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Cardiff

AAA cercasi donatori di cervello

26 febbraio 2018 | 13.39
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"Ho 75 anni e sono un donatore di cervello. Ho avuto un amico che è stato colpito da demenza ed è morto, nel giro di 4 anni è peggiorato e peggiorato. E' una malattia terribile. Ed è allora che mi sono convinto che avrei fatto quanto nelle mie possibilità per aiutare la ricerca". Ken Baxter spiega così in un video la sua scelta di donare il cervello alla scienza dopo la morte, un modo per fare la propria parte. E' uno dei pochi che ha riposto all'appello: in Galles gli anziani vengono esortati a valutare la donazione per aiutare gli scienziati negli studi sulla malattia che ruba i ricordi e la lucidità. I ricercatori dell'università di Cardiff ad oggi non stanno reclutando attivamente potenziali cervelli da mettere sotto la lente, ma sono desiderosi di esaminare over 85 senza una diagnosi. Perché i cervelli sani sono necessari per i confronti.

Non è una missione facile. "Alcune persone inorridiscono quando glielo dici, ma io non riesco a vedervi una ragione - testimonia Baxter - Come per ogni altra donazione di organi, se possono usare il tuo cuore, i polmoni, gli occhi, con il cervello non è diverso. Quando avrò finito non mi sarà più utile", evidenzia il 75enne, protagonista di un servizio pubblicato sulla 'Bbc' online. Dal 2009 in Galles si sono iscritte per donare 460 persone, e 79 sono finora le donazioni andate a buon fine al progetto 'Brains for Dementia Research'.

Il reclutamento avviene attraverso il team di scienziati che sta lavorando per identificare quali geni contribuiscono alla suscettibilità di una persona a sviluppare la malattia di Alzheimer. La speranza è riuscire un giorno a prevedere chi ha maggiori probabilità di ammalarsi. Ma per raggiungere la meta c'è bisogno di studiare il tessuto cerebrale umano.

Osservare nel cervello la distribuzione dei depositi di proteina è l'unico modo per ottenere una diagnosi definitiva. E mentre i pazienti con demenza spesso vengono a sapere dai medici della donazione per motivi di ricerca, può essere più difficile attrarre chi ha un cervello sano. Baxter lo vede come un modo per aiutare gli altri, ma ammette che non sempre ottiene una reazione positiva da parte degli altri alla sua scelta. "Molte persone la prendono nel modo sbagliato", racconta. Anche la moglie Kate ha opinioni contrastanti sulla donazione di cervello, ma sostiene la decisione del marito. E confessa di non aver escluso del tutto che non farà la stessa cosa.

Se si intende donare il proprio cervello alla scienza, spiegano gli esperti, va fatta la registrazione in una banca locale dei tessuti cerebrali. C'è infatti una finestra di 72 ore per la raccolta, e il testamento del defunto di solito viene letto quando è troppo tardi. Il suggerimento è anche quello di condividere con la famiglia i propri piani, in modo che sappiano cosa fare quando è il momento. Gli scienziati, spiega Rachel Marshall, ricercatrice del Dementia Research Institute dell'ateneo, hanno capito che potrebbe non essere una prospettiva attraente per tutti, ma questo è uno strumento di ricerca fondamentale. "Puoi analizzare modelli animali, modelli di cellule, ma osservare il tessuto fisico umano reale ha un valore inestimabile", dice. "Al momento stiamo cercando persone sane di età superiore a 85 anni", per un confronto fra tessuti patologici e non.

A differenza della normale donazione di organi - per la quale in Galles si presume ci sia un sì, a meno a che la persona non abbia disposto diversamente - chi desidera offrire il proprio cervello alla scienza deve fare una richiesta specifica. Una volta accettati, i potenziali donatori vengono visitati una volta l'anno per una valutazione cognitiva e della memoria. Il Galles non ha una propria banca del cervello, quindi i tessuti donati vengono conservati al King's College di Londra finché il team di scienziati di Cardiff non richiede i campioni. Il cervello viene tagliato a metà, una parte viene congelata e l'altra metà viene sezionata e conservata su vetrini. Molti campioni, prelevati decenni fa, vengono ancora utilizzati.

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