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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

03 ottobre 2014 | 09.46
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Citterio (Gidp): "In realtà il rischio è che da qualunque punto si parta, licenziamento economico o disciplinare, impresa e lavoratore finiscano in tribunale comunque".

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Forse varrebbe la pena ricordare che in Italia il licenziamento giustificato si fa e non ha costi. Certo, bisogna dimostrare in giudizio che esiste il notevole inadempimento da parte del lavoratore ma è un obiettivo che ha margini di difficoltà identici a qualsiasi altra vertenza di inadempimento di un qualsiasi altro tipo di contratto". Lo dice a 'Il Corriere della Sera' Stefano Liebman, direttore della Scuola di Giurisprudenza della Bocconi.

"Il reintegro? Andrebbe cancellato. Questa sarebbe la vera soluzione in merito all' articolo 18. E sono certo che non vivremmo in un mondo peggiore". A dirlo a 'Il Corriere della Sera' il giuslavorista Franco Toffoletto. "Lascerei il reintegro solo -puntualizza- per i licenziamenti discriminatori, anche se in vita mia non ne ho mai visto uno. Mi rendo conto che si tratta di una soluzione radicale e poco diplomatica ma, secondo me, sarebbe la più funzionale per il sistema italiano. Però, dovendo trovare una soluzione di compromesso, basterebbe usare una formula specifica: 'Il reintegro è ammesso solo nel caso di insussistenza del fatto materiale contestato'".

"Monetizzare il Tfr tramite l'immissione in busta paga non è un aumento della retribuzione ma uno smobilizzo di fondi che sono già dei lavoratori. L'operazione, però, creerà sicuramente difficoltà di liquidità alle piccole imprese che sono già esposte sul fronte del credito". Così Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro.

"Non accantonare il Tfr e non incentivare il suo conferimento -fa notare- alle forme di previdenza complementare nel medio-lungo periodo, soprattutto per i giovani, significherà avere un trattamento pensionistico minimale, mentre l'unico modo di avere una pensione adeguata è il secondo pilastro. Il tema è importante perché si tratta di orientare il risparmio previdenziale e sarebbe opportuno essere più formiche che cicale, anche se ora può far comodo avere qualche euro in più a disposizione".

"In realtà il rischio è che da qualunque punto si parta, licenziamento economico o disciplinare, impresa e lavoratore finiscano in tribunale comunque". Così, in un'intervista a 'Libero', Paolo Citterio, presidente dell'Associazione dei direttori del personale Gidp. "Non dobbiamo dimenticare che le imprese -fa notare- continuano a non assumere perché sono preoccupate dall'andamento degli ordini. Stante l'attuale congiuntura economica le commesse possono cessare improvvisamente e senza alcun preavviso. Gli imprenditori lo sanno e rinunciano ad assumere. Qualora le regole cambiassero introducendo maggiore flessibilità avrebbero di sicuro un atteggiamento diverso".

"Abbiamo stimato che nel 2014 saranno circa 9mila le pmi lombarde coinvolte nella cassa integrazione in deroga, per 160mila lavoratori complessivi. I numeri sono tali da produrre una situazione di incertezza deleteria per la tenuta delle economie territoriali, tanto da far avviare immediatamente le procedure di licenziamento al posto dell’iter richiesto dalla cassa integrazione. Per difendere l’azienda e i residui posti di lavoro gli imprenditori licenzierebbero". Così, in un'intervista a 'Libero', il segretario generale dell'Unione Artigiani di Milano, Marco Accornero.

"Agli imprenditori, e sottolineo non ai padroni, non piace licenziare, penso che sia un buon esempio una soluzione come quella esistente in Belgio, paese europeo, dove ho lavorato molto e dove esiste un sindacato molto forte. Per i licenziamenti disciplinari è previsto un indennizzo economico il cui importo è stabilito dal giudice in base a questo principio: più il licenziamento è giustificato più basso è l'indennizzo e viceversa. C' è una forte deterrenza per le aziende a fare licenziamenti disciplinari immotivati perché sanno che in questo caso l'indennizzo sarà molto elevato". Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', Antonio Gozzi, presidente di Federacciai.

"Una cassa integrazione che duri molti anni -aggiunge- non ha senso, mentre bisogna spendere di più in formazione, in meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro, in sostegni ai lavoratori espulsi dai processi produttivi a causa della crisi economica. Penso per esempio alla siderurgia europea che negli ultimi due anni ha perso più di 60 mila addetti la metà dei quali con meno di 45 anni".

"Il contratto integrativo dell'Opera di Roma, così come si era sviluppato negli ultimi decenni, rappresentava sicuramente un freno alla produttività e allo sviluppo. E il superamento di questo modello sarà un modo per far ripartire la lirica in Italia". Così, in un'intervista a 'Il Messaggero', Carlo Fuortes, presidente della Fondazione lirica romana.

"Se tutto procede con senso di responsabilità -avverte- io credo che dall'inizio di gennaio potremo cominciare a lavorare con la nuova orchestra".

"Questi sono matti, usano l'Opera di Roma come prototipo, per poi estendere provvedimenti simili agli altri teatri. E' un passo indietro per la cultura del paese". Così, in un'intervista a 'La Repubblica' Silvano Conti coordinatore nazionale della Slc-Cgil. "La risposta sarà forte. Il 6 c'è un coordinamento unitario, decideremo. Daremo tutela -avverte- anche giuridica ai lavoratori. La legge Bray 112 parla di riduzione di organico fino al 50% nei reparti tecnici e amministrativi non di masse artistiche. E invece sono partiti da lì. Lo faranno anche con altri teatri è chiaro, ma noi non ci stiamo. La partita è lunga non finisce qui".

"Il nostro lavoro ci porta però in contatto con realtà imprenditoriali floride che hanno saputo contrastare gli effetti della crisi, grazie ad imprenditori sempre orientati all'innovazione e al miglioramento continuo e che quindi possono essere un trampolino di lancio per ragazzi che si vogliano mettere in gioco. Noi abbiamo semplicemente voluto combinare questi due elementi e, grazie ad Ex Machina, dovremmo riuscire a mettere a contatto queste due realtà creando del valore. Il titolo del progetto, Ex Machina, non a caso evoca l' espediente del teatro antico dove l' intervento, in quel caso divino (Deus ex machina), sbrogliava situazioni apparentemente irrisolvibili. In questo caso non c'è intervento divino, ma il concetto è lo stesso: riuscire a trasformare una situazione complicata in una opportunità". Così il direttore generale di Porsche Italia, Pietro Innocenti, in un'intervista a 'Il Messaggero'.

"La riforma, oltre a favorire i concessionari, allinea il paese con gli standard europei e creerà 270mila nuovi posti di lavoro. E perché assicura pedaggi stabili per i prossimi vent' anni a fronte di forti investimenti con cui si rilancia il pil". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Beniamino Gavio, presidente della Sias riferendosi ai provvedimenti sulle concessioni autostradali contenuti nel decreto Sblocca Italia

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