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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

15 maggio 2014 | 09.53
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Roma, 15 mag. (Labitalia) - "Meline dell' ultim'ora a parte, -scrive Alberto Orioli sul Sole 24 Ore'- in poco più di 50 giorni, dopo una doppia lettura in entrambe le Camere, il Parlamento avrà sancito che i contratti a termine possono durare fino a 36 mesi senza causale. Se ne parlava da almeno 20 anni. Senza costrutto. Il decreto lavoro, destinato oggi a diventare legge, è un compromesso non troppo distante dal testo originario del ministro Giuliano Poletti, anche se mantiene alcune "trappole" in tema di soglia di stabilizzazione per l' apprendistato e di sanzioni sul vincolo delle quote di contratti a tempo sul totale dell' organico." "Ma è solo il prologo di un vero programma riformista la cui realizzazione è adesso affidata al disegno di legge delega incardinato al Senato. Sarà questo il cuore del cosiddetto "jobs act" voluto da Matteo Renzi. Non avrà nulla di obamiano e sarà tutt' affatto diverso dagli slogan affidati ai tweet da campagna elettorale. È sparita, per adesso, l' epopea dei lavori digitali, la fascinazione dei nuovi makers, gli artigiani 3.0, nuovo cuore del lavoro renziano e l' idea di incentivare i settori avanzati per un' Italia del futuro."

"Oggi il mercato ci sta dando fiducia perché c' è abbondanza di liquidità nel mondo. Ma si tratta di una fiducia condizionata. Permangono i rischi di una reazione avversa dei mercati fino a quando il debito non inizierà chiaramente a scendere rispetto al Pil". Lo scrive Giampaolo Galli ex Confindustria oggi deputato Pd sul 'Sole 24 Ore'. "Come dice Bastasin -cita Galli-: 'Per i prossimi dieci anni, almeno, l' Italia dovrà assicurare una differenza fra entrate e spese pubbliche (al netto della spesa per il servizio del debito) vicino al 5% del Pil. Senza un' economia che cresce, sarà politicamente impossibile'. Ecco dunque il punto chiave. Dobbiamo riuscire a convincere chi investe nel nostro debito che per un lungo periodo di tempo, almeno un decennio, saremo in grado sia di fare riforme per la crescita sia di tenere l' avanzo primario attorno al 5%, che significa tenere all' incirca in pareggio il bilancio complessivo. Se non riuscissimo a fare questo, la ristrutturazione del debito diventerebbe sostanzialmente inevitabile".

"Non è da oggi che si cerca di invalidare gli Invalsi. Si è tentato in passato di boicottarli, consegnando i test in bianco o permettendo agli studenti di copiare gli uni dagli altri, il che significa rendere i test di apprendimento del tutto inutili", scrive Tito Boeri docente alla Bocconi, su 'La Repubblica'. "Ci devono essere ispettori che controllino che agli studenti non venga permesso di copiare e i risultati devono essere valutati da docenti diversi da quelli degli allievi hanno sostenuto la prova, che hanno tutti gli incentivi a far fare bella figura ai propri studenti. Bisognerebbe, al contempo, raccogliere informazioni sugli studenti assenti alle prove in modo tale da dissuadere gli istituti dall' incoraggiare assenze selettive degli studenti che hanno le performance peggiori".

"È stata la destra a ridurre le istituzioni europee in questo stato: hanno 21 commissari su 28. Poi, al momento della campagna elettorale, si scoprono una coscienza sociale e fanno bei discorsi. Ma la verità è che se vincerà il Ppe ci toccheranno altri cinque anni di austerità e ingiustizie sociali". Martin Schulz, candidato dei socialisti e democratici alla presidenza della Commissione di Bruxelles, in un'intervista a "Repubblica" dice la sua su tutti i grandi temi sul tappeto. "Io capisco gli elettori di Grillo: sono pieni di disperazione. Ma gli eurodeputati 5 Stelle saranno isolati e non conteranno nulla". Infine il caso Geithner: "Non c' è bisogno di un segretario al Tesoro Usa per risolvere il problema Berlusconi. Comunque, è meglio stare zitti se non si hanno le prove". "Questa storia è veramente troppo bizzarra per meritare un commento. Invece di innescare delle speculazioni, Geithner avrebbe dovuto fare dei nomi. Forse dice il vero, forse no. Ma è meglio stare zitti se non si hanno prove di quello che si dice".

Accordo fatto per l'Electrolux. Ne parla Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, con 'La Repubblica'. L' intesa è stata raggiunta ieri al ministero dello Sviluppo economico e sarà firmata oggi a Palazzo Chigi. "È un risultato eccezionale: nessun esubero e nessun licenziamento. Solo alcuni mesi fa eravamo davanti a ben altro scenario con la multinazionale svedese pronta a un disimpegno strategico nel nostro paese e con non meno di 1.500 lavoratori in eccedenza". Ma l'accordo sembra basarsi su un vecchio slogan sindacale degli anni 70: "Lavorare meno, lavorare tutti". Può diventare questa la via italiana per salvare la presenza dell' industria? "Non è proprio così. L' intesa è stata raggiunta grazie al grande senso di responsabilità di tutte le parti coinvolte. Da questo punto di vista è un accordo decisamente innovativo, rappresenta un cambio culturale significativo: i lavoratori fanno i sacrifici, l' azienda mantiene la sua presenza in Italia e investe in innovazione, governo e enti locali mettono in campo misure a sostegno di questo progetto", dice Guidi.

"Priorità immigrazione, lavoro e lotta all'evasione. Usiamo i fondi Ue per sgravi fiscali a chi assume giovani". Franco Frattini, ex commissario Ue e per due volte ministro degli Esteri, che ha scelto da tempo di lasciare la politica attiva, parla con 'Avvenire'. "So di essere in controtendenza, ma credo che, rispetto a quanto scrivono i giornali, dobbiamo distinguere gli euroscettici dagli eurocontrari".. E dal suo nuovo ruolo di osservatore esperto commenta: "Pensiamo al caso italiano: i due più grandi partiti, Pd e Forza Italia, aderiscono alle più importanti famiglie politiche europee, il Pse e il Ppe. Eppure nei fatti sono un po' euroscettici".

Non era Silvio Berlusconi l'obiettivo, ma le politiche antitedesche di Giulio Tremonti allora ministro dell' Economia. È l' opinione del professor Giulio Sapelli, storico, economista e saggista, dopo le rivelazioni del libro scritto da Tim Geithner. "Qui vale ciò che ha detto Tremonti nel suo libro «Uscita di sicurezza»: era lui l' obiettivo, non il premier. Se solo le avesse dette prime quelle parole, forse le cose sarebbero cambiate. È mancato di coraggio politico, proprio perché Tremonti non è un politico di professione ma un professionista, un intellettuale. Se si scorre l' appendice di documenti che Tremonti ha inserito nel volume, si comprende il perché della caduta del governo", dice.

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