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Salute, internista Giannini: "In primavera vitamina D bassa, serve per armare difese"

30 aprile 2021 | 16.35
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"Permette al sistema immune di essere più pronto ad affrontare le infezioni compreso Covid"

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"La primavera è il momento in cui la vitamina D è per tutti più bassa, perché siamo più distanti dall'ultima esposizione al sole utile, tra agosto e settembre. Da lì in avanti infatti, il 'pieno di carburante' di questa vitamina, fatto in estate grazie al sole, si esaurisce. E' quindi proprio questo il periodo in cui la carenza è più evidente. E visto che c'è una relazione tra vitamina D è sistema immune è il momento di prestare attenzione. E, se è necessario, integrare anche per 'armare' il sistema immunitario". Lo spiega all'Adnkronos Salute Sandro Giannini, docente di Medicina interna all'Università di Padova e presidente del Gruppo Italiano Bone Interdisciplinary Specialists (Gibis).

"La storia della vitamina D - ha ricordato Giannini - è ovviamente centrata sullo scheletro. Infatti il problema principale di salute che la vitamina D è in grado di gestire al meglio è proprio la fragilità ossea. Ma ormai ci sono una serie di altre novità scientifiche solide, relative ad altre funzioni. Una, ad esempio, che in questa fase pandemica è particolarmente importante, riguarda la stimolazione del sistema immunitario. Questa vitamina è coinvolta in un meccanismo che permette al sistema immune di essere più pronto ad affrontare infezioni, in particolare di tipo virale, come il Covid".

L'appello, 'consumo ridotto con nota Aifa ma si valuti costo-beneficio di minor utilizzo

In Italia, però, negli ultimi 2 anni, "è diminuito il consumo di vitamina D come terapia. E questo non sempre in maniera appropriata", ha spiegato ancora Giannini. "Nel 2019 - ha ricordato l'esperto - nell'ottica di una riduzione della spesa farmaceutica, l'Agenzia italiana del farmaco, ha emanato una nota per limitare l'impiego della vitamina D. E già allora avevamo sollevato qualche preoccupazione, in particolare sulla necessità di fare attenzione all'appropriatezza della terapia. A marzo 2020 c'è stato un report dell'Aifa incentrato sull'elevato risparmio ottenuto e senza nessun accenno agli effetti negativi della diminuzione dell'impiego, per esempio sulla popolazione anziana. Dopo, con un incredibile allineamento temporale, è partita la pandemia e tutti abbiamo scoperto che la mancanza di vitamina D favorisce l'infezione, la comparsa della malattia e la gravità del Covid".

Giannini ribadisce dunque la mancata valutazione del rischio-beneficio nel monitoraggio Aifa. "E' stato valutato, in maniera brillantissima, l'impatto economico ma nemmeno una parola su eventuali elementi da rivalutare. E la storia si ripete. Nei giorni scorsi, infatti, è stato pubblicato un altro monitoraggio Aifa che per molti aspetti è simile a quello dello scorso anno, con tutte le spiegazioni sull'impatto economico e nessun accenno a quello che questa contrazione comporta come rischio", dice l'esperto. Che lancia un appello: "è sicuramente giusto guardare al risparmio e a un utilizzo più appropriato possibile della vitamina D, che ha avuto sicuramente risvolti di inappropriatezza in passato. Ma è necessario anche considerare il beneficio che possiamo avere mancato, di questi tempi, con una contrazione così elevata dell'utilizzo".

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