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Popolare Bari, Bankitalia: "Dal 2010 vigilanza continua"

16 dicembre 2019 | 18.32
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Palazzo Koch in un documento di approfondimento sulla crisi dell'istituto pugliese: "Coinvolti anche Mef, Consob e magistrati"

(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Quella esercitata dalla Banca d’Italia sulla Popolare di Bari è stata una vigilanza "intensa e continua" che si è esplicitata a più livelli, e con interlocuzioni che hanno riguardato anche il Ministero dell'Economia, la Consob e l'autorità giudiziaria. Lo sottolinea Via Nazionale in un documento di approfondimento sulla crisi dell'istituto pugliese. La ricostruzione parte dal 2010 quando la banca è oggetto di "accertamenti ispettivi, che si concludono con una valutazione 'parzialmente sfavorevole'; le verifiche evidenziano, in particolare, carenze nell’organizzazione e nei controlli interni sul credito. La Banca d’Italia vieta alla BPB di espandere la propria attività e impone un requisito patrimoniale specifico".

Seguono negli anni successivi altri controlli, richiami, richieste di verifiche interne (come quella nel 2016 su "eventuali connessioni tra finanziamenti e sottoscrizioni delle suddette nuove azioni e obbligazioni"), ma anche a giugno 2019 una procedura sanzionatoria amministrativa "per carenze nei controlli relativi al processo creditizio". Un periodo in cui - ricorda la Banca d'Italia - "continui sono stati gli scambi informativi con la Consob, documentati in numerosi resoconti di incontri e in una ventina di lettere formali".

"Numerose e continue sono state inoltre le interlocuzioni con l’Autorità giudiziaria" che nel documento non vengono riportate per motivi legati al segreto d’ufficio. Infine, conclude l'approfondimento, "l’aggravamento della situazione aziendale della BPB è stato più volte portato all’attenzione anche del Ministro dell’Economia e delle Finanze (lettere del 27 febbraio, 3 maggio, 2 ottobre e 26 novembre 2019)".

La liquidazione della Popolare di Bari rischierebbe di "innescare un effetto contagio" visto che la sua crisi potrebbe "incrinare la fiducia dei depositanti di altre piccole banche locali", ma anche "implicherebbe il blocco dell'operatività con forte pregiudizio della continuità di finanziamento di famiglie e imprese; gli impatti sul territorio sarebbero considerevoli, anche alla luce della cospicua quota degli impieghi erogati dalla BPB nelle regioni di insediamento (pari al 10%). Anche gli impatti occupazionali (circa 2.700 dipendenti) sarebbero rilevanti e difficilmente assorbibili dalla debole economia locale", è il quadro fosco delineato dalla Banca d'Italia in un documento di approfondimento sulla crisi della Banca Popolare di Bari.

La liquidazione si ricorda "implicherebbe innanzi tutto l'azzeramento del valore delle azioni che esacerberebbe il contenzioso legale con i soci, subirebbero la stessa sorte anche i prestiti subordinati e sulla base di prime stime, verrebbero inoltre colpiti integralmente i creditori chirografari e i depositi eccedenti i 100.000 euro non riconducibili a famiglie e piccole imprese, con il rischio che siano colpiti, in quota parte, anche quelli superiori a 100.000 euro facenti capo a tali ultimi soggetti". Insomma, spiega Via Nazionale "tutto ciò rende di fatto non praticabile una liquidazione dell'intermediario senza cessione di attività e passività; quest'ultima opzione richiede l'individuazione di una banca interessata ad acquisire il compendio aziendale e ciò potrebbe risultare particolarmente problematico a causa delle difficili condizioni economiche dell'area di insediamento e della situazione dell'azienda". Peraltro, si evidenzia nel documento, "la cessione di attività e passività sarebbe comunque impossibile (per carenza di controparti interessate) senza un consistente aiuto di Stato a fondo perduto" anche in base allo "schema della liquidazione delle banche venete".

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