cerca CERCA
Sabato 27 Aprile 2024
Aggiornato: 02:23
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Comunicato stampa

Riconoscimento bambino nato morto: vittoria per lo Studio Legale Cermaria

25 marzo 2022 | 12.08
LETTURA: 4 minuti

Riconoscimento bambino nato morto: vittoria per lo Studio Legale Cermaria

Silvia Cermaria fa chiarezza con un caso epocale su una questione di giustizia circa il diritto all’attestazione di nascita e al riconoscimento dell’identità sociale dei bambini nati morti.

Diritto all’attestazione di nascita: vittoria per lo Studio legale Cermaria

Roma, 25/03/2022.Ci sono casi di giustizia che fanno la storia e che davvero contribuiscono, con la loro presenza, a creare precedenti di riferimento il cui valore va oltre il caso stesso e si fa significativo per tutte le situazioni a venire.

Si tratta di quegli accadimenti che, seppur generati da un profondo dolore, alimentano la fede condivisa nella giustizia e la rendono fonte di sollievo e speranza comune in ogni circostanza.

Uno di questi eventi è davvero recente e porta la firma di Silvia Cermaria, stimatissimo e affermato avvocato romano, titolare dell’omonimo studio legale con sede nello storico quartiere di Roma EUR.

L’Avvocato, grazie a una esperienza formativa e professionale decennale alle spalle, conduce un’attenta osservazione delle dinamiche sociali in cui il diritto si rivela efficace e prezioso strumento di tutela della persona e della collettività.

Il caso in questione

Il caso riguarda un triste episodio avvenuto a Roma: due genitori si sono visti negare il censimento del figlio, purtroppo nato morto, nei registri dello Stato Civile.

Dall’analisi di tutta la documentazione portata in esame è emerso il rifiuto opposto dall’Ufficiale di Stato civile alla richiesta di iscrizione tardiva del bambino nato morto nei relativi registri, presentata ai sensi dell’art. 31 D.P.R. n. 396/2000. Tale opposizione è stata motivata dall’assenza dell’attestato di nascita, attestato che avrebbero dovuto rilasciare i sanitari presenti al momento del parto.

L’attestato di nascita non è stato mai rilasciato dal personale sanitario dell’ospedale romano in cui il bambino è nato, e non per disattenzione ma consapevolmente.

Nonostante abbiano agito senza fondarsi su alcuna norma di legge, infatti, i sanitari hanno espressamente negato l’emissione dell’attestato di nascita limitandosi a mettere al corrente i genitori su come procedere per la sepoltura del bambino, considerato come prodotto abortivo, ai sensi del Regolamento di Polizia mortuaria, D.P.R. n. 285 del 1990.

L’ospedale ha giustificato il proprio operato basandosi sul fatto che al momento del parto il feto avesse un’età gestazionale inferiore alle 28 settimane.

Il presupposto per cui si dovrebbe fare distinzione tra bambini in età gestazionale più o meno avanzata è tuttavia illegittimo e si basa su un’errata interpretazione delle norme di polizia mortuaria. La logica delle prassi adottate dalle direzioni sanitarie prevede che i prodotti abortivi non abbiano diritto ad assumere il cognome paterno, diritto che spetta invece ai bambini nati morti. Se considerato quindi prodotto abortivo, un bambino non ha diritto a ricevere certificato di nascita.

Chiarimenti legali

Per comprendere al meglio le dinamiche e le motivazioni all’origine del caso è necessario fare luce sui termini specifici e su cosa dice la legge in proposito.

Per prodotto abortivo si intende il bambino, con un’età gestazionale inferiore alle 28 settimane, privo di vita al momento del parto. Tale definizione deriva dalla sezione del Regolamento di Polizia mortuaria dedicata alla sepoltura dei bambini nati morti.

“Si tratta di una norma mal interpretata ed erroneamente estesa anche all’ambito inerente il rilascio della attestazione di nascita che in questo modo ostacola il legittimo ottenimento della registrazione anagrafica del bambino”, afferma l’Avv. Cermaria.

A differenza di quanto si intende per prodotto abortivo, con la locuzione “bambino nato morto” ci si riferisce a bambini, con un’età gestazionale superiore alle 28 settimane, che al momento della separazione dal corpo della madre risultano senza vita.

In tutti questi casi la dichiarazione di nascita e la conseguente registrazione anagrafica sono ammesse.

L’Avvocato spiega inoltre che “… il problema di fondo però è la corretta interpretazione delle leggi che in nessun modo operano distinzioni tra prodotti abortivi e bambini nati morti ai fini dell’ottenimento dell’iscrizione di figli nati morti nei registri dell’anagrafe.

I sanitari presenti al momento del parto non possono e non devono fare eccezioni nell’emissione della dichiarazione di nascita che spetta di diritto a tutti i bambini nati morti, indipendentemente dall’età gestazionale”.

L’articolo 30 del D.P.R. 346/2000, dettante il “Regolamento per la revisione e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile” prevede che l’attestazione di nascita debba essere resa dai sanitari che assistono al parto. Si parla di dichiarazione di nascita in caso di bambini nati morti e si tratta di un diritto inviolabile spettante ad ognuno.

Risoluzione del caso

L’errata interpretazione della legge ha limitato in questo caso la libertà dei genitori e la loro possibilità di ottenere che il proprio figlio nato morto fosse riconosciuto ufficialmente come essere umano, attraverso la scelta di un nome e l’iscrizione nel certificato storico della propria famiglia.

Dopo il ricorso al Tribunale di Roma promosso dallo Studio legale Cermaria, grazie a un provvedimento interlocutorio, i genitori hanno potuto richiedere di nuovo l’attestazione di nascita e l’ospedale, diffidato dall’Avvocato per l’accaduto, ha dovuto necessariamente accogliere la domanda.

Con l’attestazione di nascita, l’anagrafe del Comune di Roma ha accettato la richiesta di iscrizione tardiva del bambino nato morto negli appositi registri.

Evidentemente, la questione affrontata dall’Avv. Cermaria avrà ripercussioni su tutta la materia, attraversata da notizie riguardanti i c.d. cimiteri dei bambini nati morti o mai nati e da strazianti appelli di genitori che vedono i loro diritti violati.

Quella della registrazione anagrafica del bambino potrebbe apparire solo una questione di forma, ma dietro a tutto questo ci sono persone che hanno sofferto e che dopo la tragedia vissuta si vedono finalmente riconosciuta la legittimità del proprio desiderio, naturale e comprensibile, oltre che profondamente giusto.

Contatti:

cermaria.studiolegale@gmail.com

06.5921077

3473717981 (per urgenze)

www.studiolegalecermaria.it

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza