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Potenza, coniugi uccisi nel 1997: ordine partì dal carcere

26 febbraio 2014 | 19.31
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Potenza, coniugi uccisi nel 1997: ordine partì dal carcere

Parti' dal carcere l'ordine di uccidere Giuseppe Gianfredi nell'ambito della guerra tra clan che si contendevano il territorio di Potenza e dell'entroterra e per farlo non fu risparmiata la moglie Patrizia Santarsiero, uccisa per errore: e' quanto hanno ricostruito gli inquirenti che hanno fatto luce su mandanti, basisti ed esecutori del duplice omicidio dei coniugi potentini (39 e 32 anni), avvenuto il 29 aprile del 1997 nel rione Parco Aurora, sotto casa, mentre erano in auto. Rimasero fortunatamente illesi i figli minorenni di 8 e 10 anni che erano seduti dietro i genitori.

Sono state notificate o eseguite tre ordinanze di custodia cautelare in carcere. Gli arrestati sono Giovanni Luigi Cosentino, di 59 anni, Saverio Riviezzi, 50, e Carmine Campanella, 51, tutti ritenuti esponenti della criminalita' organizzata lucana. Erano contrapposti ai clan Martorano, di cui Gianfredi era ritenuto una ''eminenza grigia'', e quello nascente dei ''Basilischi'' che in questo modo volle mostrare la sua superiorita'. L'ordine parti' da Cosentino, che era detenuto, e che decise di ''dare un segnale'', mentre gli altri arrestati si occuparono di studiare i movimenti di Gianfredi e di contattare gli esecutori materiali, Claudio Lisanti (deceduto di recente) e Alessandro D'Amato, collaboratore di giustizia, all'epoca esponente del clan Cassotta di Melfi, alleato con i Basilischi.

Gianfredi era abitudinario e fu facile individuare i suoi movimenti. Patrizia Santarsiero, invece, sarebbe stata uccisa per sbaglio. Pioveva la sera in cui l'agguato ando' a segno; cosi', mentre Gianfredi parcheggiava l'auto, i sicari non si resero conto per i vetri appannati che in macchina c'erano anche la donna ed i figli e spararono con una pistola ed una fucile, crivellando i due coniugi. Particolarmente utili per ricostruire quei momenti sono state le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia tra cui lo stesso D'Amato.

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