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"Reclutava combattenti", al via a New York il processo al genero di Bin Laden

06 marzo 2014 | 12.36
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New York, 6 mar. - (Adnkronos/Aki/Washington Post) - Si è aperto a New York, presso un tribunale di Manhattan, il processo a Sulaiman Abu Ghaith, genero del defunto leader di al-Qaeda Osama bin Laden e dirigente dell'organizzazione terroristica, catturato lo scorso anno in Giordania dopo essere stato per 10 anni in carcere in Iran. Il procuratore Nicholas Lewin ha spiegato alla giuria che l'uomo, originario del Kuwait, svolgeva un ruolo chiave in al-Qaeda prima e dopo gli attentati contro le Torri Gemelle dell'11 settembre 2001.

A suo dire, Abu Ghaith ha una "visione distorta dell'Islam" e ha usato "la potenza letale delle sue parole" per attrarre centinaia di reclute. Il suo compito all'interno di al-Qaeda, secondo l'accusa, era proprio quello di "rifornirla della sua linfa vitale, vale a dire i combattenti". Abu Ghaith, che si è presentato in aula in completo blu e cravatta e con la barba brizzolata ben curata, ha ascoltato impassibile attraverso un interprete.

Il 48enne deve difendersi da numerose accuse, tra le quali quelle di aver partecipato a un piano per uccidere cittadini americani e di aver fornito supporto materiale ai terroristi. Lewin ha affermato che, nonostante l'imputato non abbia partecipato materialmente all'organizzazione degli attentati dell'11 settembre, bin Laden faceva riferimento a lui per diverse questioni nelle settimane precedenti e successive all'attentato, quando ha anche diffuso molti video di propaganda.

In uno dei suoi video, l'imputato chiedeva ai seguaci di al-Qaeda di "non fermare la tempesta, soprattutto la tempesta di aerei" e consigliava a tutti i musulmani di "non salire su aerei e non stazionare nei piani alti dei grattacieli".

Ma per l'avvocato di Abu Ghaith, Stanley Cohen, l'accusa non ha prove concrete a suo carico, "le prove sono state sostituite con le paure" e l'emozione suscitata dagli attacchi alle Torri Gemelle "grava pesantemente sul tribunale". A suo dire, il suo assistito e' un "predicatore" e un "ideologo", ma non ha responsabilità dirette rispetto alle accuse mossegli.

Il processo è seguito molto da vicino dagli ambienti politici statunitensi e soprattutto dal Congresso, dove è acceso il dibattito sul fatto che gli accusati di terrorismo catturati all'estero vengano processati da tribunali penali ordinari o piuttosto da apposite commissioni militari.

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