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Resistenza, in un libro la storia della Brigata Maiella, i patrioti che non cantavano "Bella ciao"

17 dicembre 2021 | 13.17
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Immagine tratta dal libro 'Brigata Maiella - L'epopea dei patrioti italiani nell'8a Armata britannica'
Immagine tratta dal libro 'Brigata Maiella - L'epopea dei patrioti italiani nell'8a Armata britannica'

"Una storia unica, tenuta fuori perché andava in rotta di collisione con il racconto a una sola voce della Resistenza, dei partiti, del corpo volontario della libertà, le bande partigiane, il colore dei fazzoletti. Loro erano un'altra cosa, non una brigata partigiana ma un gruppo di patrioti". Marco Patricelli, storico e giornalista, spiega così, intervistato dall'Adnkronos, quel pezzo di storia della resistenza e della guerra di Liberazione raccontato nel suo libro "Brigata Maiella - L'epopea dei patrioti italiani nell'8a Armata britannica", pubblicato da Rusconi e da poco in libreria. "Una storia diversa, non in contrapposizione ma diversa", sottolinea, quella di un gruppo di volontari che vogliono battersi per la libertà contro i tedeschi, inquadrati prima nell'Armata britannica poi in quella polacca, e risalgono combattendo l’Italia fino a Bologna e fino ad Asiago, senza far parte del Corpo di volontari della libertà, gli unici a essere decorati con la medaglia d'oro al valor militare. E che non cantavano 'Bella ciao'.

"Loro fanno una scelta apartitica, con un elemento unificante, il fatto di essere repubblicani: il re era quello del fascismo delle leggi razziali della dichiarazione di guerra, dell'8 settembre. Hanno caratteristiche uniche nella storia della resistenza europea hanno il tesserino del regio esercito, scritto in italiano e in inglese". Loro, sottolinea Patricelli "non si sono mai chiamati Brigata Maiella, ce li chiamavano gli inglesi. Nelle tre fasi di costituzione si sono chiamati Corpo volontari della Maiella, Banda patrioti della Maiella e Gruppo patrioti della Maiella. Si definiscono gruppo, come si chiamavano gruppo le unità dell'esercito ricostituito. Non prendono ordini dagli italiani, sono inseriti prima nel quinto Corpo dell'armata inglese poi confluiscono nel secondo Corpo d'armata polacco. Hanno ufficiali di collegamento, nella prima fase con gli inglesi, nella seconda con i polacchi, combattono inseriti in un piano operativo che è quello britannico della campagna d'Italia".

"Sono stati definiti una brigata partigiana, ma loro partigiani non lo sono mai stati - ribadisce Patricelli - Prima sono stati ignorati per decenni, non si poteva parlare della Brigata Maiella perché altrimenti bisognava ammettere che esisteva un'altra forma della resistenza, apolitica e apartitica. Poi sono stati arruolati tra le brigate partigiane. Ma la differenza non è solo linguistica ma di sostanza. Le brigate partigiane combattevano alle spalle dei tedeschi, non al fronte perché stavano nel territorio occupato, combattevamo una guerriglia che era autonoma e indipendente, nel territorio di costituzione, e venivano sistematicamente disarmate dall'esercito inglese. Quelli della 'Maiella' invece - chiarisce - li hanno armati loro e poi hanno continuato la guerra di liberazione fuori dal territorio di costituzione: hanno fatto tutta la risalita della campagna d'Italia. E' l'unità con il più lungo ciclo operativo della guerra di liberazione e l'unica decorata della medaglia d'oro al valore militare".

Un'altro falso, spiega ancora lo storico, "è che i maiellini cantassero 'Bella ciao'. Dai documenti si conoscono tutti i testi dei canti della brigata. Di alcuni non conosciamo la musica ma sappiamo che non sono adattabili alla metrica di 'Bella ciao'. Questo è un altro pezzo importante da recuperare per non mettere la loro storia in un solo grande calderone, che non farebbe un buon servizio a nessuno".

"Della brigata Maiella - ricorda infine Patricelli - si sono occupati due presidenti della Repubblica: Carlo Azeglio Ciampi, che era rifugiato in Abruzzo e quindi con questi uomini è stato in contatto, il primo a visitare il sacrario a Lama dei Peligni. Poi Sergio Mattarella che 3 anni fa, nel 2018, gli ha dedicato il 25 aprile".

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