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Pneumatici al capolinea? Ora si riciclano nel microonde /Guarda

07 novembre 2016 | 16.19
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Pneumatici al capolinea? Ora si riciclano nel microonde /Guarda

Uno speciale forno a microonde appositamente progettato a Firenze per smaltire copertoni e pneumatici che non si possono più utilizzare. Un sistema che produce energia, si autoalimenta, evita l'incenerimento e riduce l'impatto sull'ambiente delle gomme 'al capolinea' dando vita a nuovi materiali - un gas, un liquido e una componente solida - interamente riutilizzabili.

È il cuore di un'invenzione tutta fiorentina nata per risolvere il problema degli pneumatici arrivati a 'fine carriera', definiti tecnicamente pneumatici 'fuori uso' (pfu). Rifiuti speciali veri e propri che in base alle direttive europee non possono essere conferiti in discarica né integri né frantumati (eccetto le gomme delle biciclette). Di questi, una parte viene impiegata per produrre nuovi copertoni, in lavori di ingegneria o come combustibile, un'altra bruciata negli inceneritori. Per la restante rimane l'incognita su dove smaltirla.

Un'idea apparentemente semplice quella del 'microonde per gomme' - dal momento che è basata su uno dei sistemi più diffusi tra le famiglie italiane per riscaldare in pochi secondi cibi e alimenti - ma destinata ad avere un effetto rivoluzionario. Tanto che il prossimo obiettivo dei suoi inventori è la creazione di un impianto che avvii il trattamento termico degli pneumatici - ma anche di altri materiali plastici - a livello industriale.

L'invenzione si chiama Tyrebirth e porta la firma del Dipartimento di Chimica dell'Università di Firenze e dei due chimici Piero Frediani, già professore ordinario di Chimica industriale all'Ateneo fiorentino, Silvio Occhialini, coordinatore del progetto, e dei loro collaboratori Luca Rosi, Marco Frediani, Andrea Undri e Stefano Meini.

A finanziare la ricerca è il Gruppo CAF guidato da Simone Gramigni, tra le aziende leader nel campo del sollevamento pesante, attiva nei settori delle bonifiche e dello smaltimento: è lei a detenere il brevetto di ricerca di Tyrebirth già depositato in Europa, Stati Uniti, Australia e Canada.

"Siamo di fronte a un'innovazione che potrà cambiare profondamente le abitudini del comune smaltimento degli pneumatici - dice Gramigni - Fa piacere il fatto che sia nata in Toscana, da una collaborazione tra un'azienda del territorio e l'Università di Firenze. Adesso si apre la sfida vera: dopo la fase di sperimentazione e ricerca, Tyrebirth è pronto per misurarsi con il mercato, sia nazionale che internazionale, assumendo carattere e dimensioni di un processo industriale vero e proprio”.

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