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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

08 agosto 2014 | 10.26
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Al centro dei giornali in edicola la riforma della Pa, l'embargo russo a Paesi che hanno rapporti con l'Ucraina, la crisi economica e il made in Italy.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Al centro dei giornali in edicola la riforma della Pa, l'embargo russo a Paesi che hanno rapporti con l'Ucraina, la crisi economica e il made in Italy. "Bisogna fermare questa escalation -dice al 'Corriere della Sera' Luigi Scordamaglia, amministratore delegato e vicepresidente di Inalca, leader nella commercializzazione di carni, e anche vicepresidente di Assocarni, l' organizzazione di Confindustria che riunisce le aziende del settore-. Le sanzioni sono spesso inutili, ma nei confronti della Russia sono addirittura controproducenti"."L' Unione Europea -aggiunge- dimentica che siamo noi ad aver bisogno della Russia e non il contrario. Perciò con la politica del muro contro muro danneggiamo solo noi stessi". Scordamaglia conosce bene la Russia, dove Inalca è presente da molti anni con propri insediamenti produttivi, e teme che il danno possa diventare permanente.

"Caro direttore, Stefano Fassina ha ragione: le scelte relative alla dimensione della spesa pubblica sono essenzialmente politiche (e hanno molto a che fare con la nostra idea degli spazi di libertà individuale)". Lo scrive sul 'Corriere della Sera' Nicola Rossi. "Alcuni - e Fassina è fra questi - preferiscono livelli elevati di spesa pubblica e quindi (presto o tardi anche) di pressione fiscale. Altri - me compreso - non hanno dubbi nel considerare preferibile, tanto ai fini dell'efficienza quanto a quelli dell' equità, la soluzione esattamente opposta".

"Le imprese hanno urgentemente bisogno di una maggiore accessibilità al credito e di una minore imposizione fiscale. Ma soprattutto di una burocrazia nettamente più efficiente e una gestione della cosa pubblica con meno sprechi. Non vorremmo che il governo Renzi, abbia perso il suo slancio riformatore. Non possiamo permettercelo, perché il paese ha la sua ultima occasione per il rilancio. Un' altra non ce la daranno". lo dichiara a 'La Repubblica' Matteo Zoppas, dell'omonima famiglia che gestisce il marchio alimentare San Pellegrino e presidente di Confindustria Venezia, dicendo che non vuole attaccare il governo: "Non possiamo permettercelo, non potremmo mai andare a nuove elezioni". Ma allo stesso tempo cerca di rappresentare quella che lui definisce "la rabbia degli imprenditori" del nordest dell'Italia, ma non solo.

Enrico Moretti, docente di economica a Berkeley dice a 'La Repubblica': 'Non si possono più ignorare i nostri problemi strutturali'. Da settembre l'autore de "La nuova geografia del lavoro" fornirà le sue ricette dentro la task force voluta dal ministro del Lavoro Poletti per rilanciare l'industria. "Il Pil può riprendersi, come credo farà la produzione anche in Europa, ma all' Italia resteranno problemi strutturali ventennali che la recessione ha approfondito".

Quattro giorni di sciopero bianco e ora certificati di malattia. Una forma di protesta definita "intollerabile". Stiamo solo applicando alla lettera, insieme ai miei colleghi, il contratto. A dirlo a 'La Repubblica' è il capo della rivolta degli addetti ai bagagli di Fiumicino, che chiede di farlo in forma anonima, "Se parlassi con nome e cognome sarei messo alla porta domani. Siamo soli, anche i sindacati ci hanno voltato le spalle". Il suo nome è nella lista degli esuberi? "Sì. Con questo accordo con Ethiad sono finito in cima alla lista degli esuberi, ingiustamente".

Nel secondo trimestre 2014, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, l' agroalimentare è cresciuto del 4%, trainato in particolare dal prodotti Dop (denominazione origine protetta) e Igp (indicazione geografica protetta). "Il settore è rimasto immune alla crisi, ma la qualità italiana è sotto attacco, dobbiamo difenderla" dice a La Repubblica Giuseppe Liberatore, presidente di Aicig, l' associazione che raccoglie la quasi totalità dei consorzi riconosciuti, riferendosi "alle innumerevoli produzioni di finto parmigiano reggiano o falso prosciutto San Daniele, tanto per fare due esempi fra i prodotti più noti, che danneggiano la qualità controllata della nostra produzione".

"Il Governo Renzi dovrà smussare le opposizioni di quei paesi meno dediti alla produzione e alla manifattura e più orientati al commercio. Riuscire ad ottenere risultati su questa problematica sarà fondamentale per tutelare e rilanciare il Made in Italy." Lo scrive sul 'Sole 24 Ore' Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato. "Tutti sappiamo che la stessa risposta alla crisi economica, e a tutte le difficoltà ad essa correlate, sia da intraprendere proprio a partire dai settori chiave del nostro dna economico, come industria e manifattura, ma solo se sapremo garantire la riconoscibilità dell'origine, della qualità, dei marchi e il contrasto alle contraffazioni. A differenza dei competitor globali, noi abbiamo ancora molto da lavorare per valorizzare il nostro brand-paese e tutti quei marchi di eccellenza, le nostre filiere produttive, le nostre multinazionali tascabili, che sui mercati ogni giorno lavorano con fatica, passione e successo".

"Vogliamo che l'università sia realmente un ascensore sociale. Per questo dal 2013 abbiamo varato il programma "scelta possibile" in cui studenti in particolari difficoltà economiche, provenienti da famiglie immigrate e non, possono ottenere la totale esenzione da retta, alloggio, mensa e una borsa di studio per acquistare libri. Si tratta di circa 70mila euro su tre anni". A spiegare al 'Sole 24 Ore' come il 2014-2015 sarà soprattutto un anno di consolidamento sul fronte dell'internazionalità e dell'inclusione è il rettore, dal 2012, dell'Università Bocconi, Andrea Sironi.

"Gli 80 euro di bonus sono importanti, ma servono risposte strutturali per sconfiggere il senso di vulnerabilità che affligge molti italiani. Altrimenti sarà difficile far ripartire l'economia". Lo dice Enrico Giovannini ex ministro del Lavoro del governo Letta al 'Messaggero' aggiungendo che "in un certo senso" si aspettava i dati sulla recessione. "Rispetto ai mesi scorsi -spiega- si è ridotto il contributo positivo che la domanda estera stava offrendo per compensare la caduta della domanda interna. Detto questo, l' elemento che desta maggiore preoccupazione è il fatto che gli indici di fiducia dei consumatori e dei produttori, che sono positivi, non si stanno traducendo in una spinta alla domanda".

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