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Pediatria: Chiamenti (Fimp), su adozioni gay nessuno parlare in nome pediatri

04 febbraio 2016 | 12.53
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Nel dibattito sulle unioni civili e le adozioni gay "nessuno può parlare in nome e per conto dei pediatri italiani". Lo sottolinea il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Giampietro Chiamenti, molto critico sulla presa di posizione del collega Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria (Sip). Un tema su cui oltretutto la "letteratura scientifica - afferma - è scarna e non consolidata da verifiche di lungo periodo".

"Nel contesto attuale della discussione politica e sociale sul tema delle adozioni dei bambini in contesti famigliari 'non tradizionali', mai mi permetterei di parlare in nome e per conto dei pediatri italiani - dice Chiamenti - dovendo evitare il rischio di smentite, contrapposizioni e strumentalizzazioni che possono riflettere posizioni personali di tipo etico, religioso e politico. A schierarmi in una qualsivoglia direzione su questo tema, complesso e condizionabile dalle implicazioni citate sopra, non potrebbe sorreggermi neppure una letteratura scientifica scarna e non consolidata da verifiche di lungo periodo".

Si tratta di un tema che, "volendolo affrontare scientificamente, dovrebbe essere studiato con molto rigore metodologico e per un periodo osservazionale abbastanza lungo da permettere conclusioni obiettivamente sostenibili. Al contrario - prosegue Chiamenti - posso sottoscrivere quelle affermazioni, condivise e riconosciute da tutti gli esperti in pediatria, neuropsichiatria e psicologia dell'età evolutiva, che riconoscono ai bambini il diritto e l'esigenza di crescere in un contesto di grande affetto e rispetto a loro dovuto dalla nascita fino all'età adulta, senza distinzione di sesso, etnia e residenza".

"Di fronte al dibattito che assegna ai pediatri italiani una posizione certificata, come riportato da alcuni organi di stampa, il mio ruolo di presidente della Federazione italiana medici pediatri, che rappresenta circa 6.000 degli oltre 7.000 pediatri di famiglia operanti in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale, impone la presente dichiarazione", conclude.

Nella controversia scendono in campo anche gli psicologi. "La nostra comunità scientifica ha raggiunto da tempo il consenso sul principio che non sussistono significative differenze tra figli di genitori omosessuali e figli di genitori eterosessuali", afferma Felice Damiano Torricelli, presidente dell'Enpap, Ente nazionale di previdenza e assistenza per gli psicologi. Torricelli parla "in qualità di rappresentante degli psicologi liberi professionisti italiani, in relazione alle prese di posizione assunte negli ultimi giorni anche da rappresentanti della comunità scientifica in ordine alle risultanze della ricerca internazionale circa la maggiore problematicità dei bambini allevati da coppie omosessuali rispetto a quelli allevati da coppie eterosessuali".

Problematicità che il numero uno dell'Enpap respinge: "La ricerca a livello internazionale - assicura - dimostra che non esistono differenze significative legate all'orientamento di genere nella capacità di essere genitori, di saper cogliere i problemi dei figli e di sviluppare attaccamento. E non vi sono basi scientifiche su cui presumere che l'orientamento omosessuale dei genitori possa indurre orientamento omosessuale nei figli. La ricerca psicologica ha chiarito, in studi numerosi ed approfonditi - prosegue - che la qualità dello sviluppo dei bambini è indipendente dal fatto che i genitori siano conviventi, separati, single, risposati o dello stesso sesso".

"Sono invece cruciali - conclude lo psicologo - la qualità affettiva dell'ambiente familiare e alcune competenze dei genitori che prescindono dall'orientamento sessuale, quali la capacità di garantire cure e protezione, di sostenere lo sviluppo di competenze emotive e sociali, di insegnare il senso del limite e la capacità di negoziare la soluzione dei conflitti, di favorire l'esperienza dell’appartenenza quanto quella dell'autonomia".

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