cui dialogare". Per ora il discorso è aperto ai Verdi e a +Europa. Ma si guarda con attenzione al centrosinistra, "dove però manca una leadership, ed è un fatto grave", osserva il sindaco.

Intanto Italia in Comune sta cercando 'casa', avrà la sua sede di partito a Roma, "perché la Capitale è baricentrica rispetto a tutte le sezioni locali". Tra i temi attenzionati, "il federalismo fiscale, centrale nonostante abbia poco appeal e nessuno ne parli più", ma anche l'ambiente, la cultura, la riforma dello Stato, l'istruzione.

E alla domanda se mettere insieme tanti amministratori, con storie diverse, non rischi di dar vita a una realtà ad alto tasso di conflittualità, "noi abbiamo messo le basi - replica Pizzarotti - per evitare la vicinanza di persone che non sapevano dove stavano andando, vedi i 5 stelle. Sul programma, al momento, non c'è stata nessun voce fuori dal coro: a nessuno, ad esempio, è venuto in mente di parlare di flat tax. Partiamo dalle fondamenta, poi magari ci saranno degli approfittatori, ma questo lo gestiremo strada facendo e semmai arriveranno vuol dire che le cose stanno andando bene".

GOVERNATORE? - "L'Emilia Romagna può essere un punto di svolta per arrestare l'avanzata populista della Lega. Da lì può esserci un'inversione tendenza. Bisogna fare una riflessione a sostegno di un progetto, al di là di tutto. Ho visto dei sondaggi preoccupanti", spiega ancora Pizzarotti all'Adnkronos, anche sull'Emilia 'rossa' che potrebbe diventare del Carrocco, "la cosa non va presa sotto gamba.

Pizzarotti annuncia "un'assemblea regionale a febbraio, proprio per lavorare a un progetto serio e costruire qualcosa". Quanto a una sua candidatura, "continuo a escluderlo, benché tutti me lo dicano e posso solo ringraziare". Ma se il no dell'ex sindaco grillino a una discesa in campo per le europee è categorica, sulla poltrona di governatore apre qualche spiraglio. "Al momento dico no - dice - vorrei portare avanti l'impegno preso. Non so se le elezioni europee e le amministrative potrebbero cambiare qualcosa, il pensiero rispetto a un argine da apporre alla Lega. Ne riparleremo...".

CENTROSINISTRA - Nel centrosinistra, continua Pizzarotti, "leader non ne vedo, ma è un problema. Ci sono troppi vecchi saggi che devono uscire di scena. A partire da D'Alema, che alla fine è sempre egemone, può demonizzare e demolire persone. Ora ci si è aggiunto Renzi, danneggiato da D'Alema ma a che sua volta danneggia altri e ora fa correre Giachetti" al congresso dem "solo in opposizione, per togliere voti ad altri e non per fare qualcosa. Il tutto, dopo aver demonito Minniti".
"C'è un antagonismo che non fa emergere nessuno - osserva - perché immagino che persone capaci e degne ce ne siano, ma sono troppo divisi su nomi fazioni e non parlano di temi e programmi".

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