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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

11 marzo 2016 | 10.52
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Il bazooka della Bce? Non mi ha particolarmente sorpreso. Il Quantitative easing non ha raggiunto il target di inflazione, comprensibile perciò un nuovo intervento. Draghi aveva segnalato un pacchetto sostanzioso, anche se quello che ha annunciato è andato oltre le aspettative del mercato, anche per creare un effetto psicologico e ci è riuscito", sostiene con il Corriere della Sera Nicolas Véron, 44 anni, economista francese, senior fellow presso il think tank Bruegel, attualmente visiting fellow al Peterson Institute for International Economics a Washington.

Il vice ministro all' Economia Enrico Zanetti, parla con Il Messaggero dei magistrati che intascano mazzette per aggiustare le sentenze. "È un fatto gravissimo. Ma non può far dimenticare che la stragrande maggioranza dei giudici tributari lavora con professionalità e correttezza. Il problema è che è proprio lo Stato il primo a non voler considerare il loro un lavoro delicato". "Nel senso che li lascia lavorare in una sorta di limbo dopolavoristico, nonostante il controvalore delle cause tributarie sia, secondo gli ultimi dati disponibili, di circa 35 miliardi di euro.

"Draghi non aveva scelta: il bazooka non funzionava, così ha imbracciato il grande bazooka e iniziato a sparare all' impazzata. Ma dubito che questo serva a cambiare la situazione", spiega al Fatto Quotidiano Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, già in Bankitalia, all' Fmi e in Confindustria. "Ha superato qualsiasi aspettativa: la promessa che i tassi rimarranno a lungo bassi - anche dopo la fine delle misure - e negativi sui depositi in Bce; l'estensione del Quantitative easing; e i 4 maxi-prestiti delle Tltro. Questo però si traduce in una paradossale situazione. Entriamo in un sistema in cui si pagano le banche per prestare denaro. La verità è che ci sono dubbi crescenti sull' efficacia di questo armamentario. Il vero canale a cui punta la Bce è deprimere il cambio, cioè svalutare l'euro".

"I mercati hanno avuto una reazione abbastanza incomprensibile. A me sembra che oggettivamente Draghi è andato al di là delle aspettative. L' unica spiegazione è che stia prendendo piede questa dottrina delle controindicazioni dei tassi negativi", dice a La Repubblica Marcello Messori, economista, direttore della Luiss-Sep (School of european political economy).

Sullo stesso giornale, Lucrezia Reichlin, già capo economista della Bce, oggi docente alla London Business School, apprezza senza mezzi termini le misure di Draghi. "Bene -dice-. Un bazooka carico che dimostrerà sicuramente nel tempo la sua efficienza. È un pacchetto ben calibrato, in cui c' è spazio per le compensazioni alle banche dei mancati utili che derivano dai tassi negativi".

"I precedenti interventi espansivi della Banca centrale europea non hanno avuto l'effetto che ci si attendeva. L'inflazione è rimasta molto bassa, l'euro non si è svalutato abbastanza contro il dollaro e la crescita economica rimane deludente, con poche eccezioni come Irlanda e Spagna. Evidentemente Draghi ritiene che ciò sia dovuto in parte al fatto che le politiche di Quantitative easing (cioè l' acquisto di titoli pubblici da parte della Bce) e la riduzione dei tassi a breve perseguite finora siano state insufficienti, e ha voluto sorprendere i mercati con una manovra più aggressiva. I tassi negativi sui depositi, l' estensione della gamma di titoli acquistabili e i crediti agevolati alle banche dovrebbero dare maggiore spinta al credito e aumentare la liquidità". Lo dice Pietro Reichlin a La Stampa.

"Sono sempre stato convinto che il successo sia frutto anche della capacità di interpretare i cambiamenti e trasformarli in opportunità". Lo dice Alberto Bombassei, patron della Brembo e parlamentare di Scelta Civica, a La Stampa. "Non posso non sottolineare come, quel poco di crescita che stiamo registrando, arriva in buona parte dalla cara e vecchia automobile, e comunque dalla tantissima meccanica d'eccellenza che il Paese sa esprimere, oltre che dalla farmaceutica".

Susanna Camusso in un editoriale sull'Unità parla di pensioni e avverte: "Se qualcuno pensava che il tempo portasse rassegnazione, si ricreda. La legge sulle pensioni del Governo Monti è vissuta come una ferita aperta. Basta ascoltare con attenzione per cogliere come sulle pensioni si sia sedimentata una forte ostilità nei confronti di chi la votò e un risentimento verso il sindacato confederale reo di non essersi opposto abbastanza". "Fate sul serio? È la domanda che rivolgono quando si parla della piattaforma unitaria. Si, facciamo sul serio e proprio per questo ragioniamo con Cisl e Uil di come, vista l' assenza di risposte da parte del Governo, avviare la mobilitazione. Non si può più aspettare, non si può più sopportare che periodicamente si dica bisogna fare e nulla accade, mentre gli ingegneri del malessere almanaccano di tagli alle pensioni in cambio di flessibilità, di riduzione della reversibilità e di taglio dei contributi per ridurre i costi alle imprese".

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