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Referendum, Confindustria: 563 giorni per approvare una legge

11 novembre 2016 | 17.04
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Per approvare le 55 leggi ordinarie presentate nel corso dell'attuale legislatura, la XVII, al netto di quelle costituzionali, di conversione, di leggi di bilancio e di quelle europee, il Parlamento ha impiegato 563 giorni; il Senato ha 'dedicato' 360 giorni alla prima lettura e 226 giorni per la seconda. Non meglio nella legislatura precedente, tra il 2008 e il 2013: le 91 leggi di iniziativa parlamentare presentate nel corso dei governi prima Berlusconi e poi Monti hanno avuto bisogno di 442 giorni di tempo per essere varate. Poco più dei 400 giorni occorsi per approvare le 2 leggi di iniziativa regionale, a fronte dei 116 giorni impiegati dai 298 ddl di iniziativa governativa che però comprendono anche i provvedimenti di conversione dei decreti legge, per tagliare il traguardo assembleare. E' un 'paper' di Confindustria, apprende l'Adnkronos, a rielaborare e mettere in fila numeri e dati forniti da Camera, Senato, Fmi, Bankitalia, Svimez e Corte Costituzionale per rappresentare le ragioni del sì al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo a favore del quale si è schierata ufficialmente viale dell'Astronomia. E dopo i dati dei mesi scorsi sull'impatto negativo che un'eventuale vittoria del no avrebbe sull'economia nostrana, il focus è ora sui nodi in attesa di essere sciolti.

Non solo quelli relativi ai tempi lunghi della politica imposti da un bicameralismo perfetto ma sopratutto quelli legati al Titolo V della Costituzione che ha alimentato il contenzioso tra Stato e Regioni e rallentato se non bloccato la costruzione di opere strategiche: dal 2001 ad oggi sono stati oltre 1500 i ricorsi presentati alla Consulta di cui 700, calcola ancora via dell'Astronomia, hanno riguardato materie che con il referendum torneranno di esclusiva competenza statale.

- BICAMERALISMO PERFETTO. Se dei 246 ddl trasformati in legge dalla scorsa legislatura, esclusi i ddl costituzionali e quelli di ratifica, il 69,4% ha richiesto 2 letture tra Camera e Senato per il peso preponderante dei decreti legge, 82 circa, il 30% invece ne ha richieste 3 e 4 per il 3,3% dei provvedimenti. Lo 0,8% invece ne ha registrate più di 4.

- ALTO CONTENZIOSO STATO-REGIONI. tempi di "attraversamento" pesanti nel settore delle opere pubbliche. Per ultimare un'opera pubblica finanziata dalle politiche di coesione, infatti, si legge nel paper di Confindustria occorrono in media 4,5 anni. Il 61% del tempo è occupato dai tempi morti dovuti a blocchi amministrativi nel passaggio da una fase alla successiva (progettazione, affidamento, esecuzione) dovuti ad attese di decisioni di altri enti, pronunciamenti giudiziari, incidenti di percorso. Nel 2012 il 50% di tutti i giudizi della Corte costituzionale hanno riguardato giudizi di legittimità in via principale, sollevati cioè direttamente dallo Stato o dalla Regione.

- RICORSI ALLA CONSULTA. E a partire dalla riforma del 2001 sono stati oltre 1500 i ricorsi presentati alla Consulta nell'ambito del contenzioso Stato-Regioni di cui 700 hanno riguardato materie che con il referendum torneranno di esclusiva competenza statale. Dal 2000 al 2015, inoltre, l'incidenza dei giudizi della Corte Costituzionale legati al conflitto Stato Regioni è aumentato di 8 volte; se nel 2000 questa pesava per il 5% sulle pronunce della Corte nel 2015 il peso superava il 40% dopo aver raggiunto, negli anni precedenti anche picchi del 47%.

- RITARDI BUROCRATICI. Contenzioso, annota ancora Confindustria, che porta con sè spesso il blocco degli investimenti produttivi ma sopratutto ritardi nella realizzazione di infrastrutture strategiche. Nell'iter autorizzativo delle 10 principali recenti opere della rete elettrica di trasmissione nazionale, rileva ancora Confindustria, è trascorso mediamente un lasso di tempo pari a 5 mesi tra la conclusione dei lavori in Conferenza dei servizi e l'adozione dell'intesa regionale, con punte anche di 9 mesi.

- IMPATTO SULLA CRESCITA DELLE RIFORME. La riforma costituzionale dunque, assieme a quella della Pa, del settore bancario e a quella del mercato del lavoro, può aiutare la crescita del Paese. Un 'effetto combinato', ha calcolato il Centro Studi di Confindustria, che nel breve periodo, nell'arco cioè di 3 anni, potrebbe avere un impatto in termini di valore aggiunto sull'economia stimato tra un minimo dell'1,9% ed il 3,4%. Un risultato che nel medio periodo (5 anni) sarebbe destinato ad irrobustirsi (3,2%-5,8%) per toccare nel lungo periodo (10 anni) un incremento che potrebbe oscillare tra il 5,6% e l'11,3%. Stessa traiettoria per i redditi, che potrebbero aumentare tra l'1,7 ed il 2,8% nei tre anni; tra il 2,7% ed il 3,9% in 5 anni e tra il 3,8% ed il 5,6% in 10 anni, e per i consumi che nel breve periodo potrebbero salire tra l'1,4% ed il 2,4%; nel medio periodo tra il 2,2% ed il 3,2% e tra il 2,9% ed il 5,2% nel lungo periodo.

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