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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

02 marzo 2016 | 11.24
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Dopo tanti anni di segno meno, abbiamo un segno più sia per il Pil che per l’occupazione. Ma non abbiamo risolto tutti i problemi, anzi. Penso ai tanti punti di crescita persi nella crisi e agli oltre tre milioni di disoccupati. E dico che è arrivato il momento di un forte patto sociale. Nessuno può farcela da solo, perché la recessione non è finita". Così Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, intervistato da 'La Repubblica', dice che è arrivato il momento di "una politica industriale che crei nuovi posti di lavoro".

"I dati -spiega- quando sono positivi sono positivi. Ma abbiamo ancora molto da fare per rilanciare lo sviluppo e creare impresa. L’occupazione è cresciuta non tanto per il Jobs Act, ma per la decontribuzione. Fatto positivo, perché abbiamo stabilizzato posti. Ma ora ne vanno creati di aggiuntivi. La crescita su dello 0,8% -sottolinea- è davvero troppo debole".

"La decontribuzione è stato l’elemento che più ha condizionato la ripresa dei contratti a tempo indeterminato". Così, in un colloquio con 'La Repubblica', Alberto Bombassei, fondatore del Gruppo Brembo e parlamentare di Scelta Civica, sugli effetti del Jobs Act.

"Proroghiamo la durata del provvedimento, sono convinto che sia efficace anche in misura ridotta -sottolinea- e possa ancora produrre effetti positivi sul mercato del lavoro".

Bombassei ricorda che "al di là delle riforme introdotte nel mercato del lavoro, almeno per quanto riguarda la mia azienda, la molla principale per le nuove assunzioni è stata la crescita dell’automotive. Il quale, come ben sapete, è stato uno dei traini principali della 'ripresina' italiana e ha contribuito a gran parte della crescita dello 0,8 per cento del Pil".

Il Jobs act per noi piccoli imprenditori è indubbiamente positivo. Funziona sia come nuove assunzioni che come trasformazione di contratti di lavoro. E l’una non esclude l’altra. Io, come tantissimi nostri associati, ho assunto nuovi lavoratori e presto assumerò due nuovi apprendisti". Così, intervistato da l' 'Unità', il presidente di Confapi, Maurizio Casasco. "Noi piccoli imprenditori -continua Casasco- abbiamo un contatto diretto coi nostri lavoratori: spesso siamo testimoni di nozze o padrini di battesimo. E conosciamo la sofferenza delle famiglie per un figlio che non lavora. Poi, è vero che la ciambella può sempre venire con un buco migliore. E allora le dico che le assunzioni le ho fatte perché la mia azienda va bene".

"E se, come per molti altri nostri associati, le cose andassero male -sottolinea Casasco- e non avessi nuovo lavoro non le avrei fatte. Anche con gli incentivi delle contribuzioni. Sarà scontato -aggiunge Casasco- ma se una azienda non lavora, non assume".

"Credo di sì, la piattaforma sindacale è positiva e innovativa -conclude Casasco- perché parte da un assunto per noi fondamentale: la sostenibilità di sistema, una responsabilità sociale. Solo così, assieme e unitariamente, possiamo trovare un buon accordo. Come spero si trovi anche sul contratto dei metalmeccanici".

"Sono segnali molto importanti perché, per la prima volta da quando si è arrestato il calo dell’occupazione dipendente (ottobre 2013), la velocità di crescita dei posti di lavoro su base annua ha sfondato la barriera dei 400mila posti di lavoro". Così, in un editoriale sul 'Sole 24 ore', il sociologo Luca Ricolfi commenta gli ultimi dati Istat sull'occupazione.

"Fino al mese di dicembre 2015 -ricorda Ricolfi- l’incremento netto tendenziale di posti di lavoro, a dispetto di decontribuzione e Jobs Act, era risultato assai più basso, intorno alle 150mila unità nel primo semestre 2015 e intorno alle 300mila unità nel secondo semestre. Ora siamo a 450mila posti di lavoro in più, e c’è solo da sperare -conclude Ricolfi- che nei mesi prossimi la tendenza si rafforzi, e i dati dell’intero primo trimestre del 2016 certifichino che non si è trattato di un fuoco di paglia".

"L’Italia sta andando nella direzione giusta: il Pil è tornato a crescere, il consolidamento dei conti pubblici continua con il surplus primario e il programma delle riforme strutturali va avanti. Ma non per questo l’Italia è invulnerabile mentre il contesto internazionale si fa denso di criticità, dal rischio Brexit - che è reale - alla deflazione che è preoccupante, dall’economia che rallenta in Cina e nei Paesi emergenti all’emergenza umanitaria dell’immigrazione". E' questo in essenza il messaggio, rilasciato al 'Sole 24 ore' di Fergus Mc Cormick, il responsabile dei rating sovrani di DBRS in visita a Roma con Carlo Capuano, analista di punta sull’Italia: l’Italia, questo il messaggio, non può abbassare la guardia.

Per l’occhialeria il 2015 è stato "un anno da ricordare, con un’inversione di tendenza importante sul mercato interno". E' quanto sostiene, intervistato dal 'Corriere della Sera' Cirillo Marcolin, presidente di Anfao e di Mido, la maggiore fiera mondiale del settore, chiusa lunedì a Milano con presenze record (+7%).

"Rispetto al 2014 -riepiloga Marcolin- la produzione è salita del 12,5% a 3,6 miliardi di euro, l’export ha fatto un balzo del 12,3%, il mercato interno è cresciuto del 5,7%, e l’occupazione è salita del 6,5%. La ripresa dei consumi ha favorito gli acquisti di occhiali, che hanno anche una funzione salutistica -conclude Marcolin- per vedere e proteggerci dal sole. Inoltre più diventiamo longevi, più aumenta il bisogno di occhiali (nel 2015 la vendita di lenti progressive è salita del 10%)".

Per la crescita dell'occupazione "ha influito il reshoring di molte produzioni, soprattutto di segmento alto, e il Jobs act, che ha trasformato molti contratti interinali diffusi nel nostro settore in lavoro a tempo indeterminato".

"Sa qual è il problema? C’è ancora troppa preoccupazione in giro". A parlare, intervistato dal 'Corriere della Sera' è Vincenzo Somma, esperto di finanza di Altroconsumo, associazione che tutela gli interessi dei consumatori.

I consumi sono cresciuti dello 0,5% nel 2015. "Ma erano scesi -sottolinea Somma- del 2,4% nel 2012, dell’1,5% nel 2015. Nel 2014 avevamo messo a segno un modesto più 0,4%. Vivacchiamo".

Il tetto messo dal governo agli stipendi dei manager "più che altro fin dall’inizio ho sempre sostenuto che si trattava di una sciocchezza», spiega Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, la Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità a cui aderiscono circa 140mila dirigenti pubblici e privati, intervistato da 'Qn'

Per Ambrogioni "non c’è dubbio che serva un richiamo all’equilibrio e alla sobrietà e che alcuni compensi, non solo di fronte all’opinione pubblica, siano scandalosi soprattutto perché slegati da obiettivi, risultati e rischiosità dell’incarico. E quindi non li abbiamo mai difesi. Ma il freddo meccanismo del tetto finisce solo per far fuggire i migliori".

E secondo Francesco Verbaro, docente alla scuola superiore della Pa dopo essere stato segretario generale al ministero del Lavoro, intervistato sempre da 'Qn', "la legge sul tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici è scritta male e lascia ampi margini di incertezza e di contenzioso".

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