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Imprese: Prioritalia, 92% manager si sente responsabile sviluppo società

17 ottobre 2015 | 00.00
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Imprese: Prioritalia, 92% manager si sente responsabile sviluppo società

Per il 92% dei manager il ruolo professionale implica una maggiore responsabilità nei confronti dello sviluppo della società italiana. Le principali motivazioni: mettere a disposizione competenze molto qualificate (59%), farsi portavoce delle necessità altrui presso interlocutori privilegiati (38%), mettere a disposizione il network professionale e relazionale esterno all’azienda (31%), offrire consulenze gratuite (25%). L’obiettivo è sviluppare cultura della legalità (47%), azioni per migliorare la qualità della comunità (44%) e trasferimento di competenze (38%). E’ quanto emerge da un’indagine promossa da #Prioritalia, realizzata via web a settembre su un campione di 400 manager in collaborazione con Manageritalia, AstraRicerche e Osservatorio Socialis, e presentata oggi a Milano presso Expo 2015 nell’incontro "Manager & Sociale: crescere insieme".

"La missione di #Prioritalia - sottolinea il neopresidente Marcella Mallen - è attrarre questa voglia di 'dare' del management italiano, organizzarla, valorizzarla e darle identità e riconoscibilità. Far venire fuori il lato solidale, generoso e dinamico del management italiano, il suo impatto costruttivo sulla società".

I manager, spiega Stefano Cuzzilla, vicepresidente di #Prioritalia, "svolgono un ruolo cruciale per lo sviluppo della dimensione sociale dell’impresa. Oggi l’economia per crescere deve mettere la persona al centro del processo produttivo. Bisogna puntare sulle teste e sul pensiero. In tal senso #Prioritalia si candida a promuovere le persone e le idee che agiscono in modo innovativo, responsabile ed etico".

Proprio in coerenza con questo, #Prioritalia affianca all’attività strategica e di guida del consiglio direttivo (formato da esponenti delle associazioni di manager costituenti CIDA, Federmanager, Fenda, Fidia e Manageritalia) quella di stimolo di un board junior costituito da 7 under 35, che già si distinguono per un ruolo importante a livello economico e sociale.

"L’innovazione sociale, che è l’obiettivo di #Prioritalia, -sottolinea Panzarani, docente di Innovation Management Università Lumsa di Roma- si ha quando nuove idee che funzionano, sviluppate, organizzate e realizzate da persone (consumatori, cittadini, ma anche istituzioni e organizzazioni) danno soluzioni a bisogni sociali ancora insoddisfatti. Gli esempi possono essere tanti: dall’imprenditorialità sociale all’educazione a distanza, dai movimenti per il riconoscimento dei diritti delle donne alle riforme sanitarie e pensionistiche, dai nuovi modelli di sostenibilità alle pratiche collaborative sui codici opensource".

L’innovazione sviluppata in azienda, dice Jacopo Mele, digital life coach oggi a Londra e componente del board junior #Prioritalia- deve essere portata nella società, ai cittadini e qui trovare forme organizzate per sfruttarla ampliarla e metterla al servizio di nuove iniziative. Questo è il compito di #Prioritalia".

I manager vogliono con questo impegno sviluppare cultura della legalità (47%), azioni per migliorare la qualità della comunità (44%) e trasferimento di competenze (38%). Seguono sempre a un buon livello: volontariato (31%) e adesione e/o sostegno all’impegno ad associazioni/onlus (29%), riduzione di sprechi (26%) e tutela del territorio (20%), comportamenti di cittadinanza attiva (per esempio pulire la città …) (19%), maggiore trasparenza (18%).

Quasi tutti i manager (92%) sottolineano quanto sia importante che il numero e le azioni di forme organizzate della società (terzo settore e altre) continuino a crescere in Italia, soprattutto perché questo processo di crescita contribuisce alla diffusione di valori ed esempi positivi (58%), stimola il senso civico (55%), induce l'impresa a comportamenti socialmente responsabili (38%), risponde in maniera più capillare alle necessità del territorio e delle comunità locali (38%), offre opportunità reali a chi non ne ha (20%). Ma anche e soprattutto perché il welfare pubblico è sempre più debole (45%).

Affinché crescano le forme organizzate della società si suggerisce di creare momenti di incontro e di scambio tra profit e non profit (54%), rafforzare le competenze professionali di chi opera in questo ambito con la formazione (52%), migliorare le proposte progettuali (40%), creare e mettere a disposizione indicatori di affidabilità (32%), migliorare le capacità di rendicontazione (22%) e infine acquisire competenze professionali attraverso il recruiting (13%).

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