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Renzi e la pasta burro e alici, si aggiorna la mappa dei ristoranti del potere

18 febbraio 2014 | 18.07
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Renzi e la pasta burro e alici, si aggiorna la mappa  dei ristoranti del potere

Se è vero che la politica si fa anche a tavola, l'arrivo a Roma di Matteo Renzi aggiorna la mappa dei ristoranti del potere.

Un filo rosso lega in modo indissolubile la prima alla seconda Repubblica. Maggioranze, governi, alleanze (e tradimenti...) si mischiano ai piatti. Ci si divide in Aula per poi sedersi allo stesso tavolo a sera, oggi come ieri. E' così che i ristoranti di Roma, specie nel centro storico, diventano il teatro della politica. Anche Matteo Renzi ha ceduto al richiamo della cucina romana. Non certo oggi. Preso dalle consultazioni a Montecitorio, il premier incaricato si è concesso solo una breve pausa con i collaboratori più stretti. Niente ristorante, quindi.

Se il suo quartier generale quando è a Roma è l'hotel Bernini Bristol a piazza Barberini di Bernabò Bocca (senatore di Forza Italia...), per i pasti il 'Rottamatore' ha già una sua short list di posti preferiti.

A cena, soprattutto in questi giorni di trattative per la formazione del governo, ha potuto apprezzare il classico 'Roscioli', in via dei Giubbonari, a pochi metri dal ministero della Giustizia. A pranzo, invece, l'ex sindaco di Firenze è stato più volte pizzicato a mangiare spaghetti burro e alici da 'Baccano', un bistrot dal tocco retrò, a due passi da Fontana di Trevi. Altre volte, in occasione delle trasferte romane Renzi è stato avvistato da Eataly, ospite del suo amico Oscar Farinetti, più volte indicato come possibile ministro della squadra di Palazzo Chigi. E' lì che ha tenuto anche alcune riunione con i parlamentari a lui più vicini.

Risale al gennaio del 2012, invece il pranzo tra Renzi e Bersani, dopo le primarie vinte dall'ex segretario del Pd. In quell'occasione i due scelsero il ristorante 'Grano', nella centralissima piazza Rondanini, a pochi passi dal Pahtheon, e siglarono la pace davanti a un carpaccio di chianina dopo giorni di polemiche sulla leadership del partito. Due ore di faccia a faccia, lontano da occhi indiscreti, bastarono per una tregua e darsi da fare in vista delle politiche.

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